22 gennaio 2011
Le musiche di questa puntata: CCCP, CSI, Massimo Giuntini, Everything But The Girl, The Smiths.
Musica. CCCP: Annarella.
Cari amici, “Annarella” è una canzone del 1990. E’ il testamento dei CCCP, il gruppo punk-rock di Giovanni Lindo Ferretti che subito dopo ha fondato i CSI (Consorzio Suonatori Indipendenti). “Lasciami qui / lasciami stare /lasciami così / non dire una parola che non sia d’amore“. Elevando la provincia emiliana a condizione universale, Ferretti ha emancipato il linguaggio rock dalle sue matrici angloamericane. Dalle asperità dell’Appennino reggiano arriva il grido di questo artista che ha concluso il suo vagabondaggio esistenziale nel nido natale di Cerreto Alpi, isolato, nella ritrovata solitudine del mistico. Dall’arrabbiatura punk, dal disfattismo giovanile che parodiava il comunismo emiliano attraverso l’adesione iperrealista al realismo socialista sovietico, Ferretti è approdato alla conversione ecologista e cattolica – l’aderenza alla terra, alla natura, ai cavalli, all’umanità vera che si rivela nella sofferenza e nell’amore. “Del mondo” è un brano del 1994 tratto dall’album “Ko de mondo” composto con la formazione dei CSI, registrato nella Finisterre di Bretagna, ma con il pensiero alla “fine del mondo” – geografica e culturale – di casa propria (Codemondo è una frazione di Reggio Emilia).
Musica. CSI: Del mondo.
Giovanni Lindo Ferretti vive a Cerreto Alpi, paese minuscolo abbarbicato alla montagna. Da lì, pochi km di salita portano al Passo del Cerreto, oltre il quale c’è la Toscana. Rifacendo la strada al contrario, verso Reggio e la pianura, si entra nel Parco del Gigante, distribuito su cinque comuni appenninici tra cui Busana, sopra i quali si erge il monte Ventasso. La cima del monte che incombe su questi paesi era chiamata poeticamente dagli abitanti in tel fade, che in dialetto vuol dire “là dove ci sono le fate”. A Busana, quasi tutti i morti riposano nel cimitero con l’espressione catturata dall’obiettivo di Amanzio Fiorini, un emigrante che aveva imparato a usare la macchina fotografica a Chicago nei primi anni del Novecento. L’Associazione Amanzio Fiorini sta portando avanti il progetto “Montagna d’acqua”, con il quale queste piccole comunità d’Appennino raccontano ai visitatori grandi storie di acque, a partire dagli acquedotti rurali che le comunità hanno scavato a mano, messo in funzione, tenuto in efficienza e consegnato alle nuove generazioni con quello che assomiglia a un gesto di identità. Un modo per riflettere sul valore dell’acqua, sul bene comune che rappresenta ed è sempre più a rischio. Alziamo gli occhi verso la vetta della montagna che è lassù, in tel fade, tra le fate.
Musica. Massimo Giuntini: Island (dall’Archivio Sonoro del Teatro Municipale di Reggio Emilia).
Poiché su queste montagne si rifugiarono i Celti nella resistenza ai Romani, e tracce celtiche sono presenti nella toponomastica e nei nostri dialetti, vi abbiamo fatto ascoltare un brano registrato durante una serata di poesia irlandese del Novecento proposta dal Teatro Valli di Reggio Emilia nel 2001. Autore del pezzo irlandese eseguito con strumenti tradizionali è Massimo Giuntini dei Modena City Ramblers. Come al solito, cari amici, stiamo divagando, ma non abbiamo perso di vista il nostro tema, che riguarda il rapporto tra umanità e divinità, tra ispirazione poetica e sentimento religioso, tra sovrannaturale e carnale. “Anche il sovrannaturale è carnale”, affermava Charles Péguy; viceversa, anche la superficie può contenere la profondità, e il sottosuolo l’anima. Pensavamo queste cose a Reggio Emilia, sapendo che lì vicino, nel paese di Correggio, è nato ed è sepolto lo scrittore Pier Vittorio Tondelli, scomparso a soli 36 anni. Lo scorso dicembre con un convegno e una mostra si è celebrato a Correggio il trentesimo anniversario della pubblicazione di Altri libertini, il romanzo d’esordio di Tondelli. Accusato di oscenità, e poi assolto, lo scrittore venticinquenne nella sua opera prima racconta l’iniziazione alla vita, al sesso, ai sentimenti, alla droga, della sua generazione. E’ il 1980, a Bologna scoppia la bomba alla stazione ma la politica trova sempre meno interesse tra i giovani e comincia il “riflusso”, il ritorno al privato. Facciamo una sosta con un brano amato da Tondelli, citato tra le musiche ascoltate durante la stesura di Rimini, il suo romanzo del 1985.
Musica. Everything But The Girl: Each and everyone (da “Eden”, 1984).
Il bar della stazione di Reggio Emilia è il baricentro geografico dei sei racconti che compongono Altri libertini. Vi si danno appuntamento eroinomani, spacciatori, piccoli delinquenti, travestiti, un’umanità varia e perduta che ha in comune con la generazione no future del punk la mancanza totale di prospettive. Tondelli canta l’underground della vita, il sordido e l’eccessivo, la bellezza dei margini, l’educazione sentimentale dei suoi coetanei che procede tra tenerezze, scazzi e scoglionature. Da qui, prosegue con altri libri che trovano ancora oggi lettori e recano allo scrittore nuovi fans, alcuni dei quali vanno in pellegrinaggio al piccolo cimitero di Cànolo, a Correggio, dove riposa sotto il marmo rossastro. A distanza di trent’anni, tutto è cambiato, la nuova generazione dei venticinquenni usa internet, facebook e cellulare, ma riconosce in Tondelli un fratello maggiore con il quale oggi riuscirebbe a dialogare, perché il linguaggio di base è lo stesso. Fosse sopravissuto all’Aids, come sarebbe oggi il “Pier”? E senza la malattia, ci sarebbe stata la tensione verso una dimensione trascendente? Si sarebbe riaccostato, nei suoi giorni finali, al cristianesimo, alle Sacre Scritture, alla grazia, alle messe redentrici che avrebbe voluto ascoltare? Vedete, cari ascoltatori, come torniamo al nostro tema, che riprenderemo la prossima volta. Concludiamo con gli Smiths, la band preferita da Tondelli.
Musica. The Smiths: I don’t owe you anything (da “The Smiths”, 1984).