E’ in libreria l’ultimo lavoro del poeta bolognese Salvatore Jemma, intitolato “Decisioni. Paesaggio italiano 1 – 33”, che segue la prima parte “Plenilunio di novembre” del suo poema “Decisioni”. Il volume, pubblicato dalle edizioni Bohumil di Bologna, è corredato da CD audio con la composizione sonora originale, titolata: 19 – 33, realizzata da Salvatore Jemma e Giacomo Della Maria.
Salvatore Jemma, nato a Bologna nel 1951, è uno dei più noti poeti della città, protagonista di numerose iniziative editoriali, anche in collaborazione con Roberto Roversi.
IL LIBRO
Dopo il viaggio infernale, consumato col precedente “Plenilunio di novembre” dentro i paesaggi interiori e sotterranei di Bologna, Salvatore Jemma inizia un altro itinerario verso un centro ancora da conquistare.
Il “paesaggio italiano” del titolo è quello emiliano – una parte per il tutto -, tracciato per mezzo dei dialoghi e delle cose viste e descritte – anche quelle minime cose o quelle parole che, lasciate andare, sono colte per un attimo e poi sfuggono come i gabbiani in mezzo al mare in tempesta.
I versi cercano di ridestare l’attenzione per ciò che è successo, per qualcosa che ci è successo, per non accantonare il pensiero nell’angolo buio, in attesa di quello che potrà succedere.
Pubblichiamo il testo della poesia tratta dal CD, che parla delle città emiliane, della nostra vita e dei nostri viaggi di tutti i giorni.
DA “DECISIONI. PAESAGGIO ITALIANO 1 – 33”
7.
e buongiorno alla città, a quella dico
che fila verso Rimini e si libra
e che perdemmo sopra il sole, sopra
spiaggia e polvere; tra fiamma e luce
arriva il passeggero, come scende
si libra, quale assalto in cielo
del sonno, e schianto nel dolore
che tutto sia finito (può la gloria
ma può, in luce, la gloria
nel gelo del letto, oltre il buio
avvolgerci, la gloria, può di luce
dopo questo?); camminammo poi
lasciando l’autostrada, verso nord
e l’onda spumosa, che s’infrange o
quella strada, dove mai fa sosta
cielo, dopo pioggia, che risplende
in direzione di strade improvvisate
di sabbia e campi; e venti contrari
alzano la spiaggia, mentre copre
il brillìo del sole che, nell’ombra
riluce; proseguimmo allora
19.
Arrivammo di notte, nella notte
d’autostrada, da Reggio per Piacenza
che fa, quando dei fari all’autogrill
sfiorano le macchine, scintilla
l’invisibile notte, sfiora il sonno
ogni bocca; per questo ci fermammo
a mangiare qualcosa, bere un caffé
poi tornammo fuori, e strido acuto
di freni e segni sull’asfalto
e voci d’autoradio, di persone
a Piacenza, che s’avvolge attorno
ognuno e, be’, si porta i proprî pesi
il cuore buio, a notte; ché dilaga
a nord, nel sogno di qualcuno
di gente, o brilla in questo cielo
la picciola stella, ma furiosa e
tutte intonano il rumore
d’aereo, che passa come un grumo
di sputo; riprendemmo strada
rabbrividendo, in ombra, e primavera
cede accogliente, brezza la ripara
21.
(oh luce!) corona per cui andare;
e sclera la città, nel cuore slega
il cellulare, di stagione in stagione
come a Bologna, quando si ritorna
da piazza Verdi, verso via Petroni
tra figli di puttana e spacciatori
(e questo alle volte e talora altro
se il governo è quello che sappiamo
altro che novo piano); poi si torna
con battito del cuore, lì nel nero
andando, senti cantare sulle ali
fammi volare, amore, tra i gabbiani
in luccicante luna; e stria d’aereo
fila più in fretta, nel suo volo corre
lì dove andiamo, niun si chiede strada
e cammino da fare risalimmo ancora
a Piacenza, stringemmo quel che occorre
e giorno non passa che, continuamente
non la ritrovi per il suo chiarore;
poi via, salimmo verso oriente
e (accidenti, niente finisce mai…