“Imolians”, ossia “imolesi da esportazione”, si chiama la rubrica de “Il Nuovo Diario Messaggero” dedicata agli imolesi che vivono all’estero, da cui abbiamo tratto la storia di Marco Dini che vi leggiamo in questa puntata. A raccogliere queste vicende di emigrazione, raccontate in prima persona, è Maria Adelaide Martegani.
Il Cile mancava all’appello, o meglio, ci mancava un imolese in questo paese.
Meglio ancora, per la verità avevamo scovato Marco Dini da qualche mese, ma lo avevamo catalogato tra i facenti parte della “lista nera” degli imolians, nella quale giaceva in buona compagnia (i suoi “colleghi” sono ancora parecchi).
La lista nera di chi tiene questa rubrica comprende al momento una ventina di nominativi di latitanti… Qualcuno ogni tanto ci avverte che ci scriverà, solo pochi non hanno proprio mai risposto agli accorati appelli ricevuti da Imola.
La speranza è che prima o poi si facciano vivi tutti, affinché la storia degli imolians si arricchisca di sempre nuove testimonianze.
Tornando a Marco Dini, nei giorni scorsi era a Imola per un breve soggiorno e ci ha telefonato. Così è stato possibile incontrarlo e intervistarlo “de visu”.
E’ nato a Tirano, perché i suoi genitori si trovavano in quel momento nell’alta Valtellina. A tre anni la famiglia Dini è tornata a Imola, dove Marco ha seguito il suo percorso scolastico. Dopo le medie e l’Itis, eccolo a Bologna iscritto alla facoltà di Scienze politiche ad indirizzo economico. Presto, accantonati i testi universitari, negli anni Ottanta si impegna nella Fgci di Imola, di cui diventa segretario, e siede nelle file del Pci in Consiglio comunale.
«Sono stati anni dedicati all’impegno civile, si discuteva di mafia, di pacifismo, dei giovani nelle riserve». Vennero poi anche gli anni che segnarono una certa rottura del rapporto tra giovani e politica e forse anche Marco Dini non ne fu indenne. Fatto sta che decise di riprendere gli studi, tornò con entusiasmo in Facoltà a Bologna e si laureò.
A incidere in modo importante sulla sua vita fu il classico “colpo di fulmine”: la sorella di Marco, che in quel momento si trovava in sud America, approfittò di un’amica cilena prossima ad un viaggio di studio in Italia per affidarle una lettera da consegnare al fratello.
E’ un po’ scontato usare l’espressione “galeotta fu la lettera…”, ma fu proprio così.
«Incontrai Roxana per recuperare la busta – racconta Marco Dini – e da allora non ci siamo più lasciati. Roxana è mia moglie e abbiamo una figlia quattordicenne. Grazie ad una proposta del mio relatore di tesi, professor Patrizio Bianchi, attuale rettore dell’Università di Ferrara, ebbi l’occasione di trovare un’opportunità lavorativa in Cile e quando Roxana tornò a casa sua, presto la raggiunsi. Nel ’91 ci siamo sposati».
In questi anni Dini si è occupato di analisi politiche e aziendali per Eclac (Commissione economica per l’America latina e i Carabi) e Cepal, di studi d’impresa, analisi produttive, progetti relativi ad imprese, ha scritto testi, organizzato progetti, tenuto relazioni come consulente per organizzazioni quali Bid, Onudi, Pnud.
Il suo impegno è stato rivolto ad aiutare lo sviluppo delle piccole imprese e quindi l’industrializzazione nei paesi dell’America latina, invitando gli imprenditori a costruire percorsi associativi che possono risultare competitivi, creando percorsi pubblico-istituzionali con équipes di lavoro qualificate.
Su questi temi ha tenuto conferenze in tutto il Cile e in centro America, ampliando poi la rete di contatti dell’Onudi ad altri organismi quali il gruppo della Banca Inter-Americana di Sviluppo.
Ha collaborato con sua moglie, esperta in ambito educativo e scolastico, alla stesura di articoli relativi alle problematiche femminili e alla possibilità di inserire nel lavoro donne di paesi poveri.
I progetti per l’immediato futuro? «Ci trasferiremo a fine anno a Imola, abbiamo già iscritto nostra figlia ad una scuola superiore dove a gennaio inizierà a frequentare la prima. Penso di poter mettere a frutto in Italia ciò che ho imparato in America, costruendo ulteriori progetti per lo sviluppo economico e sociale».
Morale, lo abbiamo ‘braccato’ appena in tempo.
Fra qualche mese Marco Dini non sarà più un ’imolian’, ma un imolese a tutto campo.
E con lui sua moglie e sua figlia.
Lettura di Fulvio Redeghieri