Maschere e burattini sono simboli antichi che rimandano a tradizioni e usanze popolari provenienti dal fondo dei tempi: dai vicoli dei vecchi quartieri delle città medievali. Ecco perché, con l’avvicinarsi del Carnevale, anziché un personaggio in carne e ossa, abbiamo deciso di far rivivere, in questa puntata, un burattino, una maschera tra le più popolari a Bologna: Sganapino.
Come tutti i burattini, anche questo raffigura, prende in giro o ridicolizza o un carattere, un difetto, prendendo spunto da storie che presentano intrecci fondati su equivoci culminanti, quasi sempre, nella scena della bastonatura del servo sciocco, responsabile suo malgrado di un pasticcio.
Parliamo di Sganapino perché questa maschera compie 130 anni, anche se le origini del suo carattere – il terreno culturale in cui si è formato – sono molto più remote.
Il suo nome per esteso è Sganapino Posapiano Squizzagnocchi o Magnazza. Nasce nel 1877 dalla fantasia del giovane burattinaio Augusto Galli, apprendista di Angelo Cuccoli. Il nome di Sganapino può derivare dalla storpiatura del dialettale “canapia”, intendendo il lungo naso che contraddistingue il burattino, oppure dall’antico “sganapèr”, che significa “divorare voracemente”. Il suo ruolo è quello di spalla di Fagiolino, che rappresenta il monello dei bassifondi della Bologna ottocentesca, sempre affamato, sporco e lacero.
Il suo inventore, Augusto Galli, fu un ottimo comico dialettale, il quale ebbe in vita la soddisfazione di vedere affermarsi la sua creatura, che in alcuni periodi sembrò insidiare perfino il primato allo stesso Fagiolino.
Il maestro Cuccoli aveva creato due anni prima Flemma, un personaggio adatto alle sole parti di fianco. Serviva però anche una maschera di spalla e il bravo Galli, trovata una vecchia testa che aveva un naso di eccezionale dimensioni, portò alla ribalta il nuovo burattino. Su un viso ridente e colorito impose un copricapo a tronco di cono o, meglio, a forma di tino rovesciato, munito di una grande visiera, copricapo che si differenziava decisamente dal berretto di Fagiolino e dal berretto a busta di Flemma. Anche la capigliatura castano-rosso, era motivo di contrasto con quella nerissima di Fagiolino. Sganapino indossa una giubbetta a coda di rondine di stoffa a quadretti bianchi e neri, si esprime con una vocetta a farsetto, alla quale intermezza risatine argentine, giochi di voci e frasi in italiano piene di spropositi. Il carattere di Sganapino è un misto di ingenuità e di furberia, pronto ad avanzare dubbi sulle cose insensate, e quella malizia che nel fondo possiede, generalmente lo salva. La scopa che porta sempre con sé sembra indicare il limite di ogni controversia.
La storia del teatro dei burattini a Bologna è legata alla memoria di due celebri burattinai, Filippo e il già citato Angelo Cuccoli.
Filippo Cuccoli, nato a Bologna nel 1806, insoddisfatto del proprio lavoro iniziò la professione di burattinaio dando rappresentazioni in Piazza Maggiore nel 1831. Il figlio Angelo continuò la tradizione del padre e, con fine intuito e grande successo, diede spettacoli sino al 1903. La famiglia Cuccoli deliziò Bologna con ben 72 anni di rappresentazioni, e lasciò alla città il detto “finîr int al panirån ed Cúccoli”, cioè finire nel dimenticatoio, un cestone di vimini dove, dopo gli spettacoli, venivano riposti alla rinfusa gli intramontabili eroi di legno.
I Cuccoli inventarono il personaggio di Fagiolino, o almeno definirono meglio il tipo del “birichén” già presente nella tradizione, perché si ritiene che Fagiolino sia nato da un precedente burattinaio, Cavallazzi. Con la morte del Cuccoli finì il teatro dei burattini, anzi seguirono tanti altri maestri fra i quali è giusto ricordare Augusto Galli – il padre, appunto, di Sganapino -, Dina Galli, Gaetano Chinelato, Raffaele Rivani, Ciro Bertoni, Pilade Zini, Gualtiero Mandrioli, Umberto Malaguti, la famiglia Rizzoli, per arrivare ai nostri tempi con lFebo Vignoli.
Fra i burattini, Fagiolino ha un ruolo importante: con la sua berretta bianca e il neo sulla guancia, rappresenta la figura del facchino bolognese povero ma col senso di giustizia e, per questo, spesso pronto a menare il bastone. Sganapino è un personaggio meno intelligente di Fagiolino, al quale spesso da spalla: anche lui poverissimo e affamato, per bastonare usa una scopa. Ci sono poi Brisabella (“brîsa bèla”, cioè “brutta”), la compagna di Fagiolino, Flèma, indolente e ancora meno acuto di Sganapino, che ricopre ruoli secondari di servitore (fa il postino, il becchino, l’usciere) e i due carabinieri Ghíttara e Spadàcc’, che in seguito, per esigenze sceniche, Cuccoli ridusse a una persona sola.
Tipica maschera bolognese è infine il Dottor Balanzone, caricatura dell’accademico pedante che infarcisce il dialetto di motti latini e cerca di aver ragione del popolo usando un linguaggio aulico a questo sconosciuto. Tipiche sono anche le cosiddette “balanzonate”, tirate logorroiche in cui il Dottore dice con mille parole cose banali. Un celebre esecutore del personaggio di Balanzone fu Romano Danielli.
A tutti, allora, buon Carnevale!