Gennaio 1969: sui giornali di tutto il mondo dominano le prime foto a colori della Terra vista dallo spazio. Proprio in quei giorni David Bowie scrive una delle sue liriche più famose che, tradotta (anche se si perde la rima…) suona così “la terra è blu/ e non c’è niente che io possa fare”. È una canzone che racconta di un astronauta solo nello spazio. La intitola “Space Oddity”, con riferimento a “2001: Odissea nello Spazio”, capolavoro di Kubrick uscito l’anno precedente. Il singolo esce a luglio e il 20 luglio la BBC lo usa come musica di sottofondo per accompagnare le immagini dell’allunaggio. La Luna porta fortuna al nostro Bowie che entra presto nella classifica top ten del Regno Unito. Accanto alla Luna nasce una stella, e che stella…quella che pochi anni dopo si chiederà se c’è vita su Marte…
Cari ascoltatori, qui al MAMbo si respira l’atmosfera del grande evento. Dopo 8 tappe in tutto il mondo arriva a Bologna la mostra “David Bowie is”, unico appuntamento italiano e il primo dopo la sua morte, ultima tappa europea prima di Tokio, nel 2017. Solo l’allestimento è, come si direbbe in gergo, “da urlo” e c’è chi dice che proprio questo sia l’allestimento meglio riuscito. Qualche numero: 1000 metri quadrati di mostra, 15 chilometri di cavi, 450 fari, tonnellate di legno, specchi e vernici colorate. Nella nostra cattedrale dell’arte la voce e la musica di Bowie risuonano ovunque, anche grazie ad un efficientissimo sistema di cuffie che ti permette di vivere la mostra indisturbato. E girando nelle sale capisci subito perché questa mostra è stata fortemente voluta dal MAMbo: non siamo davanti a un cantante, ma ad un artista con la “A” maiuscola che in quasi 50 anni ha saputo influenzare la cultura occidentale, e non solo. Sono circa 300 gli oggetti, tra abiti, autografi e affari personali, che provengono dallo sterminato archivio personale di Bowie (circa 75000 pezzi, Bowie era infatti un meticoloso archivista…); il tutto mescolato ai video, agli spezzoni di film, alle foto e alle opere realizzate dall’artista che è anche pittore. Ritrae l’amico Iggy Pop e il volto dell’amato attore-scrittore Yukio Mishima, che terrà appeso sul suo letto per tutto il soggiorno berlinese. La città divisa in due lo affascina, dimostra una certa propensione per le atmosfere losche della Repubblica di Weimar e per lo stile da “cabaret”. Qui l’incontro con un mito, Marlene Dietrich, amante degli abiti maschili e figura sessualmente ambigua, come Bowie stesso. I due interpreteranno nel 1980 un film insieme, Just a Gigolo, ma non si incontreranno mai sul set. E di Marlene, ormai quasi ritirata dalle scene, resta quell’apparizione canora, sempre indimenticabile…
Lo stesso anno, il 1980, ricompare il major Tom di “Space Oddity” nel brano “Ashes to Ashes”. E’ un personaggio davvero complesso il nostro maggiore: eroico astronauta ma anche uomo qualunque, vulnerabile, tossico, alienato, da tenere alla larga, come suggerisce la figura materna citata nel testo della canzone. Ma quante sono le facce di Bowie: è Ziggy Stardust, è il Duca Bianco, è “tutto quello che vuoi”, seguendo uno dei suoi motti preferiti. E i travestimenti si avvalgono di collaborazioni eccellenti, da Kansai Yamamoto a Alexander McQueen, ma il tutto sempre sotto il suo controllo. Anche i più “feticisti” sono accontentati: c’è un fazzoletto di carta con impresso il suo rossetto, ma anche fogli manoscritti delle sue celebri canzoni, persino le chiavi del suo appartamento a Berlino…
Bowie è una leggenda che non muore mai, non può morire. E invita tutti a essere “eroi”, almeno per un giorno, semplicemente cantando a squarciagola la canzone omonima, ormai inno internazionale, suonato anche alle Olimpiadi di Londra del 2012. E noi tutti possiamo essere “Bowie” grazie a “Experience Bowie”, originale progetto del pluripremiato dipartimento educativo del MAMbo, che è un po’ la novità di questa mostra rispetto alle edizioni precedenti. Ne parliamo con la direttrice del MAMbo, Laura Carlini Fanfogna.
Intervista a Laura Carlini Fanfogna
Non perdete dunque quest’esperienza, avete tempo fino al 13 novembre. Tutte le informazioni sul sito www.davidbowieis.it.
Un saluto da Carlo Tovoli!