30 luglio 2011
E’ nel territorio centrale della provincia di Piacenza, quello collinare connotato da estesi e rigogliosi vigneti, che nasce la Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini. Da ovest verso est l’itinerario propone i paesaggi agricoli, i vigneti e i castelli della Val Tidone; le intense memorie storiche della Val Trebbia, che hanno in Bobbio la loro punta di diamante; le testimonianze dell’antica attività estrattiva della Val Nure, la valle mineraria per eccellenza; l’archeologia, i borghi medievali, il romanico e gli scenari naturali della Val d’Arda. Sono colline punteggiate di ville e castelli, centri e borghi di grande interesse, alcuni dei quali toccati dalla Via Francigena, l’antica via dei pellegrini. I castelli, in particolare, di fondazione medievale e poi segnati dalla storia ducale, sono da annoverare fra le testimonianze più belle dell’architettura italiana.
E’ un territorio ricco anche dal punto di vista enogastronomico, con la più numerosa presenza di vini Doc e di prodotti a marchio Dop di tutta la regione. Qui, il bianco Ortrugo e il rosso Gutturnio si abbinano a salumi e formaggi di gran nome e di grande qualità, apertura e chiusura di pasti luculliani a base di gustose pietanze tipiche, senza dimenticare i prodotti della terra, come patate, pomodori, le numerose varietà di frutta antica e il tartufo.
E vista la stagione volevamo proprio parlarvi del tartufo, il tartufo nero estivo, trifula negra.
Le dimensioni di questo “tuber aestivum” variano da quelle di una noce a quelle di una grossa arancia di forma generalmente rotondeggiante. Cresce in pianura ed in collina fino a 1300 m s.l.m., in simbiosi con numerose specie forestali fra le quali si ricordano querce, pini, faggi, carpini, betulle e noccioli.
Un po’ di storia
Le prime notizie botaniche sui tartufi le troviamo nella “Historia plantarum” di Teofrasto, autore greco del IV secolo a.C., considerato il padre della botanica: li descrive come funghi, piante imperfette prive di radici, foglie, fiori e frutti, e li denomina “hydnon”. Plinio il Vecchio (I secolo d.C.) nella “Historia naturalis” li distingue dai funghi, senza tuttavia riuscire a definirli con esattezza, e ne parla diffusamente.
Istruzioni per l’uso
Il tartufo fresco, una volta pulito con uno spazzolino e lasciato asciugare bene su un canovaccio, viene messo in un vaso di riso, in vetro, ermeticamente chiuso e conservato in frigorifero, dove si mantiene per circa un mese.
Per informazioni:
www.stradadeicollipiacentini.it