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15 Marzo 2014 | Paesaggio dell'anima

La ragazza di Delft (parte II)

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redighieri.

15 marzo 2014

Tuxedomoon: La più bella (Reprise).

Cari ascoltatori, ci ha guidato la settimana scorsa nel nostro “Paesaggio” il libro del critico d’arte Eugenio Riccòmini “La luce segreta di Vermeer”, edito dalle bolognesi Edizioni Pendragon in occasione della mostra bolognese “Il mito della Golden Age. Da Vermeer a Rembrandt” realizzata con i capolavori del museo Mauritsuhis dell’Aia. Una mostra che, come avrete letto, sta riscuotendo un grande successo di pubblico, perché è facile rimanere colpiti dalla tenerezza, dall’umanità della Ragazza con l’orecchino di perla, capolavoro della pittura mondiale per la grazia che Vermeer ha saputo infondere alla sua modella, rendendola simbolo di femminilità languida e affascinante. Scriviamo queste righe l’8 marzo, e dunque “la ragazza” è un po’ il simbolo di quello che intendiamo per “grazia femminile”. La cantante olandese Ricky Koole ha anche lei dedicato una canzone al suo illustre connazionale pittore. Sentiamola.

 Ricky Koole: Vermeer.

 Non si viene, però, a Bologna solo per vedere la Ragazza con l’orecchino di perla, perché la mostra nel Palazzo Fava affrescato dai Carracci presenta altri splendidi dipinti del “secolo d’oro” olandese, il Seicento, tra cui una natura morta che ci è piaciuta moltissimo, Il cardellino di Carel Fabritius. Di questo pittore, forse il miglior allievo di Rembrandt, resta solo una dozzina di tele, perché morì giovane, nel 1654, nell’esplosione della polveriera di Delft, proprio nel quartiere dove aveva lo studio. E ci sono altre nature morte da brivido: di una bellezza che non sappiamo descrivere, come la Natura morta con candela accesa di Pieter Claesz, dipinta nel 1627 con pochi colori capaci di riprendere “le cose nel loro silenzioso esistere, nel loro abitare la nostra stessa casa”, come scrive Riccòmini nel suo libro. E’ la fotografia della “vita silente”, di ciò che non grida, non parla, non fa rumore, ma esiste sommessamente, alla luce di una candela accesa ancora per poco. Natura morta, in inglese «still life»: ascoltiamo un brano con questo titolo del compositore giapponese Ryuichi Sakamoto.

 Ryuichi Sakamoto: Still life.

 E che dire dei paesaggi di Jacob van Ruisdael, con quei cieli sconfinati, mutevoli come lo sono sempre i cieli d’Olanda, con le nuvole che vagano e riempiono il quadro, e una luce … una luce! E poi le scene d’interni, l’intimità domestica che solo gli olandesi sanno cogliere con un’esattezza che fa male al cuore: il cagnolino sul cuscino, le pantofole in primo piano, e in un altro quadretto domestico, Uomo che fuma e donna che beve in un cortile, di Pieter de Hooch, c’è un signore con cappello che con la sinistra regge una pipa, una donna che beve in piedi dal bicchiere, e la figlioletta che avanza portando qualcosa. Dal cortile aperto sulla strada s’intravvede il campanile … E la Suonatrice di violino di Gerrit van Honthorst, detto “Gherardo delle notti” per il suo uso caravaggesco di sfondi scuri e notturni: la sua musicista sprizza sensualità, con le piume rosse che ne adornano il capo, e la mano che impugna l’archetto coprendo il seno scoperto. Ecco il suono che arriva, ed è quello del violino di Viktoria Mullova …

 J. S. Bach: Sonata n. 1 in G Minor, BWV 1001. I. Adagio (violino Viktoria Mullova).

 E infine c’è Rembrandt, con quel meraviglioso Ritratto di uomo anziano del 1667: un vecchio che non è in posa, come nei raffinati ritratti di Van Dick, ma si presenta per quello che probabilmente era, seduto sulla sedia col colletto slacciato, la giacca sbottonata, il cappello un po’ storto, insomma non proprio “a modino”: quanta umanità c’è lì dentro, come nella Donna che scrive una lettera di Gerard Ter Borch, un’operina piccola, piena di concentrazione, di intimità, di un «guardare silenzioso», come diceva De Amicis di questi quadri. In ogni momento della nostra vita possiamo cogliere un tocco di pittura “olandese”, in un volto, in un cielo, in una tavola imbandita, nella luce particolare di un paesaggio, e anche in un bicchiere di vino dal colore rosso Rembrandt, che è poi il colore del jazz, come in questo bel brano di Mariano Deidda.

 Mariano Deidda: Rosso Rembrandt.

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