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2 Aprile 2007 | Archivio / Protagonisti

N°54-I PROTAGONISTI DI IERI E DI OGGI

Antonio Delfini.

«Non appena fummo sulla via Emilia, mi accorsi che le persone incontrate si voltavano a commentarci. Perciò arrivati all’altezza del corso Umberto, portai la Gina sotto il portico di questa strada, verso l’Università. Non avevo voluto passare sotto il Portico del Collegio. Mi era venuto in mente, appena in tempo, quale pericolo si corre ad attraversare il Portico del collegio in compagnia di una donna: inviati del diavolo ti aspettano al varco per toglierti la personalità. Per salvare la propria personalità a Modena bisogna andare soli e senza donne e tenere il braccio pronto a significare un gesto osceno: è una fatica, ma c’è chi arriva a salvarsi.»


Cari ascoltatori in questa puntata dedicata ai personaggi di ieri, vogliamo parlarvi di un grande scrittore emiliano romagnolo dal cui volume, Il ricordo della Basca, sono tratte le righe che avete appena ascoltato. Avrete capito che si tratta di un modenese, si tratta di un autore che già conoscete perchè abbiamo passato qualche sua lettura nella rubrica Racconti d’autore. Bene il suo nome è Antonio Delfini, di cui quest’anno si ricorda il centenario della nascita.


Ha detto di lui il critico Marco Belpoliti: Più passano gli anni, più la figura di Antonio Delfini scrittore e moralista cresce d’importanza agli occhi dei contemporanei …. Delfini è per molti qualcosa di più di un riferimento. Eppure, se c’è qualcosa di inimitabile, è proprio la scrittura di Delfini, il suo modo tutto particolare di fare letteratura senza farla mai”.


Delfini è un bravissimo letterato ma soprattutto è un originale, anche nella scrittura.


Come non ricordare la sua tesi alquanto campanilista sulla Certosa di parma di Stendhal. Bene, nel libro Modena 1831: la città della Chartreuse, scritto nel 1962 un anno prima della sua morte, Antonio Delfini ha dimostrato che Modena e non Parma è la città dove Stendhal ha ambientato la sua Chartreuse. E che questa  sarebbe stata l’Abbazia di Nonantola.


Antonio Delfini nasce nel 1907 da una facoltosa famiglia di proprietari terrieri e trascorre l’infanzia tra le case di Modena, Disvetro nella Bassa modenese e Viareggio.
Orfano di padre all’età di un anno, è autodidatta. Tra gli anni Venti e Trenta fonda alcune riviste letterarie insieme al futuro editore, anch’egli modenese, Ugo Guandalini (che ha poi dato vita alle famose edizioni Guanda) e a Mario Pannunzio e scrive i primi poemetti in prosa.
Nel 1935 Delfini si trasferisce a Firenze; pubblica racconti su varie riviste (che nel 1938 raccoglie nel volume Il Ricordo della Basca (Ed. Parenti) e scrive Il fanalino della Battimonda, scrittura automatica di ascendenza surrealista (pubblicato nel ’40 per le Edizioni di Rivoluzione).
Al termine della guerra si impegna nella vita politica e pubblica presso Guanda Il Manifesto per un partito conservatore e comunista (1951) e poi, contro la legge maggioritaria (in occasione della quale, invitato da Pier Paolo Pasolini, è candidato per Unità Popolare), un numero unico della rivista “Il Liberatore” (1953).
Nel corso degli anni Cinquanta, mentre il patrimonio familiare va dissolvendosi, Delfini vive tra Modena, Milano e, soprattutto Roma, dove si avvicina ai circoli letterari di Moravia, Pasolini e Flajano. Riprende la sempre discontinua collaborazione a riviste e pubblica nel ’56 una riedizione de Il ricordo della Basca, Nistri-Lischi (a cui premette una celebre Introduzione) e, nel ’57, La Rosina perduta (Vallecchi). Nel 1960 escono Misa Bovetti e altre Cronache (All’insegna del Pesce d’oro) e nel ’61 le Poesie della fine del mondo (Feltrinelli), rime nate da un’esperienza d’amore disperata e delusa. L’ultima opera in vita è appunto Modena 1831, città della Chartreuse di cui parlavamo poco sopra.. Antonio Delfini muore a Modena nel 1963.


«La realtà è in gran parte nell’assurdo, in quell’immaginazione che è a un passo per diventare realizzazione, ma che non la diventerà mai. Nella vita, in fondo, la realtà esiste e non esiste. La vita è piena di piccole cose inspiegabili, come il tempo che si misura ma non se ne può afferrare una porzione tra un punto e l’altro mentre la viviamo. Se io penso di fare una cosa, la cosa fatta è sempre diversa da quella che ho pensato: pertanto la realtà sta tra la cosa fatta e quella pensata. Tutto si compendia nella vita: magia, sogno, assurdità, piacere e dolore, lavoro e pigrizia: realtà.»
(Antonio Delfini, “La vita”, in Manifesto per un partito conservatore e comunista e altri scritti).


A cura di Marina Leonardi.

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