Un volume edito dalla Libreria Musicale Italiana nel 2014 a cura dell’Università di Parma, raccoglie gli atti del convegno con cui alla Casa della Musica di Parma il 27 e il 28 aprile 2013, si è celebrato Egidio Romualdo Duni: un nome che a molti dirà poco o nulla, ma dietro il quale si nasconde un compositore del Settecento che fu tra i protagonisti del suo tempo.
Ripercorriamo le principali tappe della vita di Duni, dalla nascita a Matera nel 1708, all’esordio non precocissimo con il Nerone romano del 1735, fino ai marginali impieghi nel regno di Napoli di Carlo di Borbone dal 1743: anni di viaggi poco documentati in diverse città italiane, ma anche a Vienna, Parigi, Londra, in Olanda. Poi il cruciale soggiorno a Parma, all’inizio del ducato di Filippo I, dove Duni visse tra il 1750 e il 1756: sei anni in cui ebbe modo di maturare l’arte e la cultura che lo proiettarono in seguito a Parigi, protagonista di uno dei più vivaci capitoli della storia del teatro e della musica settecentesca, la nascita e la definitiva stabilizzazione del nuovo genere dell’opéra-comique. Infine il rapido declino, già testimoniato, Duni vivente, dal condiscendente giudizio di Grimm che nel 1766 osservava come ormai egli «non è più giovane, le idee cominciano a mancargli e non lavora che di pratica…». La sostanziale assenza del suo nome nelle storie della musica ce lo rende oggi un illustre sconosciuto.
Gli studi raccolti nel volume curato dall’Università di Parma mostrano invece il respiro internazionale di Duni, non dovuto solo agli anni passati a Roma, nel regno di Napoli, nella Parma francesizzata, a Parigi, ma piuttosto costruito con scelte guidate dalla curiosità per il confronto, per la ricerca, per la soluzione dei problemi estetici e artistici spalancati dai movimenti tellurici impressi al mondo teatrale dall’illuminismo.
Duni si muoveva tra opera italiana e opera francese, teatro serio e teatro comico, ballo, teatro cantato, teatro di parola, tradizione classica, reminiscenze barocche, fascino per la sorpresa e per il gioco illuminista. Discuteva da pari a pari con Goldoni e Diderot, ‘vedeva’ dove andava il suo mondo, lo comprendeva e lo guidava. Fu dunque una figura centrale nella rapida integrazione di stili e gusti teatrali del tempo, nella definizione di una teatralità sempre più sovranazionale.
L’archivio di Stato di Parma conserva carte importanti per fare luce sugli anni cruciali, vissuti da Duni prima di stabilirsi a Parigi: la dinamica corte di Filippo I investiva molte energie e finanze nelle attività musicali e teatrali, dentro un disegno di radicale riforma culturale. In quell’ambiente, dove circolavano testi illuministici e dove era possibile entrare in contatto diretto con artisti e filosofi francesi, Duni maturò la propria estetica e il proprio interesse verso le relazioni tra testo e musica. Giunse così a confutare le posizioni di Rousseau sulla non musicalità della lingua francese, meno armoniosa e meno cantabile della lingua italiana, nell’“Avertissement” della partitura del Peintre amoureux de son modèle (1758), una delle rare prefazioni teoriche scritte e pubblicate da compositori italiani, ricca di colte citazioni e di reminiscenze letterarie: per la corte di Parma la presenza di Duni in città dovette essere una vetrina di prestigio internazionale.
Jean Monnet, direttore dell’Opéra-Comique di Parigi, ci informa nelle sue memorie di aver ricevuto nell’autunno del 1756 la richiesta, da parte della corte di Parma, di un libretto francese. Cosi nacque Le peintre amoureux de son modèle (1757), su testo di Louis Anseaume, rappresentato a Parigi con notevole gradimento del pubblico.
Nel 1756 il compositore, forte di questo successo, si trasferì a Parigi per approfondire il rapporto tra la musica e la poesia francese, appoggiato dagli Enciclopedisti che erano contro le tesi di Rousseau.
A Parigi Duni sposò l’attrice francese Catherine Elisabeth Superville da cui ebbe nel 1759 il figlio Jean-Pierre, mediocre compositore. Negli anni successivi la sua fama crebbe grazie a una serie di opere di successo, come L’isle des foux (1760), tratta dall’Arcifanfano di Goldoni. In esse perfezionò la fusione tra elementi italianeggianti (come le ariette) ed elementi francesi (come gli ensembles) evidenziando uno stile descrittivo, pittoresco, e più tardi addirittura lacrimevole come nella sua École de la jeunesse del 1765, ispirata ad un celebre dramma del teatro inglese, dove offrì il primo saggio di ciò che i francesi intendevano per «teatro borghese» contribuendo in modo decisivo al rapido ampliamento dei soggetti trattati dall’opéra-comique.
La ricerca estetica di Duni a Parigi riguardava non solo questioni di prosodia e di intonazione della lingua francese, ma si si riversò sulla drammaturgia. La rielaborazione dell’originale libretto di Favart Ninette à la cour per montare il testo del Retour au village ne fu un primo saggio; Duni mise a punto gli stili per dar voce musicale a situazioni drammatiche fino ad allora inedite.
Nel 1761 Duni divenne direttore musicale della Comédie Italienne, per la quale lavorò fino al 1770. I melodrammi da lui composti sono una trentina. Morì a Parigi nel 1775, a 67 anni.
A Egidio Romualdo Duni è dedicato il Conservatorio di Matera, la sua città natale. Il cui Ensemble ripropone sonate, danze, e arie dal Nerone, tutta musica giovanile del compositore, raramente eseguita nei tradizionali circuiti concertistici.