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8 Marzo 2014 | Paesaggio dell'anima

La ragazza di Delft (parte I)

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

8 marzo 2014

Jonathan Richman: No one was like Vermeer (da “Because her beauty is raw and wild”, 2008).

“Nessuno era come Vermeer”, canta Jonathan Richman in un suo pezzo del 2008. E c’è da credergli: l’olandese Jan Vermeer è uno degli artisti più celebrati di tutti i tempi, e a quasi 350 anni dal suo quadro più famoso, “La ragazza con l’orecchino di perla”, succede che a Bologna una mostra in Palazzo Fava, organizzata quasi solo intorno a questo piccolo quadro, ottenga uno straordinario successo: prima ancora dell’apertura della mostra, si erano prenotate 100 mila persone. Il romanzo di Tracy Chevalier  e il film di Peter Webber tratto da esso, hanno fatto diventare “La ragazza con l’orecchino di perla” una star multimediale, tanto che a noi non resta che interrogarci sul perché la ragazza di Delft sia diventata la Gioconda d’Olanda. Quasi sicuramente la “ragazza” non era né la figlia né la serva di Vermeer, come fanno credere il libro e il film, ma una modella qualsiasi, un volto qualsiasi che ci guarda e che guardiamo da tre secoli e mezzo con un’emozione enorme. Continuiamo restando in tema con un brano di Conrad Pope, inserito nella colonna sonora di Tim’s Vermeer, un film documentario sull’inventore texano Tim Jenison, che ritiene d’aver svelato il segreto del pittore: Vermeer utilizzava una camera oscura per ingrandire i dettagli dello sfondo, all’incirca come la lente grandangolare di una macchina fotografica.

Conrad Pope:  Vermeer’s Theme  (da “Tim’s Vermeer”, 2014).

 Gli interni di Vermeer, le sue famose stanze, hanno sì la precisione della fotografia, ma anche la tenerezza e la poesia delle cose semplici: catturano momenti di vita borghese, come in fondo tutta l’arte fiamminga e olandese durante il secolo d’oro, il Seicento, quando Amsterdam e l’Olanda grazie ai commerci per mare erano all’apice della potenza, della ricchezza, del benessere, e la rispettabilità borghese diventava un valore. Prendiamo un altro quadro famoso, La ronda di notte di Rembrandt, del 1642. I signori della milizia civica di Amsterdam sono ritratti mentre si stanno organizzando per iniziare il loro giro d’ispezione, la ronda notturna. Con le loro ricche vesti e armature, la loro posizione sociale, sembrano fare un’uscita teatrale, come se stessero per uscire dal quadro e proseguire la marcia. Vi facciamo ascoltare un brano del 1974 dei King Crimson, ispirato proprio a questo quadro. Il testo dice: «… La luce dorata, tutta sporca ora: / trecento anni sono passati, / il meritevole capitano e il suo squadrone di soldati sull’attenti: / l’artista conosceva bene le loro facce, / i mariti delle amiche della sua dama, / i suoi creditori e i consiglieri / in armatura brillante, i commercianti, / i momenti ufficiali della gilda / in enfatiche messe in posa d’altri tempi, / i padri della città congelati / sopra la tela scura per l’età, / l’odore della pittura, un fiasco di vino –  e girano tutti quei volti verso di me, / il trombone e l’asta alabardata /e la rispettabilità olandese / fanno il loro ingresso uno alla volta, / difensori di quel modo di vivere: / la casa di mattoni rossi, la borghesia / e lezioni di chitarra per la moglie …».

King Crimson: The night watch.

 La ragazza con l’orecchino di perla – scrive lo storico dell’arte Eugenio Riccòmini, bolognese – risplende in un golfo di luce: “la Gioconda del nord”, com’è stata chiamata, sembra un quadro “dipinto con le perle sminuzzate, tanta è la luce che porta dentro di sé”.
In un suo libro del 1977, “La luce segreta di Vermeer”, ristampato in occasione della mostra bolognese, Riccòmini spiega il fascino di un quadro che poco più di 130 anni fa fu messo all’asta all’Aia rischiando di restare invenduto, e nel 1902 fu lasciato alle collezioni statali del Mauritshuis: «Questa fanciulla sta vicinissima a noi e fissa i begli occhi sgranati nei nostri occhi (…). E già questo attira la nostra attenzione, t’induce a fare un passo in avanti, a intraprendere, a labbra chiuse, una sorta di colloquio; proprio come avviene con la Gioconda, che infatti a te ammicca, con un’ombra di complice sorriso (…). E’ questo, insomma, un dipinto che ti coinvolge, ti costringe a una sorta di dialogo (…) e non ti puoi sottrarre». Ma cosa ci racconta la ragazza, e cosa possiamo dire noi a lei? Possiamo provare con la musica. Il compositore Capitanata e il Quartett Salzburg Orchestra da anni cercano di mettere in musica le emozioni liberate dalla musica; fanno parlare i quadri, dando loro un suono. E questa è la musica della ragazza con l’orecchino di perla.

Capitanata & Quartett Salzburg Orchestra: Ragazza con l’orecchino di perla (da “Vermeer”, 2012).

 Per Riccòmini il quadro più bello di Vermeer è La lattaia, «forse il quadro più bello del mondo, anche se Proust sosteneva che fosse La veduta di Delft». Là, c’è il tocco di luce sul latte che cola, e una tenera luce sul pane, sul cestino, sui buchi dei quadri che sono stati tolti dalla parete alle spalle della lattaia, la quale è solenne come una Madonna di Piero della Francesca; e il battiscopa in ceramica di Delft è un altro particolare delizioso che ci fa sentire tutta la bellezza del reale. Qui, nel capolavoro esposto a Bologna, c’è il tocco di luce sull’orecchino di perla della ragazza, che fa il paio con la luminosità degli occhi. Tutta questa magia ci viene da un pittore che non si era quasi mai spostato dalla sua Delft, che viveva in una grande casa con moglie, suocera, 14 figli, serve e servitori, e di cui non sappiamo dire quale opera sia la più bella. Sembra che Vermeer sia morto, a soli 43 anni, a causa delle preoccupazioni per la mancanza di denaro. Se oggi potesse vedere il suo quadro ammirato e venerato a Bologna da decine di migliaia di persone, cosa direbbe? Ci direbbe, delle donne e ragazze da lui ritratte, qual era la più bella?

Tuxedomoon: La più bella.

Brano corrente

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