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24 Settembre 2007 | Archivio / Lo sguardo altrove, storie di emigrazione

N°76-LO SGUARDO ALTROVE STORIE D’EMIGRAZIONE

Il ritorno degli anziani.

Rolando è mancato dall’Italia 57 anni e Ernesta 56. Sono tornati grazie alla Consulta. La commozione di Rolando Rambaldo, il sorriso dolce di Ernesta Lina Rinaldi sono la ricompensa più bella che l’Emilia-Romagna possa avere dai suoi emigrati. A fine maggio è arrivato in Riviera il nutrito gruppo di anziani ai quali la nostra Regione ha offerto, come ogni anno, una settimana al mare, come una sorta di risarcimento per il forzato distacco dalla loro terra. Hanno usufruito del soggiorno in 119, tutti provenienti dai paesi europei tranne tre argentini.


Tra questi ultimi, abbiamo raccolto nel corso della cena all’hotel Waldorf Palace di Cattolica, il 27 maggio scorso, due storie interessanti.


Rolando Rambaldo, 71 anni, di Buenos Aires, ci ha raccontato senza riuscire a trattenere le lacrime, la gioia per il suo ritorno in regione, da dove era partito nel lontano 1950 per ricongiungersi al padre emigrato in Argentina. Rolando aveva manifestato il desiderio di rivedere la sua Bologna al presidente della Regione Vasco Errani, incontrato durante una missione a Buenos Aires. Il sogno è diventato realtà quando i portici di San Luca, il Meloncello, la Certosa, la casa natale in via del Lino sono usciti dalla nebbia dei ricordi per materializzarsi davanti ai suoi occhi. “Per tutta la vita ho avuto in mente questi posti, che mai avrei pensato di rivedere”, dice emozionato. E con grande fervore ci racconta la sua vicenda.


Tornato nel 1947 da Tripoli, il padre aveva difficoltà a reinserirsi nel mercato del lavoro a Bologna. Disposto a fare qualsiasi cosa per mantenere la famiglia, si imbarca su un piroscafo diretto in Paraguay, dove pensa di andare a spaccare legna e disboscare foreste. Invece sulla nave conosce il direttore italiano di una fabbrica tessile di Buenos Aires che lo ingaggia come addetto alla manutenzione. Nel 1950 anche Rolando raggiunge l’Argentina. Adesso, dopo una vita da operaio, è pensionato ma deve lavorare ancora in un’impresa metallurgica, perché i 600 pesos di pensione non bastano per arrivare alla fine del mese.


Ernesta Lina Rinaldi, originaria di Lagosanto (Ferrara), è nata nel 1932 ed emigrata in Argentina con la mamma nel ’51, preceduta anche lei dal padre. Abita a Miramar, una città turistica a 50 km da Mar del Plata. Il papà di Ernesta Lina aveva una piccola falegnameria, dove lavoravano quasi solo italiani. Il marito è stato insegnante e poi direttore nella scuola di Belle Arti. Quando si sono conosciuti, lui le ha chiesto se parlava italiano. “Gli ho dato un biglietto – racconta Ernesta Lina – dicendogli che mi poteva chiamare se aveva voglia di parlare italiano”. Dopo 46 anni di matrimonio, tre figli e sei nipoti, anche per lei è arrivato il momento di rivedere l’Italia. “Quando sono scesa dall’aereo mi tremavano le gambe per l’emozione. Tornare è stato il sogno della mia vita. E ora non posso credere di essere qui a Cattolica”.

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