Cari ascoltatori, vi presentiamo oggi un artista, un pittore, molto celebrato dalla critica ma ancora poco conosciuto, Adelchi Riccardo Mantovani. Perché ne parliamo nella nostra rubrica “Lo sguardo altrove”? Perché la sua, oltre che un’avventura artistica, è anche una storia di emigrazione. Adelchi Mantovani, originario di Ro Ferrarese, è infatti emigrato negli anni Sessanta a Berlino, dove prima di dedicarsi alla pittura ha lavorato in fabbrica come operaio. Solo nei primi anni Settanta si allenta per Adelchi la tensione della dura realtà lavorativa e si profila la possibilità, frequentando una scuola serale, di studiare la pittura antica, confrontarsi con altri artisti e seguire finalmente la propria inclinazione. L’esordio avviene con una mostra nel 1977.
Da una prima fase di carattere surrealista, Adelchi Mantovani passa a opere di tema allegorico, religioso e popolare, per sfociare in dipinti che aprono definitivamente una stagione nuova nella quale affiora l’identità culturale e il legame con la propria terra, espressi con la curiosità e la dolcezza propri della lontananza. Come dire: il Po sotto il cielo di Berlino.
Laura Gavioli, il critico che ha scoperto, seguito e fatto conoscere questo grande artista attratto dai pioppi, dai binari dei treni, dalle strade ferraresi, dal mito di Fetonte che cade nel Po, è andata per noi a intervistarlo a Berlino. Ringraziamo dunque Laura Gavioli, che ha curato tra l’altro nel 2006 una bella mostra di Adelchi Mantovani alla Galleria ‘del Carbone di Ferrara, e sentiamo l’intervista. Immaginando anche noi di osservare, come Adelchi, la pianura padana dai giardini del Tiergarten, nell’atmosfera tersa del cielo di Berlino, sotto il quale si può andare in bicicletta, proprio come lungo gli argini del Po nella Bassa Ferrarese….