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18 Aprile 2014 | Mostre

Il “Novecento antico” di Massimo Campigli

Alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo l’intero percorso dell’artista. Fino al 29 giugno

A cura di Carlo Tovoli

Massimo Campigli (1895-1971) è uno di quegli artisti di fama internazionale sempre presente nelle collezioni dei maggiori musei del mondo ma pressochè assente dalla grande scena espositiva degli ultimi anni. Finalmentela Fondazione Magnani Roccagli dedica una retrospettiva completa, aperta fino al 29 giugno, che comprende circa ottanta opere, dagli anni Venti agli anni Sessanta, prestate da celebri musei e da collezionisti privati. Protagonista principale la figura femminile racchiusa in sagome arcaiche di grande suggestione simbolica, in una ricerca ossessiva e personalissima che diventa una meditazione sull’archetipo femminile. Cinque le sezioni della mostra, oltre ai grandi mosaici allestiti in giardino, e un interessante accostamento, per la prima volta in un’esposizione, delle grandi tele che Campigli  aveva appese nel proprio atelier.
“Nelle mie fantasticherie, le mie innamorate erano sempre prigioniere”, così dichiarava Campigli nel 1955. E per meglio comprenderne la poetica e il personale universo di donne “prigioniere” del proprio mistero, idoli immobili e insieme sfuggenti e distanti, è forse utile ripercorrere le vicende della sua vita familiare.
Campigli fu un personaggio colto ed europeo (parlava cinque lingue), inusuale nel nostro panorama artistico. Tedesco di nascita, italiano di formazione, parigino per cultura, egizio, etrusco, romano, mediterraneo per elezione, era un uomo solitario, raffinato e riservato.

Il mistero è infatti protagonista nella sua vita: solo in tempi relativamente recenti si è scoperto che era nato a Berlino e che il suo vero nome era Max Ihlenfeld. La madre, tedesca di appena diciotto anni, non era sposata; per evitare lo scandalo, il bambino viene portato in Italia, nella campagna fiorentina. La madre, che gli aveva dato il cognome, lo raggiunge saltuariamente; nel 1899 sposa un commerciante inglese e può prendere il bambino con sé, fingendo (per salvare le apparenze) di essere sua zia. A quattordici anni, Max scoprirà casualmente la verità.
Questa vicenda familiare può spiegare, almeno da un punto di vista psicologico, il mondo espressivo dell’artista: il suo universo di donne quasi inconoscibili, immobili è in definitiva una lunga meditazione sull’enigma femminino, sull’icona della Dea-Madre.
La sua formazione avviene tra Firenze e Milano, in quegli anni città artisticamente vivace, in pieno Futurismo. Nel 1914 egli inizia a lavorare presso il Corriere della Sera e, dopo la sofferta parentesi della guerra, italianizzato il cognome in “Campigli”, ne diviene corrispondente da Parigi.
Il 1928 è un anno cruciale per Campigli. A Roma visita ilmuseo di Villa Giulia, restando affascinato dall’arte etrusca, e le Terme di Diocleziano, dove viene colpito dalla ritrattistica romana. Dopo questo vero colpo di fulmine per l’antico, approccia le prime figure femminili dai grandi occhi senza sguardo inserite in raffinate trame architettoniche. La sua pittura mostra ora un mondo perfetto: prevalgono gli elementi geometrici di donne dal corpo a clessidra, statue dal busto stretto con un’espressione incantata, e una grande attenzione per l’abbigliamento,la moda. Donne prive di realismo, in una dimensione mitica e idealizzante, onirica. Alle reminiscenze etrusche si mescolano quelle egizie del Fayum, poi copte, romane; è tutta la millenaria arte mediterranea che lo ispira. Campigli sembra voler sospendere il presente e raggiungere, attraverso l’emergere dell’antico, una dimensione di eternità dipinta.

Negli anni trenta conquista fama internazionale ed espone a Milano, Parigi, Amsterdam, New York, poi alle Biennali veneziane. Oltre a importanti committenze pubbliche e private, ad acquisizioni museali, vanno ricordati i quattro magnifici affreschi che realizzò fra il 1933 ed il 1940 per il Palazzo della Triennale di Milano, il Palazzo delle Nazioni di Ginevra, il Palazzo di Giustizia di Milano e quello monumentale all’Università di Padova.
La mostra, a cura di Stefano Roffi, avviene in concomitanza con la pubblicazione del catalogo generale dell’artista.
Un saluto dal vostro inviato Carlo Tovoli!

CAMPIGLI. Il Novecento antico
Fondazione Magnani Rocca,
via Fondazione Magnani Rocca 4
Mamiano di Traversetolo (Parma).
dal 22 marzo al 29 giugno 2014.
Aperto anche tutti i festivi.
Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17)
sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18).
Lunedì chiuso, aperto il lunedì di Pasqua e il 2 giugno.
Ingresso: € 9,00 valido anche per le raccolte permanenti – € 5,00 per le scuole.
Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148
info@magnanirocca.it
www.magnanirocca.it

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