Cari ascoltatori, oggi vi propongo una mostra assai suggestiva a partire dal titolo “Aqua Fons Vitae Identità storia memoria di una comunità”. Certamente siamo tutti d’accordo su fatto che l’acqua sia fonte di vita,è impensabile la crescita una comunità, lo svilupparsi di un contesto urbano lontano da una sorgente. Non possiamo certo prescindere dall’acqua, che costituisce gran parte del nostro organismo. Le si attribuiscono molteplici significati e valori in tutte le culture e nelle religioni. È metafora ricorrente.
Ma torniamo alla esposizione che con questo bel titolo si inaugura oggi alle ore 16.30, a San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna, presso il Municipio e rimarrà aperta al pubblico fino al 29 maggio. Si focalizza sul pozzo romano ritrovato in via Caselle nel corso di lavori di edili e questo tipo di rinvenimento costituisce spesso un autentico tesoro perchè offre una testimonianza assai vasta, spesso su un lungo arco cronologico. Può ridisegnare un contesto; proporre spaccati di vita quotidiana. Si tratta di oggetti gettati in un pozzo, finiti lì perché rotti e ormai inservibili, ma ancora utili per tenere pulita e limpida l’acqua da attingere, oppure che furono occultati perchè costituivano un sorta di patrimonio prezioso e, magari, in momenti di panico, creati da una precaria situazione di natura politico-sociale li si volle salvare; ma ci sono anche oggetti consacrati ad una divinità legata al culti delle acque o alle forze più profonde della terra e perciò non riutilizzabili. Come vedete un pozzo è fonte di conoscenza storica e antropologica.
Lo scavo del pozzo di via Caselle e la sua mostra, che allungano lo sguardo dal recupero dei reperti antichi al tema anche moderno dello sfruttamento delle acque, sono l’esito della collaborazione fra il Comune, l’IBC, la Soprintendenza Archeologia e il Consorzio della Bonifica Renana.
L’esplorazione del pozzo di età romana ha infatti aggiunto un inaspettato tassello storico relativo al primo nucleo abitativo della città, che si credeva sino ad oggi medievale. Indagini compiute dalla Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna nel corso del 2006 in via Caselle, uno dei luoghi centrali della città di San Lazzaro, hanno gettato nuova luce sulla presenza romana in questo territorio rurale a cavallo fra l’agro della colonia romana di Bonona e quello di Claterna.
Fin da subito, è stato riconosciuto l’interesse della scoperta ed è per questo che l’importante testimonianza, indagata a fondo con modalità strettamente scientifiche e recuperata in ogni più minuta traccia ha dato vita a un progetto pluriennale, di vasto respiro, che ha visto il concorso e la collaborazione di numerosi Enti e che ha preso l’avvio da una serie di interventi conservativi realizzati in forma di cantiere-scuola, frutto della progettazione e del coordinamento dell’IBC, in accordo con il Museo della Preistoria “Luigi Donini”, la Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna e il Dipartimento di Storie Culture Civiltà dell’Ateneo bolognese.
Questo progetto rimette al centro una realtà cresciuta sulla via Emilia, una delle più importanti arterie stradali nella storia della romanizzazione. E come non ricordare che proprio Bologna possiede, ed e ancora in funzione, uno dei primi acquedotti creati dai romani.,Nei suoi condotti si leggono ancora i segni d’opera lasciati duemila anni fa dalle squadre che lavorarono alla sua realizzazione e a questo acquedotto e alla sua storia attraverso i secoli, proprio l’IBC dedicò una grande mostra dal titolo “Acquedotto 2000” nel 1985.
In occasione della mostra, che costituisce un’ulteriore opportunità di valorizzazione dei materiali, grazie alla collaborazione del Centro Stampa della Regione Emilia-Romagna, l’IBC ha realizzato la guida alla esposizione, un efficace strumento divulgativo che ripercorre i diversi momenti dell’itinerario espositivo.
Per saperne di più: www.ibc.regione.emilia-romagna.it
Un caro saluto da Valeria Cicala.