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12 Giugno 2006 | Archivio / Prodotti tipici e sagre

N°16-SAPORI D’ITALIA

L’artusiano Dolce Torino sfida il Tiramisù all’argentina

Ed eccoci di nuovo alle prese con una sfida tra la cucina originale emiliana romagnola, quella codificata più di cento anni fa dal grande gastronomo forlivese Pellegrino Artusi e la cucina dei nostri emiliano romagnoli nel mondo. Oggetto del confronto di questa settimana è un dolce davvero goloso, di quelli che non mancano mai alla fine di un pranzo importante: il tiramisù.

Nel suo libro l’Artusi, volume che recentemente è stato tradotto sia in spagnolo che in portoghese e questo grazie alla Regione Emilia Romagna e alle sue comunità all’estero, chiama questa ricetta Dolce Torino ma la ricetta e la preparazione è la stessa del Tiramisù. Vediamo gli ingredienti per sei/otto persone:

 

1 etto di savoiardi
1 etto di burro fresco
70 grammi di zucchero a velo
1 rosso d’uovo
2 cucchiaiate di latte
1 etto di cioccolata
odore di zucchero vanigliato
1 cucchiaiata di rosolio

Preparazione
Tagliate i savoiardi in due parti per il lungo e bagnateli col rosolio. Lavorate dapprima il burro con lo zucchero e il rosso d’uovo; ponete al fuoco la cioccolata, grattata o a pezzetti, col latte, e quando sarà bene sciolta versatela calda nel burro lavorato, uniteci l’odore di zucchero vanigliato e formate così una poltiglia mescolandola bene.
Disponete sul vassoio un primo strato di savoiardi e spalmateli leggermente con il composto quindi sovrapponete un altro strato di savoiardi, poi un terzo strato ancora, spalmandoli sempre leggermente. Il resto del composto versatelo tutto sopra ed ai lati pareggiandolo meglio che potete. Il giorno dopo, prima di servirlo, lisciatene tutta la superficie con la lama di un coltello scaldata al fuoco, e in pari tempo, piacendovi, ornatelo con una fioritura di pistacchi oppure di nocciuole leggermente tostate, gli uni e le altre tritate finissime. 40 grammi di nocciuole pesate col guscio o 15 grammi di pistacchi potranno bastare. Già saprete che questi semi vanno sbucciati coll’acqua calda. 

 

Questa era la ricetta del 1891 vediamo come questa si realizza in Argentina, patria adottiva di tanti emiliano romagnoli. Naturalmente per la mancanza di materie prime certi ingredienti sono stati sostituiti con altri di produzione locale.

 

Tiramisu all’argentina

Ingredienti
2 pacchetti di savoiardi da 2 etti (Vainillas Capri)
500 grammi di Queso Blanco Garcia
200 cc di Marsala
200 grammi di zucchero
250 cc di panna liquida
1 cucchiaino di vanillina
6 rossi d’uovo
6 bianchi d’uovo
250 cc di cognac
250 cc di caffè forte
2 cucchiaini di cacao in polvere
2 cucchiaini di cannella

Preparazione 

Si frullano i 6 rossi d’uovo finchè si ottiene una crema.
Le si aggiungono i 200 grammi di zucchero e si continua a frullare. Dopo si aggiunge il formaggio bianco “Garcia”, il marsala, la panna liquida e la vanillina. Si mischia bene e si lascia riposare da parte.
In un’altra ciotola si montano a neve i 6 bianchi d’uovo e si mischiano con il composto precedente.
Si prepara un composto fatto col cognac, col caffè e zucchero a piacere, con cui si bagneranno gli strati di savoiardi.
Mettere un primo strato di Vainillas Capri dentro un recipiente, che dopo si porterà a tavola. Bagnare con il liquido di caffè e cognac. Spalmare la crema. Fare un secondo strato di Vainillas, bagnarle, spalmare la crema. Ripetere per il terzo strato e mettere in frigo. Spolverare con il cacao e la cannella prima di servire.

E’ migliore se preparato il giorno prima.

 

Le origini del tiramisù si perdono nei tempi.  La versione più accreditata lo vuole nato verso la fine del XVII secolo a Siena in onore del Granduca di Toscana, Cosimo III de’ Medici col nome appunto di  “zuppa del duca”.
La leggenda racconta che divenne il dolce prediletto dai cortigiani che gli attribuivano proprietà  eccitanti e afrodisiache. Si diffuse quindi l’abitudine di consumarne abbondanti porzioni prima di ogni incontro amoroso. Ed ecco che la zuppa del duca cambiò nome e prese quello decisamente allusivo di tiramisu.
Un’altra storia narra invece di un pasticciere torinese che, in seguito ad una richiesta dell’allora primo ministro Camillo Benso Conte di Cavour, creò un dolce che sostennesse il goloso statista nella sua difficile opera di unificare il territorio italiano. Da qui il nome, appunto, di “tiramisù”.
A Reggio Emilia si fa una  variante di questo dolce che si chiama Cassatella dove i savoiardi vengono intinti nel Sassolino e sempre in Emilia esiste una versione di Tiramisù fatta solo con la crema, senza savoiardi e con il cioccolato a scaglie mescolato all’interno dal nobile nome di “crema della duchessa” o “zuppa della duchessa”.

Ricordiamo che potete trovare queste ricette in versione stampabile sul sito della nostra radio e invitiamo tutti gli ascoltatori a mandarci le loro di ricette che poi confronteremo con quelle della tradizione.

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