24 dicembre 2008
Cari ascoltatori, dedichiamo la nostra rubrica dei Protagonisti a un artista di cui si celebra con una mostra il cinquantesimo anniversario della scomparsa. Parliamo di Luigi Varoli, le cui opere sono raccolte in un’esauriente antologia fino al 15 febbraio 2009 presso la Scuola di Arti e Mestieri di Cotignola (Ravenna), il paese in cui è nato nel 1889.
Diplomato nel 1920 all’Accademia di Bologna, Varoli proseguì gli studi di pittura a Roma. Artista eclettico, nel 1931 si diplomò contrabbassista all’Accademia Filarmonica di Bologna. Espose in varie mostre in Italia e al Salone degli Indipendenti a Parigi. Apprezzato ritrattista e pittore di figura, Varoli si distinse anche come disegnatore, scultore, ceramista. Fondatore della Scuola di Arti e Mestieri a Cotignola, insegnò al Liceo Artistico di Ravenna.
Abbiamo in linea Orlando Piraccini, tra i responsabili della mostra “Luigi Varoli (1889-1958), un maestro nel Novecento“, realizzata dal Comune di Cotignola in collaborazione con l’Istituto per i beni artistici e culturali della Regione Emilia-Romagna. A Piraccini, che è anche curatore del catalogo, chiediamo di illustrarci l’opera di Varoli, accostata dai critici al post-impressionismo, a Soutine e alla scuola romana. E’ così?
Orlando Piraccini, veniamo ora agli altri importanti fatti per i quali la figura di Luigi Varoli merita di essere ricordata. Il nome dell’artista romagnolo, infatti, è scolpito insieme con quello di un altro cotignolese, Vittorio Zanzi, sul «Muro dei Giusti» a Gerusalemme, allo Yad Vashem, il museo-monumento sulla Shoah. Ci racconta cos’ha fatto Luigi Varoli per essere annoverato dagli ebrei tra gli hasidè ummot haolam, i «Giusti delle nazioni»?
Un’ultima domanda a conclusione della nostra chiacchierata, Orlando Piraccini. Qual è stato il rapporto di Varoli con i luoghi in cui ha vissuto, con la Romagna?
