Mia madre, come molte altre donne piacentine, non era famosa né era una donna di carriera. Essa, come le donne del suo tempo, non si sentiva di seconda categoria o menomata. Per loro la famiglia era tutto; essere una moglie lavorante e casalinga, essere una sposa e una madre fedele era un grande onore. Queste donne erano contadine, mondine stagionali nelle risaie o domestiche presso benestanti. Erano contente delle cose semplici della vita; poter crescere i figli in un ambiente decente e affettuoso era per loro un successo. La vita di famiglia, la distinzione tra bene e male e la fede religiosa era il loro interesse principale. L’intento di migliorare la propria vita e quella della famiglia suppliva la mancanza di istruzione in queste donne.
Mia mamma, Primina Bosco, è nata il 10 maggio 1925 da Tommaso Bosco e da Teresa Guglielmetti, era
I miei nonni paterni erano emigrati negli Stati Uniti negli ultimi anni del 1800. Qui a New York ebbero il loro primo figlio, Luigi. Mio padre Pietro, anche se era nato in Italia, aveva potuto emigrare in America proprio per l’atto di richiamo del fratello Luigi, che era cittadino americano. Infatti nel 1956 mio padre ha preso questa opportunità ed è venuto a New York. Ha lavorato tanto tempo in lavori difficoltosi e pesanti, ma l’8 gennaio 1958 è riuscito a farei arrivare tutti nel nuovo appartamento che ei aveva preparato a Roosevelt Street, in Bassa Città Est. Qui c’era un po’ di Ghetto di tutte le famiglie italiane che venivano dalle nostre parti. Mia mamma, come facevano altre donne italiane, lavorava a pulire gli uffici, di notte. Per lei era un bel lavoro . Lavorava dalle cinque di sera fino a mezzanotte e prendeva dei bei soldi. Le sue giornate erano libere da poter dedicare alla cura della casa e della famiglia, in Più non dove va lavorare di sabato e di domenica. In confronto alla sua vita passata, di contadina, si riteneva ora molto fortunata. Spesso mi raccontava che i primi immigrati aiutavano gli ultimi arrivati a trovare gli alloggi e il lavoro e insegnavano loro come usare il subway per viaggiare, dovevano contare le varie fermate del treno per arrivare alla loro destinazione; se viaggiavano coll’autobus dovevano fissare un punto di riferimento che indicasse la loro fermata giusta. Non posso comprendere pienamente i sacrifici della mamma, il suo infinito amore e la volontà di dare a noi tutti un futuro sicuro. Mia mamma è rimasta semplice, non è celebre, ma la sua vita è la più gloriosa e forte eredità che mi ha lasciato. lo stessa ora, come madre, la capisco veramente e spero che i miei figli, Roberto e Teresa, e i miei nipoti non dimentichino mai chi sono e da dove vengono. Il passato era fatto da persone che hanno veramente amato e il futuro è basato sui loro ideali e valori!
Lettura di Fulvio Redeghieri.