1 marzo 2014
Piero Guarino: Omaggio a Clementi. Divertimento per pianoforte e piccola orchestra
«Più luce, più luce!» chiedeva Goethe in punto di morte. «Più musica, più musica!» chiediamo noi: ci vorrebbe più musica, più arte, in un mondo che ha perduto la bellezza dei suoni, la sensibilità al bello, e ha relegato l’ingegno solo alla sfera dell’utile. Facciamo queste considerazioni pensando alla vita e all’opera di Piero Guarino, pianista, direttore d’orchestra, compositore, docente, direttore dei Conservatori musicali di Sassari e di Parma, e ideatore, per il Conservatorio di Parma, del primo liceo musicale sperimentale in Italia. Guarino ha diretto orchestre prestigiose – da quella della Radio fiamminga alle orchestre sinfoniche della Rai di Torino e di Roma, dal Festival Bach di Oxford al Teatro Regio di Parma -, ha svolto attività concertistica ovunque con il suo strumento, il pianoforte, e come compositore ha vinto premi, ma poco resta di lui – scomparso nel 1991 a 72 anni – se non l’aula che gli ha dedicato il Conservatorio di Parma e il ricordo affettuoso di musicisti, studenti e collaboratori. Per sopperire a questa mancanza, la figlia Micaela ha fatto uscire un libretto con le testimonianze di chi l’ha conosciuto, e con un cd di sue composizioni eseguite dall’Orchestra da Camera di Trento, guidata da Giancarlo Guarino e affiancata dai solisti Stefano e Margherita Guarino, gli altri figli del compositore. Ascoltiamo la Berceuse del 1951, tratta dalle Nozze di sangue di Garcìa Lorca.
Piero Guarino: Berceuse (da Noces de sang di F. Garcìa Lorca) per voce e complesso strumentale (1951, Martina Belli mezzosoprano).
Una vita trascorsa sotto le ineffabili insegne della musica è una vita più bella? Noi crediamo di sì. Sicuramente è una vita che ha avuto un senso, dunque non inutile, se qualcuno a distanza di oltre vent’anni dalla morte, di Guarino ricorda «un’esecuzione dei Preludes di Debussy nell’atmosfera raccolta e raffinata della villa di Gino Magnani» vicino Parma, o un suo «lied su testo di Rainer Maria Rilke, non so il titolo esatto ma ricordo che parlava della caduta delle foglie d’autunno, le foglie cadono come da lontano … è come se Dio le tenesse nelle sue mani …». Sono le testimonianze del musicologo Gian Paolo Minardi e del compositore Roman Vlad. Il testo di Rilke, messo in musica da Guarino, è bellissimo: «Tu mia santa solitudine / tu sei così ricca e pura ed ampia come un giardino che si desta / Mia santa solitudine / tu, tieni chiuse le porte d’oro d’innanzi a cui i Desideri attendono» …
Piero Guarino: Tu mia santa solitudine … (Molto lento) Io scorro, scorro … (Agitato). Testi di R. M. Rilke per canto e pianoforte (1944, Margherita Guarino soprano; Stefano Guarino pianoforte).
Come suonava il pianoforte, Piero Guarino? Il musicologo Paolo Terni in un libro del 1999 ricorda una sua esecuzione di brani dai Preludes di Debussy al Conservatoire de musique di Alessandria d’Egitto, fondato da Guarino nel 1950 in quella che fu la sua città natale. «Le riunioni – settimanali – erano di “estetica musicale”. Venivano officiate da Piero Guarino, pianista entusiasta e raffinato: allievo di Alfredo Casella, decise di tornare ad Alessandria nel dopoguerra e – bello e fascinoso com’era – esercitò una tale seduzione di massa da riuscire, in poco tempo, a organizzare un Conservatoire de musique, stagioni di concerti, un mensile “Rythme”, insomma: un vero e proprio movimento musicale. Ero sicuramente il più giovane in quelle riunioni dove predominavano le signore. Credo di avere capito allora perché venivo – e vengo tuttora! – ad essere così turbato fisicamente dalla musica per pianoforte di Debussy (…). Un pomeriggio (…) guardando Piero percepii una curiosa relazione – come irradiante – tra la plasticità delle sue mani e quanto esse erano pronte a eseguire: come se la musica di Debussy fosse lì, presente, prima ancora di essere suonata, racchiusa, pur capace di emettere nel silenzio una sorta di trattenuta aura vibratile, provocando un’increspatura dello spazio sonoro (…)». Purtroppo non abbiamo registrazioni di Guarino dei Preludes, e ci affidiamo, allora, all’interpretazione di Arturo Benedetti Michelangeli dello stesso brano delle Images citato da Paolo Terni, sperando di ricreare almeno l’atmosfera.
Claude Debussy: Images (deuxième série). I. Cloches à travers les feuilles. Pianoforte: Arturo Benedetti Michelangeli.
E’ impossibile, in una breve trasmissione come la nostra, ricordare la vita straordinaria di Piero Guarino, «compositore raffinatissimo con evidenti influssi di memoria francese» e con una «mente poetica (che) lo induceva a privilegiare il senso del colore», come afferma il pianista e compositore Marcello Abbado. E Riccardo Chailly, il noto direttore d’orchestra, ricorda ancora i corsi di direzione d’orchestra a Perugia con il Maestro Guarino e la sua «geniale e poliedrica personalità musicale come direttore d’orchestra, compositore, accompagnatore, e in particolare pianista. Indimenticabile il suo “tocco” di estrema poesia e particolare bellezza». Lasciamo allora parlare la musica di quest’uomo cui anche la città di Parma deve tanto, per la guida innovativa impressa al suo Conservatorio. Terminiamo con una composizione del 1987, Quattro Haiku per canto e pianoforte. Due di questi versi «giapponesi» ci sembrano, cari ascoltatori, il migliore commiato. Il primo: «Non sapremo mai quando rifioriranno gigli sepolti». Il secondo: «Musica di te nel buio infinito di primavera».
Piero Guarino: Quattro Haiku per canto e pianoforte (1987, Margherita Guarino soprano; Stefano Guarino pianoforte).