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28 Marzo 2007 | Archivio / Protagonisti

N°53-I PROTAGONISTI DI IERI E DI OGGI

I pionieri del basket bolognese.


Bologna è celebre nel mondo dello sport per essere Basket City, una città dove la pallacanestro, più ancora che il calcio, ha trovato accoglienza e passione. Ma come è nato tutto questo? Ce lo racconta un articolo dell’edizione bolognese di “Repubblica” a firma di Luca Sancini. Il giornalista è andato a scovare “tre amici al bar”: un play, un’ala e un pivot che restano gli ultimi a poter ricordare l’alba dei canestri a Bologna.


Ha chiama­to il play: “Venite a mezzogiorno che dobbiamo raccontare una storia». L’ala e il pivot sono arriva­ti subito. Un tavolino, tre caffè, un album di figurine e una valanga di ricordi in un bar di Galleria Ca­vour: proprio a metà strada fra Santa Lucia e la Sala Borsa, dove iniziò la gloria della pallacanestro bolognese, pri­ma del Madi­son e del Pala­Malaguti.


Per chi avrà voglia di ripercorrere questa storia, che presto verrà dispiegata su un album Panini, sappia che Carlo Muci il play, Renzo Ranuzzi l’ala, Gigi Rapini il pivot sono i perso­naggi che l’hanno cominciata. Tre magnifici ottantenni, ancora con la schiena dritta dì 60 anni fa, che adesso si cercano, sfogliando le pagine per rivedersi giovani den­tro una figurina, quando erano i campioni più amati della città che rinasceva dopo la guerra.


Pedalavano Coppi e Bartali, do­minava il Grande Torino e arran­cava il Bologna, mentre la Virtus metteva in fila Milano e Roma vin­cendo quattro titoli consecutivi e spedendo i propri cavalieri alle Olimpiadi di Londra ’48 e a Helsinki ‘52. A sfidarla, il Gira: gli arancioneri scapestrati nati in un bar che cercavano di buttargiù la vecchia signora. Ricordano tutto in un viaggio all’indietro, che ini­zia prima della seconda guerra mondiale. Con i tornei delle scuo­le in pieni anni ’30: Minghetti, Pier Crescenzi, Galvani, Righi, lo spirito del derby soffia da allora, dalle battaglie tra liceali che si affanna­vano con una palla ed un cesto. Quando arriva la Virtus nel 1934 può già pescare in un vivaio di promesse. A bordo campo c’è un bambino di l0 anni, si chiama Rapini e sogna già l’esordio con quella canottiera bianca e la V sul petto. Intanto cresce, supera l’u­noe novanta e a 17 anni diventa virtussino, debuttando a Pavia nel ’41 e segnando 14 punti.


«Da allora la Virtus è stata lamia vita. M’ha fatto diventare un uo­mo, insegnandomi il rispetto per l’avversario ma anche la voglia di vincere – racconta adesso.  Dicono di me che sia stato il primo pivot italiano a giocare spalle a canestro. L’imparai guardando il lungo della Francia, Goeuliot. La palla me la dava Bersani, così fui il primo a tirare in gancio».


Ad insegnare i fondamentali ar­rivò poi Larry Strong, il nero che portò la tecnica e gli schemi tra quei ragazzi solo ‘corri e tira’. «This is not basketball, questa non è pallacanestro, ci gelò al primo allenamento – ricorda Muci -, noi che ci credevamo dei fenomeni». Muci era amatissimo dalla torcida del Gira in Sala Borsa: un palleggio funambolico, a volte irridente. «Faceva il tunnel agli avversari – ­dice Rapini -, ma aveva un passag­gio micidiale, con lui i lunghi si sono sempre divertiti».


Il play, l’ala e il pivot litigano an­cora con la stessa ruvida sincerità dei tempi eroici. «Una volta, in un torneo a Viareggio, demmo venti punti alla Stella Rossa campione d’Europa – ricorda Muci -. Rapini giocò con noi in prestito, facem­mo sfracelli: l’avessimo preso al Gira saremmo diventati imbatti­bili». Il fosso lo saltò invece Ra­nuzzi: un anno soltanto, il primo giocatore bolognese a cambiar maglia. Rapini non lo perdona an­cora adesso, ma Renzo non s’è pentito. “Alla Virtus dicevate che tiravo troppo, che mangiavo il pallone, allora andai al Gira. Dopo un anno mi avete richiamato. Senza i miei tiri eravate con l’ac­qua alla gola».


Gente col basket nelle vene, an­che dopo. «C’è rimasto dentro, così nel 1961 avviammo il minibasket: contratto con la Coca Cola e un canestrino in ogni scuola». Ranuzzi scelse anche la panchina: era insieme a Nikolic la notte di Strasburgo, anno 1981, quando la Virtus fu beffata dal Maccabi: poteva alzare la Coppa dei Campioni 17 anni prima di Messina a Barcellona. Adesso Cu­ra un sito (www.rbasket.it) e la storia di Basket City l’ha messa tutta dentro un cd. “Cosa ci resta di quei giorni? Non le nostre figu­rine, che all’epoca per noi cestisti non c’erano. Ma vanno bene an­che adesso – dicono -. E soprattut­to il ricordo di quei tre contro tre fino a notte in Santa Lucia, senza urlare troppo, per non disturbare il commendator Negroni».


 “C’era una volta Basket City” di Luca Sancini (“La Repubblica”, edizione Bologna, 15 febbraio 2007)


Lettura Francesca Sutti.

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