Virgilio nella quarta egloga scrive che un bimbo comincia a riconoscere la madre dal sorriso. Massimo Recalcati, in un recentissimo saggio, sostiene che sono le mani il primo elemento e il primo linguaggio che lega la madre al suo bambino. Sono due immagini molto significative del rapporto madre figlio.
Quasi infinite sono le rappresentazioni iconografiche, di carattere laico o religioso, che raccontano e rendono emblematico questo legame che è accoglienza e dono; sentimento straordinario e al contempo fenomeno biologico, sotteso alla storia stessa del mondo. La maternità racchiude in un’unica immagine il mistero della vita. La prima madre è la terra; essa genera, nutre, la sua fertilità è la promessa di una crescita felice.
In questo anno dedicato tema della nutrizione e a una riflessione globale sulla sostenibilità, la bella mostra “Mater. Percorsi simbolici sulla maternità” realizzata Parma, una delle capitali della grande tradizione alimentare italiana, propone letture e suggestioni che hanno sfumature storico-artistiche, ma anche antropologiche, filosofiche, letterarie; soprattutto, però, questo percorso, che va dall’antichità al contemporaneo, permette di cogliere come il senso della maternità si è evoluto nel trascolorare dei secoli, nei mutamenti religiosi e comportamentali, con l’affermarsi del ruolo femminile in modalità nuove.
La bella, imperdibile esposizione rimarrà aperta al Palazzo del Governatore fino al 28 giugno. Il percorso è articolato in quattro sezioni e spazia dalle raffigurazioni preclassiche ai capolavori delle diverse epoche successive. Attraverso 170 opere, ci si interrogherà su quanto il valore della procreazione e la responsabilità della crescita abbiano rappresentato e continuino a rappresentare nella vita di ogni essere umano
La mostra si sviluppa attraverso quattro macro sezioni delle quali diamo qualche cenno:
La prima sezione è Cosmogonie e dee madri: la maternità della terra e la maternità del cielo. Dalle antichissime raffigurazioni delle Grandi Madri ‘steatopigie’ fino ai miti greco-romani il tema della fertilità e della maternità ha rappresentato per secoli la rappresentazione fisica del costante rapporto dell’Umanità con il Divino.
La seconda sezione dedicata alla Maternità rivelata racconta la decisiva svolta simbolica nella rappresentazione artistica della Maternità dopo il riconoscimento di Maria come Madre di Dio dal Concilio di Nicea nel 325 d.C. Partendo dall’esperienza artistico/religiosa delle icone bizantine presenti in mostra, il percorso si sviluppa dal Trecento toscano fino al XVII secolo con preziosi capolavori su tavola e celebri Madonne con Bambino da Filippo Lippi a Andrea Mantegna, da Pinturicchio a RossoFiorentino, dal Veronese a Tiepolo.
La terza sezione: Dalla maternità sacra alla maternità borghese sottolinea come la trasformazione della famiglia in ambito borghese ottocentesco ha modificato l’ideale di sacralità della maternità. Nella sezione si analizza il forte squilibrio sociale creato dalla rivoluzione industriale che farà da sfondo al recupero della maternità come valore nuovo, qui ben esemplificato dai ritratti di genere di Francesco Hayez e di Domenico Induno fino alle magnifiche tele di Felice Casorati (La famiglia Consolaro Girelli) e di Gino Severini (La maternità).
La quarta sezione ci proietta nella contemporaneità Il secolo breve: emancipazione della figura femminile dai temi archetipici. La sezione sottolinea il tema della maternità nell’arte del Novecento e delle sue Avanguardie. Ne emerge non più una figura di madre astratta e chiusa in una propria femminilità sacrale, ma una figura in reale competizione con il quotidiano, in cui è la donna – affrancandosi dalla condizione esclusiva di madre – che determina nell’arte una variazione della propria iconografia. La maternità sacra si trasforma in femminilità seduttiva e il senso procreativo cede il passo a una rappresentazione estetica concettuale. La sezione si interroga sulla moderna ricerca artistica di un nuovo archetipo femminile attraverso le opere di Michelangelo Pistoletto, Max Kuatty, Bill Viola, fino alla celebre icona del personaggio di Valentina di Crepax (di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario).
Carissimi, se il seno della donna ha nutrito e nutre gli esordi della vita, la maternità, intesa come mistero, responsabilità e dono anche in modo traslato, alimenta gli approcci più diversi della creatività, buona mostra!
Un saluto da Valeria Cicala