31 luglio 2012
Molti bolognesi, che conoscono via Tanari, e i forestieri che vi lasciano la macchina perché c’è il parcheggio scambiatore da dove prendere il bus per il centro, forse non sanno chi è il dedicatario della strada. Luigi Tanari, nato a Bologna nel 1820 e morto a Bologna nel 1904, è stato tra i protagonisti degli eventi che il 12 giugno 1859 portarono alla fine del potere temporale della Chiesa a Bologna.
L’influenza della madre Brigida
Andiamo indietro nel tempo: Luigi Tanari è figlio del marchese Giuseppe e di Brigida Fava Ghisilieri. Casa Tanari in via Galliera è uno dei più importanti centri della vita culturale bolognese. Qui si ritrovano Marco Minghetti, Carlo Alberto Pichat, Pietro Giordani, Carlo Pepoli e i principali letterati e artisti di passaggio in città. Animatrice appassionata di questo salotto è proprio la marchesa Brigida in cui gli ideali romantici e patriottici si uniscono a una notevole cultura. Brigida ha un’influenza profonda sul figlio. E’ lei a scegliere come precettore per Luigi il medico e rivoluzionario bolognese Gabriello Rossi, che dopo i moti del 1931 si rifugia a Parigi dove entra in contatto con le idee di Saint Simon e del socialismo utopico. Al ritorno in Italia dopo l’amnistia, in condizioni di grande povertà, Rossi viene accolto in casa Tanari dove vivrà per trent’anni. Di Brigida Fava Ghisilieri e del suo salotto resta un bel ritratto di Marco Minghetti.
La prima Guerra d’Indipendenza e la Repubblica Romana
Desideroso di dare il proprio concreto contributo alla causa italiana, Tanari parte per Milano nell’aprile del 1848, si arruola nell’esercito piemontese, dove conosce Carlo Alberto, partecipa ad alcune operazioni militari, ma dopo la sconfitta della prima battaglia di Custoza, la presa di Milano e l’armistizio di Salasco, torna alla fine di settembre a Bologna. Qui l’8 agosto si era svolta la battaglia della Montagnola con cui il popolo bolognese aveva sconfitto le truppe austriache. Di quella battaglia Tanari ha notizia solo l’11 agosto grazie a una lettera della madre, che insieme all’altra figlia Augusta, si era prodigata a fianco degli insorti.
Tanari è nel 1849 un fermo e coerente sostenitore della Repubblica Romana, e quando l’esercito francese interviene per porre fine al breve esperimento democratico, è tra coloro che nella seduta straordinaria del Consiglio comunale di Bologna esprime con più decisione la propria contrarietà: “Quando una truppa non chiamata e senza nessuna interpellazione entra nell’altrui territorio – afferma riferendosi all’intervento francese- è un’invasione.
Il 12 giugno 1859: la fine del potere temporale della Chiesa a Bologna
Tanari torna ad un impegno politico attivo negli anni 1857-58 quando è il principale artefice del Comitato bolognese della Società nazionale, l’organizzazione nata a Torino per sostenere il processo di unificazione italiana sotto casa Savoia. Del Comitato bolognese fanno parte oltre a Tanari, presidente, anche Camillo Casarini e Pietro Inviti: grazie all’accorta attività clandestina di questi tre patrioti e a un seguito popolare crescente si realizzano le condizioni che portano il 12 giugno 1859 alla fine del dominio dello Stato Pontificio a Bologna e nelle Romagne. Dopo la vittoria delle truppe franco sabaude a Magenta, infatti, l’Austria deve richiamare il proprio esercito a sud del Po. La guarnigione di stanza a Bologna se ne va nella notte dell’11 giugno. Alle prime ore dell’alba del giorno dopo ha inizio la pacifica rivoluzione bolognese. Il cardinale legato Milesi lascia la città per Ferrara. Nove mesi dopo – l’11 e il 12 marzo 1860 – si svolgerà il plebiscito di annessione al Piemonte.
L’inchiesta agraria
L’impegno patriottico di Tanari, non termina qui. Nel 1860 è un generoso sostenitore di Garibaldi e della spedizione dei Mille, non solo nella raccolta dei fondi,ma anche nell’arruolamento dei volontari. Tra le varie cariche istituzionali ricoperte occorre ricordare quella di deputato dell’Assemblea delle Romagne e al Parlamento sardo, intendente generale a Ferrara, prefetto a Pesaro, senatore del Regno d’Italia. In anni di profonda arretratezza delle campagne italiane, attraversate da tumulti e scioperi, è tra i 12 commissari che collaborano alla realizzazione dell’”Inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola” detta Inchiesta Iacini dal nome del senatore che presiedela Commissione. D’altra parte, Tanari viene da una famiglia di grandi proprietari terrieri e fin da giovane si dedica allo studio delle tecniche agronomiche più avanzate che sperimenta nei suoi terreni. Dal 1883 al 1892 è presidente della Società agraria di Bologna, punto di riferimento principale dei proprietari terrieri bolognesi, luogo di dibattito economico, ma anche sociale e politico. Per un breve periodo, nel 1889, è anche sindaco di Bologna.
Vi leggiamo ora la lettera con cui Brigida Fava Ghisilieri descrive al figlio Luigi Tanari la battaglia dell’8 agosto:
“Io, mio caro Gigi ho avuto un coraggio da tigre, che teme per i suoi tigrini, ma era un coraggio che assomigliava al terrore. Ecco la storia. A mezzo giorno un capo tristo vedendo un uffiziale austriaco al cafè, gli tirò un’archibugiata la quale disgraziatamente ferì un bolognese. A un’ora le orde entrarono per San Felice baionetta in canna. Un vecchio sul ponte della Carità tirava la sua carretta di pomi cotti, quando un brutale tedesco lo passò da parte a parte con una baionetta. Il popolo allora gridò: all’armi!…s’udirono colpi di fucile e verso le tre tutte le campane suonavano a stormo. Si vedeva correre da ogni parte…, ‘si battono tutti. Le armi, le armi; io non sto in casa, diceva’….Il Popolo è un tesoro. Senza uno che lo guidasse aveva già tutto fatto, tutto preveduto. Rotte le strade delle montagne, impedite le strade con delle barricate, armate le creste dei monti; insomma è un popolo eroico, buono, onesto. E’ venuto in casa, non ha molestato uno spillo, per le barricate chiedeva i cenci, non voleva belle cose, e se gli si offeriva, diceva: ‘Più tardi, quando non si potrà fare a meno’. ……..“ Io sono sana, Augusta pure. Abbiamo già avuto due allarmi, un incendio al Palazzo del Re Enzo; e il popolo sempre in armi, sempre fermo. Addio, il Signore ti benedica e ti conservi. Viva l’Italia! Viva Bologna, che ha salvato l’onore italiano! Viva il Popolo, il solo che abbia ragione…”.
Questa, infine, la lettera di Garibaldi a Luigi Tanari:
“2 maggio 1860: Mio caro Tanari, qualunque cosa potete fare per la Sicilia sarà un gran bene. Spero che presto dovrete fare anche per altre province Italiane; e se non avete notizie (ciò che credo non lungi) rammentate al bravo popolo bolognese che noi contiamo coll’energica sua cooperazione. Vostro per la vita. Giuseppe Garibaldi”.
(tratto da : Giulio Cavazza, Alfeo Bertondini “Luigi Tanari nella storia risorgimentale dell’Emilia-Romagna”, Istituto per la storia di Bologna, Studi e Ricerche, 1973, pag 191 e segg.).