La gestione e la cura degli orsi, il più importante strumento di lavoro dei nostri girovaghi, comportava attenzioni particolari che cominciavano con l’addestramento e continuavano durante tutta la vita dell’animale. Un attimo di disattenzione o di incertezza nel loro trattamento potevano sfociare in una tragedia. Si narra che un orsante, giunto a casa da una lunga tournée, abbia festeggiato il ritorno con alcuni giorni di bisboccia e di bevute straordinarie, dimenticandosi di accudire e di dar da mangiare alla sua bestia. Tornato a casa alticcio, non osando andare a dormire nel suo letto per non esserne subito cacciato dalla moglie, decise di andarsene a dormire con il compagno dei suoi vagabondaggi per le contrade dell’Europa. Si dice che l’orso affamato, non appena l’orsante si addormentò tra fiumi dell’alcol, abbia sbranato il suo padrone. Questo fatto potrebbe essere soltanto una leggenda, di quelle che girano tra le valli e venivano raccontate nei firossi [le veglie tra vicini] invernali.
Tuttavia, un evento del genere è accaduto davvero, sia pure con modalità leggermente diverse; il racconto del fatto, nella trasmissione di bocca in bocca, potrebbe essere stato distorto fino a farlo diventare una leggenda.
La disgrazia, invece, ci fu e avvenne in quel di Momarola nel 1844; il2 novembre, il Podestà di Bedonia, Giuseppe Serpagli, scriveva urgentemente, alle otto di sera, al Pretore di Compiano, con oggetto: «Avvenimenti funesti – Si fa avviso della morte di Dallara Bernardo, detto Bagolone, rimasto vittima da tre orsi di cui era padrone».
La lettera proseguiva: «Sono informato da Moglia Giovanni di Giacomo e da Dallara Luigi di Antonio entrambi di Momarola di qui, che il nominato Dallara Bernardo detto Bagolone di quel luogo rimaneva sta sera circa le ore sei vittima nella stalla della di lui casa d’abitazione per opera di tre orsi di cui era padrone e nella quale custodiva. li cadavere del Dallara non si è potuto veder libero da quelle bestie che previa la morte di loro procurata alle stesse da un archibugio e con scuri, e ritrovasi da quanto mi si assicura nel sito ove morì, tra quelle pure estinte bestie e sembrerebbe mancante di un braccio ed aveva coroso il capo. Spedisco sull’istante a Momarola
Il mattino dopo il Podestà riferiva il fatto al Commissariato del Valtarese, con lettera recante oggetto identico a quella indirizzata al Pretore la sera precedente. La lettera conteneva qualche particolare in più sulla disgrazia, e una considerazione finale su altre disgrazie avvenute e sulla opportunità, in una società illuminata, di bandire dallo Stato queste bestie.
Ciò dimostra che, nella Bedonia più acculturata e benestante di allora, vi era una corrente che non accettava e si vergognava di questi suoi concittadini, artisti o accattoni, in giro per il mondo; dimenticavano, però, che il relativo benessere del paese era garantito proprio dai servizi che i suoi abitanti fornivano ai girovaghi: scrivani, giudici, avvocati, notai, commercianti e artigiani vivevano e prosperavano proprio grazie a questa clientela che pagava con danaro sonante le loro prestazioni.
«Ieri sera circa le ore sei – scriveva il Podestà – Bernardo Dallara detto Bagolone di Momarola di Bedonia si recava alla stalla sita nella casa che abitava ove custodiva tre orsi per apprestare loro da mangiare, quando quelli si impadronirono di lui e in pochi istanti lo resero cadavere, senza che questo sia si potuto veder libero dalle persone che pur intendevano di porgergli qualche soccorso, e che, alle grida erano accorsi sul sito, che dopo l’uccisione di quelle tre belve, procurata a loro con un archibugio e delle scuri. Si riconobbe allora che quel cadavere mancava già della metà dell’avanti-braccio diritto, del naso di quasi tutta la cute della testa oltre a tante altre lacerazioni e ferite. Di siffatto funesto accaduto ne ho dato stamattina per tempissimo avviso al sig. Pretore di Compiano colla mia di ieri sera il quale senza verun indugio si è recato a Momarola alla visita del prericordato cadavere. Una siffatta disgrazia da a divedere quanto siano le bestie di simil fatta nocive alla società illuminata, giacché non è questo il solo caso di morte che contasi, e che gli orsi diedero ora in un Stato ed ora nell’ altro, per cui ottima provvidenza sarebbe quella se si potessero vedere da questo Stato banditi gli Orsi tutti, non esclusi i Cameli, le Scimie, ecc .. »’.
A Momarola dicono che i Dallara noleggiavano gli orsi ammaestrati alle compagnie che non avevano i mezzi per comprarli; forse Bemardo Dallara era uno di questi noleggiatori. Nelle cantine di un ristorante locale si può ancora vedere una stalla dove, nell’Ottocento, erano rinchiusi questi animali.