Se c’è un artista che è rimasto legato alla sua terra questo è Gino Covili ed è una terra che ha segnato molto lui, i suoi quadri e anche il ricordo di molti emiliano romagnoli nel mondo. Covili, scomparso un anno fa e a cui Modena dedica oggi una bellissima retrospettiva è di Pavullo, è di quel Frignano terra di grande emigrazione. E la terra, i contadini, gli animali di quei luoghi di montagna ritornano nei suoi quadri, ne sono i protagonisti. Per Covili l’uomo e il suo territorio sono intrinsecamente uniti. Le figure che popolano i suoi quadri hanno braccia che sembrano tronchi, mani che paiono radici, occhi ferini. C’è tutta la forza della natura in quelle tele, una natura che si fa uomo accanto a un uomo che si fa natura.
Ha inaugurato il 29 aprile per restare allestita fino al 2 luglio
Al Foro Boario di Modena potremo ammirare i quadri dal primo ciclo dedicato alla cerchia degli affetti familiari, fino alla rievocazione notturna del “Paese che dorme e sogna”. Su queste tele il mondo di Covili prende corpo attraverso le aspre lotte e la profonda umanità del “Bestiario”, le tradizioni ed i valori del mondo contadino, la desolata solitudine degli “Esclusi”, il mitico librarsi in volo dell’“Ultimo eroe”, strenuo difensore degli umili, ed infine “Il cantico delle creature” dal ciclo “Per grazia ricevuta” dove con l’istinto del grande artista Covili affronta il tema di San Francesco, il grande Santo del Medioevo.
Al Castello di Montecuccoli sono esposte invece le 58 opere che compongono “Il paese ritrovato”, il ciclo acquisito dal Comune di Pavullo nel 1998.
La vocazione artistica di Covili affonda le sue radici nelle drammatiche esperienze della guerra: qui nasce l’Artista, animato da una profonda ansia di giustizia e di umana fratellanza. L’arte di Covili vuole mostrare, prima di tutto, la centralità dell’uomo nella vita contadina, con le sue radici e con le sue varie attività fatte di “saperi”, esperienza e di materiali poveri che hanno segnato, nel tempo, la storia dell’umanità. Egli diviene appassionato “cantore della sua terra”, rappresentandone la natura aspra e generosa, dando voce a quel mondo contadino di cui ha fatto parte.
Le sue tele, spesso di grandi dimensioni, sono mondi dinamici e brulicanti di vita, frutto di un febbrile ed amoroso dialogo tra l’artista e la natura che lo circonda: evocano storie lontane, sospese nel tempo, racconti di antichi riti contadini, momenti di feste corali, notturne solitudini, aspre fatiche diurne.
All’inaugurazione della mostra era presente il figlio dell’artista, Vladimiro Covili ci dica, piacerebbe questa mostra a suo padre?
Maria Teresa Orengo ha curato l’esposizione assieme ad
Troverete tute le informazioni sulla mostra al sito www.ginocovili.it