7 luglio 2012
Le musiche di questa puntata: Rasha, Edoardo Vianello, Ludovico Einaudi, Luca Carboni, Alberto Rabagliati.
Musica. Rasha: Azara Alhai.
Cari ascoltatori, apriamo la puntata con una cantante sudanese, Rasha. Dall’Africa è arrivato Scipione, il caldo che ha portato le temperature in pianura oltre i 35 gradi. Insieme con lui, per fortuna, sono arrivati anche i condizionatori per donare un po’ di sollievo agli sfollati dei campi d’accoglienza in Emilia. E’ duro vivere nelle tende arroventate dal sole, montate su spianate d’erba o piazzali asfaltati. E’ come stare in campeggio forzato, con il ventilatore acceso, e la tenda che non sai se tenere chiusa per intrappolare il fresco, o aperta, per respirare. E là fuori, c’è la propria casa, crollata o lesionata, da cui non ci si vuole staccare. L’estate se ne andrà così, sulle graticole ardenti, sotto il sole che riscalda al massimo quando è nella costellazione del leone, e per questo è detto “solleone”. Il solleone richiama l’idea di vacanza spensierata, come nella canzonetta stupidina del 1965 di Edoardo Vianello, specializzato in tormentoni estivi: erano gli anni Sessanta, l’Italia era ottimista, il pil cresceva a tassi ora inimmaginabili e tutto sembrava andare bene.
Musica. Edoardo Vianello: Il peperone.
Dove sfuggire l’arsura? Nei parchi della nostra regione. Scegliamo un parco piccolo nel piacentino: un parco fluviale, perché già vedere l’acqua rinfresca e, in più, l’acqua del torrente Stirone scorre tra pareti ricche di fossili, in un territorio compreso tra il castello di Vigoleno, classificato tra i Borghi più belli d’Italia, e la cittadina di Fidenza, con la sua splendida cattedrale romanica. Passiamo accanto a un campo di girasoli sotto un cielo lattiginoso, che sembra un quadro di Van Gogh. Sullo sfondo vediamo anche noi le colline, ma il cielo fermo e afoso di oggi fa pensare più a un imprecisato sud che alla Provenza. Lasciamo la macchina in un luogo chiamato Pietra Nera, a pochi km da Vigoleno. Scendiamo per la carraia di accesso procedendo verso un piccolo nucleo abitato. Arrivati all’altezza di un fiumiciattolo, prendiamo il sentiero che porta nel bosco. Poche note di pianoforte, e Ludovico Einaudi ci crea atmosfera giusta.
Musica. Ludovico Einaudi: La casa nel bosco.
Mentre il mondo intorno si liquefa, noi respiriamo. L’ombra ci avvolge tra le roverelle e i ciliegi selvatici. Verso la fine del sentiero, le piante si diradano per lasciar spazio ai campi coltivati. Il sentiero tra il bosco e i campi conduce a un torrente, nelle cui pozze si riproducono i rospi, ammutoliti dal caldo. Solo una rana agile spezza il silenzio. Andiamo avanti fino al ponte della strada provinciale, che oltrepassiamo per guadagnare la sponda opposta del torrente. Una strada polverosa e dissestata ci porta alla pieve di San Genesio, cui fanno ombra alcune grandi roverelle, con un piacevole effetto paesaggistico. Sotto l’ombra delle roverelle stiamo bene. Il caldo concede una tregua che ci consente di visitare la chiesa, per fortuna aperta. E’ un notevole esempio di stile tardo romanico del Duecento, con un portale d’ingresso che ricorda molto quello della pieve di San Giorgio a Vigoleno. La chiesetta di San Genesio sorge vicinissima al torrente Stirone. Restiamo incantati – unici spettatori – dal paesaggio rurale dei dintorni, soprattutto in sponda piacentina. E sotto i baffi che non abbiamo, ridiamo delle migliaia di automobilisti inscatolati nelle loro vetturette, sopra l’ingorgato nastro d’asfalto che da Bologna conduce a Rimini. Ma anche noi – lo confessiamo – quante volte ci siamo messi in fila o abbiamo corso su quell’autostrada sotto il solleone, con la canzone di Luca Carboni sparata a mille, a inseguire il nostro mare.
Musica. Luca Carboni: Mare mare.
Oggi invece siamo qui, nella calma più assoluta, perché anche di questo c’è bisogno, a volte. E, poiché presenze umane qui non ce ne sono, ci è venuto il desiderio, prima che arrivi sera, di andare a trovare le civette dello Stirone. Come tutte le aree protette, il Parco regionale dello Stirone accoglie gli animali in difficoltà che gli vengono consegnati, per poi indirizzarli ai centri specializzati. Al centro di recupero della fauna selvatica “Le civette” di San Nicomede, vicino a Salsomaggiore Terme, un allocco e un barbagianni dividono tranquillamente la stessa voliera. I rapaci notturni e diurni sono gli ospiti più numerosi. Il gufo è un imperatore bizantino. Il barbagianni è uno spolverino per la polvere. Il falco pecchiaiolo è Achille in tenuta da combattimento davanti alle mura di Troia. E quella coppia di assioli in livrea grigia con due ciuffetti di penne auricolari, ti guardano con due occhioni indagatori che esprimono lo stupore del mondo. Qualcosa oltre l’umano, quei due sposini impettiti e sussiegosi. Una piccola zona umida nei pressi dell’area attrezzata di San Genesio è la meta della nostra passeggiata quando cala la sera. Si alza in volo una tortora selvatica, a sfiorare – ma guarda! – un’orchidea. E noi, come in una vecchia canzone di ricordi, prendiamo la nostra strada nel bosco.
Alberto Rabagliati: La strada nel bosco.