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16 Aprile 2007 | Archivio / Lo sguardo altrove, storie di emigrazione

N°56-LO SGUARDO ALTROVE, STORIE D’EMIGRAZIONE

Roots of Italy – Blossom in America (Radici Italiane Fiorite in America): Angela Mazzocchi Guglielmetti.

Nel dicembre del 1946 nostra madre Angela con quattro dei suoi cinque figli emigrò negli Stati Uniti per raggiungere il marito e la figlia maggiore, dopo anni di separazione, dovuta alla II guerra mondiale. Era arrivata a New York Piena di speranza.


Angela era nata l’Il aprile 1896 a Lobbia di Pradovera, Farini d’Olmo, Piacenza. Era la Più giovane delle tre figlie di Giovanni e Paola Mazzocchi. Sua madre morì molto giovane e sua sorella Maria a causa di un virus contratto era rimasta molto sorda. La mamma Angela incominciò da ragazza a lavorare nei campi, aiutando il padre e la sorella Delfina. Ci aveva raccontato che per fare un po’ di soldi per la famiglia era andata a lavorare nelle risaie in condi~ ‘{ioni terribili, doveva lavorare nell’acqua e le biscie giravano intorno alle sue caviglie. Questa esperienza le causò la paura e l’orrore verso i serpenti per tutta la vita; però le è sempre Piaciuto il riso, nonostante tutto.


Era stata a contatto con tante persone e parenti colpiti dall’epidemia della “Spagnola”, li aveva curati e non ne era stata colpita per grazia di Dio.


Nel 1920 sposò Bonfiglio Gugliemetti di Casale di Pradovera e andò, secondo l’uso di allora, ad abitare nella famiglia di lui, e qui nacquero i primi tre figli, Domenica, Francesco, Giovanni. Nostro padre Bonfiglio, che era stato in America fino a 15 anni, ritornò in America per procurare una vita migliore alla numerosa famiglia. Era la prima delle tante separazioni familiari avvenute.


I miei genitori poterono, coi loro risparmi, comperare finalmente un podere a Bettola, dove siamo nati io, Paolo e Luisa. Era una bella campagna su di una alta collina, con una grande veduta sul Nure. C’erano alberi da frutta, vigneti, fiori … era un posto di sosta per i parenti e gli amici che a piedi venivano da Pradovera a Bettola e a Piacenza. Tutti erano benvenuti. I figli andavano a scuola a Bettola, Francesco studiava a Piacenza. Per un po’ di tempo la famiglia era riunita ed eravamo contenti. Ma nel 19 37 mio padre, essendo cittadino americano ha dovuto ritornare negli Stati Uniti e poi nel 1939 lo seguì anche mia sorella Domenica. Il periodo della II guerra Mondiale fu terribile per mia madre, come lo fu per tutti. Il primo figlio, Francesco era al fronte, il figlio Giovanni era fuggito presso parenti per non arruolarsi; suo marito Bonfiglio e la figlia Domenica erano in America, e non c’era nessuna comunicazione con loro. Ella era sola con due bambine Piccole, in un podere isolato, non sapendo che cosa poteva succedere. La sua paura peggiore si realizzò quando i Tedeschi decisero di usare la sua casa come loro quartiere militare. Mia madre doveva eseguire i loro ordini per proteggere i suoi bambini . Finalmente nel 1945 la guerra finì, ma nella nostra famiglia c’era ancora ansietà perché non sapevamo dove si trovava nostro fratello Francesco che era stato fatto prigioniero in Juguslavia. Con l’aiuto della croce Rossa Internazionale, la mamma venne a sapere che si trovava in un campo di prigionieri a Trieste. In un’Europa scon­volta dalla guerra, un viaggio da Bettola a Trieste era impensabile, quasi una pazzia, come fare? La mamma Angela con ferrea volontà e coraggio è partita ed è arrivata a destinazione; aveva finalmente ritrovato suo figlio. Aveva il sol­lievo che la guerra era finita, era ansiosa per la salute del figlio Francesco che aveva sofferto molto nella prigionia, era anche preoccupata per il figlio più gio­vane Giovanni che era sfinito dal lavoro pesante nel podere, ma mamma Angela aveva il dono di prendere le cose come sono e di vedere il lato positivo degli avvenimenti. Sentiva la gioia e la commozione di poter finalmente riunire tutta la famiglia; pur provando dolore e imbarazzo a lasciare le sorelle, special­mente Maria che le era stata di grande aiuto nel curare la famiglia e nel con­durre il podere, con dolore ma con decisione partì per l’America.


Al suo arrivo nella nuova terra, venne a sapere che suo marito Bonfiglio era molto malato, e poi nel giro di pochi mesi morì. Tutte le sue speranze e i suoi sogni si frantumarono, si trovò in una terra straniera col comPito di crescere i figli da sola. Mettendo da parte il suo dolore, Angela affrontò la nuova realtà con la forza e il coraggio che aveva sempre dimostrato nella sua vita. I primi dieci anni d’America furono una lotta per lei, ma poi le cose cominciarono a schiarirsi. I figli andavano a scuola e lavoravano. Così Angela potè finalmen­te gioire della nuova sua vita in questo paese e si sentì gratificata della decisio­ne presa, di venire in America per il bene della famiglia. Ma ecco affacciarsi una nuova prova, una trombosi alla gamba, mesi di ospedale, analisi e tentati­vi, infine le fu amputata la gamba.


Nel 1959 la famiglia si stabilì nel Queens, dove Angela vedeva crescere sem­pre Più la sua famiglia. Presto si ammalò e dovette subire un intervento a cuore aperto. Il colpo Più duro però fu la morte del figlio Francesco; nel 1982 un infarto lo stroncò all’età di 57 anni, lasciando moglie e tre bambini. Penso che soltanto la sua grande fede in Dio e l’attenzione dei suoi figli e dei sedici nipoti le fecero superare quel dolore.


Non ha Più potuto rivedere la sua Italia, però era sempre in contatto coi suoi per lettera o per telefono. E’ stata per lei una grande gioia quando nel 1974 sua sorella Delfina, di 85 anni, è venuta dall’Italia a trovarla, dopo trent’anni che non si erano Più viste. Mamma è rimasta attiva e lucida fino alla sua morte a 90 anni. La sua vita fu segnata da molto coraggio, duro lavoro, amore alla famiglia e grande fede in Dio. Il suo indomabile spirito non sarà mai dimenti­cato dalla sua famiglia e sarà sempre per noi un’eredità e un’ispirazione.

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