Il 28 marzo, a Bologna, all’Archiginnasio sarà presentata la riedizione, realizzata dalla società editrice Il Mulino, del libro di Ezio Raimondi Camminare nel tempo, una conversazione con Alberto Bertoni e Andrea Zanetti.
Il libro, già editato nel 2006 dall’editore Aliberti, si propone come un omaggio e un ricordo a un anno dalla scomparsa del grande Maestro, venuto a mancare il 18 marzo del 2014, e racchiude, per il modo in cui ha preso forma, un profilo assai sfaccettato dello studioso e dell’uomo.
Camminare nel tempo, libro di forte attualità e di memoria spalancata al futuro, nasce da una lunga conversazione, a più riprese, con due ex allievi che attualmente sono essi stessi docenti universitari.
La trama di questa distesa e calorosa conversazione si dipana tra riflessioni sui temi di ricerca e gli autori prediletti del Maestro, ma se lascia ampio spazio ai percorsi della filologia e della critica letteraria, ne dedica molto anche alla sua formazione: agli episodi e ai legami dell’età giovanile. Traccia un profilo anche umano di Raimondi, riuscendo ad entrare nelle pieghe del suo riserbo e del pudore degli affetti, restituendo il rapporto profondo che ebbe con la sua città e con il paesaggio dell’intera regione. I suoi lunghi soggiorni oltreoceano rinsaldavano amicizie e letture che restano sottese alla sua intera esistenza.
Il dialogo pone in evidenza la passione per l’insegnamento, la centralità di esperienze come quella all’interno del Mulino, crogiuolo di intellettualità fervida e pragmatica, o la lunga permanenza alla presidenza dell’Istituto per i beni culturali; vi giunse convinto della sua centralità per la salvaguardia del patrimonio e, come afferma in questo libro, gli permise, “di conoscere una realtà (la regione) viva, senza miti, ma solida, nutrita di un senso concreto della responsabilità, con luoghi e patrimoni veramente d’eccezione”.
Si parla in queste pagine di Contini e Pasquali, suoi interlocutori nei primi passi fondanti della sua produzione scientifica, si incrociano i profili degli autori tanto amati e studiati come Manzoni, Serra, Céline, Gadda. Ancora racconta di Longhi e di Arcangeli, dell’amore per il teatro e il melodramma, come pure della scoperta di Bachtin.
Un fiume di emozione e di stimoli si riversa morbido sul lettore che vuole seguirlo, che lo rimpiange e ancora ricorda gli accenti della sua voce, le figure tracciate nell’area dalle sue mani, che interpretavano eleganti e fermavano per i suoi studenti folgoranti visioni di storia e di cultura.