Andres Presello di Rosario ci racconta la storia di un suo concittadino Mario Bagnolli, violionista reggiano emigrato in Argentina.
Nato a Santa Vittoria di Gualtieri il 17 gennaio 1901, Mario Bagnolli nel 1928 decide di lasciare la sua Italia con la nave “principessa Giovanna”, perseguendo il sogno della musica.
Un parente di sua moglie che stava già in Argentina gli aveva offerto un lavoro di musicista. Lui con soli 27 anni ed accompagnato da sua moglie e figlia, sente nel suo intimo che non esistevano frontiere per potere intraprendere il suo sogno.
Appena arrivato in Argentina Mario Bagnolli incomincia a lavorare nella città di Rosario come violinista nel cinema “La bolsa” (la borsa) dove stette solamente un anno, perché sfortunatamente, con l’arrivo del cinematografo sonoro l’orchestra musicale rimane senza lavoro.
Ma Mario, da bravo emiliano, non si dà per vinto e dopo poco tempo si unisce all’orchestra Sinfonica di Rosario, dove si esibisce per 50 anni fondando, nel frattempo, l’orchestra filarmonica dell’omonima città.
Bagnolli ricordava sempre la sua famiglia di Gualtieri, mantenendo una continua corrispondenza, soprattutto con la sorella Aika, una relazione durevole, proseguita poi dalla figlia di Bagnolli, con l’unica differenza che, le lettere che inviava Maria Giovanna erano scritte in spagnolo e le lettere della sua zia che ritornavano erano scritte in italiano. Ma dice Giovanna “ci capivamo senza nessun problema”
Vivace e cordiale, Mario suonava il violino due ore tutte le mattine nella sua casa, e al pomeriggio assisteva alla prova nell’orchestra. Diceva sempre che “per suonare bene uno strumento era necessario la pratica continua, perchè sempre si può migliorare” , e di questo i suoi due figli Enea e Maria Giuovanna portano i più allegri ricordi.
Caro ed apprezzato dai suoi colleghi, Mario sentiva però che il tempo incominciava a pesare e nonostante le insistenze del direttore dell’orchestra, a 89 anni decise di abbandonare abbandonare il suo lavoro nell’orchestra Sinfonica di Rosario
“non voglio ingannare il pubblico, né rubargli il denaro”, diceva.
Sua figlia Maria Giovanna raconta che “in lui prevaleva sempre l’entusiasmo per il violino, ogni volta che arrivava qualche gruppo dall’estero come l’operetta della Spagna o quando lo contattavano come musicista nelle feste” sempre aveva al fianco il suo strumento.
Mario è morto nel 1997 a 96 anni e ci lascia una testimonianza preziosa della sua passione. Come dice la figlia: ogni volta che ascolto un pezzo di musica classica penso a lui.
Mario Bagnolli come tanti immigranti italiani ha mantenuto in alto i valori della madre patria e ha predicato col suo talento musicale, tutto quello che imparato nella sua Emilia natale.