Musica. Arild Andersen: Patch of light I
Si chiama “Hyperborean” l’album del compositore norvegese Arild Andersen da cui ascoltiamo un brano di atmosfere nordiche, giusto per entrare nel clima della nostra trasmissione dedicata, anche oggi, al nord. Perché l’inverno, quest’anno, non è ancora arrivato e ne sentiamo la nostalgia. Per molti bambini del mondo il nord è la dimora invernale di Babbo Natale, ma per gli stessi bambini delle terre scandinave il nord russo è un luogo di terrore.
Musica. Arild Andersen: Patch of light I
Abbiamo molte immagini del nord. Ce le forniscono i miti, l’arte, la storia, la letteratura, come vedremo tra poco. E l’Emilia-Romagna come si inserisce in questa idea di nord? Naturalmente nord per noi significa Europa, mentre la parola sud evoca, per contrasto, qualcosa che tende all’Africa: anche solo un richiamo o un’ipotesi. Terra industriosa, ricca di piccole e medie imprese, L’Emilia-Romagna è lo snodo di tutti i sistemi infrastrutturali che collegano il centro Europa con il sud d’Italia, il nord Europa e i Paesi dell’area adriatica e mediterranea. Già gli Etruschi avevano fatto della nostra regione l’avamposto nei commerci verso il nord Europa. E quando Ravenna divenne sede dell’ultima capitale dell’Impero romano d’Occidente, e poi principale centro e porto dell’Occidente bizantino, il nostro territorio divenne anche un punto d’equilibrio tra est e ovest. Una regione cerniera: una regione del nord con una porta aperta verso sud. Un equilibrio esemplificato nel prossimo brano, “Bound for the beauty of the south”, di Esbjörn Svensson Trio, formazione svedese “in viaggio per la bellezza del sud”.
Musica. E.S.T. (Esbjörn Svensson Trio):Bound for the beuauty of the south
Avete sentito come il jazz melodico di questo brano all’inizio dia una sensazione di freddo, diventando poi più coinvolgente, man mano che l’atmosfera si riscalda. Ci sono scrittori, come André Gide e Michel Tournier, per i quali il sud è il luogo della libertà. Ci si lascia andare a una dolce e calda deriva, ci si spoglia delle convenzioni come degli abiti. “Buona parte dell’immaginario diffuso sul nord è connessa a melanconia e distanza, alla solitudine delle domeniche di provincia”, scrive Peter Davidson nel libro che ci fa da guida, “L’idea di nord”. E’ il precoce dissolversi della luce, il crepuscolo che si lascia assorbire nella notte, nella pioggia e nella solitudine. Ma il nord significa anche paesaggi bellissimi, la dolcissima luce di mezza estate, l’aria lattiginosa come vetro smerigliato, i pinnacoli a bulbo dei campanili e dei castelli che sembrano usciti da una fiaba. Il nord è un luogo per meditare con sobrietà, per ritrovare i suoni più vicini all’anima, agli spiriti che ognuno porta dentro di sé. O dove correre a squarciagola sull’orlo di una scogliera, magari dopo essersi immersi nelle cupe atmosfere invernali degli islandesi Sigur Rós.
Musica Sigur Rós: Glosoli
Ah, che meraviglia, diceva Pier Vittorio Tondelli, prendere la macchina, entrare in autostrada a Carpi, puntare a nord e uscire ad Amsterdam. “Odore, odorino mio di mar del Nord, di libertà e gioventù” – scriveva nel 1980 in “Altri libertini”. Nel racconto “Ragazzi a Natale”, uscito nel 1991, poco prima della sua morte, ma scritto quando ancora c’era il muro di Berlino, Tondelli esprime bene i sentimenti che stiamo evocando in questa nostra puntata. “Lascio la Kudamm seguendo il traffico fino a Wittembergplatz. Il cielo è straordinariamente nero e puntellato di stelle. Al Sud, soltanto in Italia, sarebbe una notte dolcissima e profumata. Qui non sento odori, né, in fondo, è limpidezza questo soffitto vuoto e gelido, spazzato dal vento ghiacciato, e mi costringe a camminare alzando le spalle e guardando fisso a terra. La neve, caduta qualche settimana fa, è ammucchiata in blocchi di ghiaccio ai lati della strada. I berlinesi dicono che è un Natale mite, questo, in realtà è Siberia. Continuo a camminare, sto cercando di concentrarmi, devo trovare una via d’uscita, non posso passare questo mio primo Natale in terra di Germania solo, gettato in strada come un pidocchio”.
Musica. Garbo: A Berlino va bene
Molte sono le idee di nord, dall’antichità ai nostri giorni. Pensiamo ai pattinatori su ghiaccio nei dipinti fiamminghi del XVII secolo, alle poesie dell’olandese Martinus Nijhoff – l’Aja sprofondata nell’inverno, fiori congelati sparsi sulla finestra -, alla Zembla di Vladimir Nabokov, un nord inventato che assomiglia tanto alla Siberia sovietica, definito dalla tristezza e dalla lontananza. Pensiamo al progredire del buio e ci chiediamo se riusciremo mai ad afferrare il crepuscolo. Il nord – scrive Davidson – è questo “odore di autunno sulla linea delle nevi perenni. Odore di whisky al malto, e di gelo”. “Vai nella stanza dove si trova il computer. Chiudi l’imposta contro il vento che spazza i campi. Accendi il computer. Osservi le profondità del paesaggio invernale appeso sul muro sopra lo schermo. Neve sulle Fiandre, secoli fa. I pinnacoli della città immersi nel freddo. Pattinatori sul mare ghiacciato. Uccelli neri nell’aria vuota”.
Ma in qualche modo, un viaggio al nord è sempre un viaggio verso la verità. La verità che si nasconde nelle terre fredde, oltre le brughiere, là dove si trova Thule, l’ultima Thule, il luogo più remoto della terra, al quale ci avviciniamo con la musica cosmico-elettronica dei Tangerine Dream. Arrivederci a lunedì prossimo.
Musica. Tangerne Dream: Ultima Thule
Lettura di Fulvio Redeghieri.