Lucio Dalla: Nuvolari
Cari amici, cosa fare a Modena? La prima cosa che abbiamo fatto noi, è stato andare al Museo Enzo Ferrari, parte del quale è ospitato nella casa in cui il re dei motori nacque nel 1898. È per questo che abbiamo iniziato con la canzone di Lucio Dalla e Roberto Roversi dedicata al pilota Tazio Nuvolari, che di Enzo Ferrari fu amico e compagno di corse. Ferrari ricordava sempre la Mille Miglia del 1948, quando il “mantovano volante”, che correva per la sua scuderia, a 56 anni suonati non voleva saperne di scendere dalla macchina, nonostante questa avesse perso il cofano motore e un parafango, e avesse una balestra ammaccata. Ferrari gli impose lo stop, e per Nuvolari fermarsi fu un po’ morire. A questo pensiamo mentre guardiamo le mitiche vetture esposte nel museo come opere d’arte. E pensiamo che Modena non è solo motori, ma anche grandi voci della lirica. Vi abita, ad esempio, Raina Kabaivanska, il celebre soprano bulgaro naturalizzato italiano che ha conquistato le platee di tutto il mondo, e che nel 2007 cantò al funerale di Luciano Pavarotti l’Ave Maria di Verdi.
Giuseppe Verdi: Otello. Atto IV. Ave Maria (canta Raina Kabaivanska).
Un’altra cosa da fare a Modena è visitare il Palazzo Ducale. Secondo molti, questa reggia sontuosa fu il primo edificio in cui si applicarono i canoni dell’architettura seicentesca. Pertanto è considerato il primo palazzo barocco d’Europa. E se siamo appassionati d’arte, non possiamo ignorare la Galleria Estense, una delle più antiche gallerie nazionali italiane, che trae origine dalle collezioni degli Este. Custodisce tanti capolavori della pittura emiliana, da Cosmè Tura al Correggio, dai Carracci a Guido Reni, e due perle assolute: il ritratto del duca Francesco I firmato da Velázquez, e il busto in marmo dello stesso duca, opera di Gian Lorenzo Bernini. Riempiti gli occhi di tanta bellezza, passeggiamo in questa bella giornata di primavera per il centro storico. Uno dei nostri luoghi preferiti è la piccola piazza della Pomposa, su cui si affaccia l’omonima chiesa. E’ un luogo appartato, con una panchina su cui sedersi a pensare. La chiesa fu ricostruita nei primi decenni del Settecento, quando il prevosto alla cappella era Ludovico Antonio Muratori, storico, giurista, letterato: l’intelligenza migliore di Modena in quel secolo. E sulla panchina, grazie al nostro iPod ci lasciamo invadere dall’aria della Tosca pucciniana Vissi d’arte, cantata da un’altra meravigliosa voce modenese, Mirella Freni.
Giacomo Puccini: Tosca. Vissi d’arte, vissi d’amore (canta Mirella Freni).
Una via di Modena che ci piace molto, la stiamo percorrendo proprio adesso. Corso Canal Grande non piace solo a noi: per molti, infatti, questa prospettiva lunga quasi un km che taglia la città da nord a sud, è una delle strade più belle d’Italia. Adesso ci troviamo sotto un lunghissimo portico, di cui ammiriamo l’eleganza. Il tempo di metterci nelle orecchie la voce di Luciano Pavarotti, e usciamo di nuovo al sole per vederlo brillare sulle facciate di palazzi uno più bello dell’altro. Il grande edificio giallo sulla sinistra è Palazzo Tardini, e quello rosso alla sua destra è il Palazzo Sassoli de’ Bianchi, casa natale dell’architetto ducale Francesco Vandelli. Palazzo Santa Margherita, rosso con lesene bianche, ospita oggi la biblioteca intitolata ad Antonio Delfini, lo scrittore che rappresenta l’anima più profonda della città. Eccoci davanti al Teatro Comunale dedicato a Luciano Pavarotti. Con la musica, rimaniamo nella Tosca di Puccini perché oggi ci sentiamo un po’ bohémiens. E quindi ascoltiamo la potente voce di Big Luciano Pavarotti in un suo cavallo di battaglia, E lucevan le stelle.
Giacomo Puccini: Tosca. E lucevan le stelle (canta Luciano Pavarotti).
Ah, che meraviglia. Questa voce la portiamo sempre con noi. Percorriamo la Via Emilia, che taglia la città in senso est-ovest. Da Largo Sant’Agostino a Largo Garibaldi, è un susseguirsi di palazzi del Sette e Ottocento che ci fanno alzare gli occhi per guardarli nei particolari. Come Palazzo Solmi, dove Napoleone pose il quartier generale del suo esercito. Di fronte si apre Via Ganaceto, altra bella strada dove spicca il secentesco Palazzo Molza, che ospitò per tre mesi Garibaldi nel 1859. Raggiungiamo via del Taglio con i suoi negozi e caffè, e in breve siamo in Piazza Torre, il luogo migliore da dove ammirare la Ghirlandina. Che sta lì, magnifica, con la sua ardita guglia, a proteggere i modenesi, nella sua forma attuale, dal 1588, ma praticamente da sempre, perché esisteva già prima. Per i modenesi è il campanile più bello del mondo. Saliamo sulla torre per una scala a chiocciola, passando per la Sala della Secchia Rapita dove è esposto il trofeo di guerra strappato ai nemici storici, i bolognesi, nel 1325. Saliamo ancora più su, per arrivare in cima. Da una finestra del lato nord nel 1938 l’editore Formiggini si buttò di sotto per protestare contro le leggi razziali. Ecco, siamo in cima alla Ghirlandina. Tutta Modena è ai nostri piedi. La musica può cominciare.
Giacomo Puccini: Turandot. Nessun dorma (canta Luciano Pavarotti).