4 agosto 2009
Tra i tanti emiliani che hanno portato all’estero un’immagine positiva dell’Italia, c’è senz’altro Gian Paolo Biasin, al quale il Comune di Sassuolo nel 2004 ha intitolato la sala conferenze, e che due anni prima aveva dato il nome a un’associazione culturale. Sassolese di adozione ma nato a Reggio Emilia (nel 1933) Biasin merita tutta questa considerazione perché è stato un grande critico e studioso di letteratura italiana, e docente di alcune fra le più prestigiose università americane. Scomparso a Berkeley nel 1998, lascia l’importante eredità di centinaia di pubblicazioni scientifiche su riviste specializzate e di apprezzati volumi di critica letteraria.
Dopo aver conseguito la maturità classica presso il Liceo “Muratori” di Modena, si è laureato in Legge all’Università di Modena nel ’56. Dopo un Master in Scienze Politiche alla Maxwell School of Syracuse University, si è laureato in Letteratura Romanza alla Johns Hopkins University di Baltimora. Ha insegnato, come dicevamo prima, in importanti atenei degli States quali, per citarne solo due, la University of Texas e la University of California di Berkeley.
La sua specializzazione era la critica comparatista, che permette l’introduzione di nuovi generi e approcci a temi poco analizzati nel campo dell’italianistica. L’italianistica era la sua materia e la sua passione: Biasin fu un instancabile promotore d’italianità culturale attraverso conferenze che teneva negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Se consideriamo, ad esempio, un testo come “Le periferie della letteratura: da Verga a Tabucchi”, cogliamo la capacità di Biasin di espandere il canone letterario sino a tenere insieme autori molto diversi e a suggerire nuovi percorsi di lettura non legati solo all’analisi dei testi.
Ricordato dai colleghi e dal mondo accademico come una straordinaria figura di letterato e studioso, insegnante ammirato e benvoluto dai suoi studenti, Biasin è stato riconosciuto a livello internazionale come una vera e propria autorità nel campo della letteratura italiana del diciannovesimo e ventesimo secolo. Tra i suoi tanti libri, ricordiamo “The smile of the gods”, pubblicato nel 1968 dalla Cornell University, che faceva conoscere Cesare Pavese agli studenti e al mondo accademico americano; “Italian literary icons”, una storia critica della letteratura italiana del XIX e XX secolo pubblicata nel 1985 dall’Università di Princeton, e poi tradotto da Il Mulino di Bologna. Altri libri pubblicati a Princeton sono “Montale, Débussy and Modernism” (1990) e “The flavors of modernity” (1993). Del 1976 è “Malattie letterarie”, traduzione italiana del testo pubblicato l’anno prima dalla Università del Texas. Ricordiamo infine “I sapori della modernità: cibo e romanzo”, uscito nel 1991 per i tipi de Il Mulino.
Che fosse la poesia di Montale o quella di Pavese, per il sassolese Biasin era importante diffondere nei campus americani un’idea dell’Italia all’altezza della sua ricchissima cultura.