Dalla finestra dell’aereo vedevo un grigio autoctono emiliano-romagnolo, una pioggia di metà agosto, percepivo pure il freddo dell’aria—arrivavo finalmente a casa. Sono nato a Maracaibo, detta anche città del sole amata, e da tre anni abito a Parma, la città amata di Verdi e Toscanini, e del clima della bassa padana. Non so se era la mancanza delle belle ragazze parmigiane ad avermi convinto, ma quello che sentivo atterrando a Bologna, in arrivo a parma, era un senso d’accoglienza profonda, come le radici. Tornavo dalla Sicilia, e al decollo avevo lasciato un sole splendente, degli arancini buoni quanto pesanti, e una vita che viaggiava ad una velocità indescrivibilmente serena. Quella terra assomigliava molto al mondo che mi ha visto nascere, ma quello che mi vede ora crescere uomo di mondo lo sento ancora più vicino.
Mio nonno è di Parma, non lo so soltanto dal mio cognome, ma anche perché sono più di 40 anni che è in Venezuela e dalla sua altezza dolce si esprime con un accento unico d’uguale qualità, non cambiando nelle cose che dice. Per me da piccolo il nonno era la cosa più vicina che avevo a quella favola che era anche una città, una volta mio zio mi aveva addirittura fatto credere che mio nonno abitasse in un castello in provincia di Parma—quello del 1400 di torrechiara naturalmente. Finalmente intorno ai 9 anni sono venuto a vederla con i miei occhi, è stato come toccare l’anima che mio nonno m’aveva trasmesso da piccolo. Neanche 8 anni dopo sono venuto qua a studiare, a fare scienze politiche, convinto della mia decisione, convinto che era il percorso giusto nel posto giusto. Oggi a vent’anni mi rendo conto dell’ottima scelta che ho fatto al venire, della mia riscoperta.
Ritrovare le proprie radici non è questione di capirle, percepirle, o analizzarle, è questione di riuscire a vivere, nel meglio delle proprie possibilità, la realtà e lo spirito che porta il nostro retroterra genealogico. Dalla famosa serata giovanile o “movida” parmigiana del venerdì sera in Via Farini alle serate liriche nel loggione del teatro regio, dove l’unica certezza è che 4 delle 6 persone sedute più vicine a me sono meravigliose signore dai cinquanta in su, poi le famose passeggiate nel parco ducale di mattino e di sera, infine da tutte queste piccole grandi cose ho ritrovato la parma che sognavo quando facevo i castelli in aria.
Da questa città ho avuto un vero senso di benvenuto, e ora un completo senso di cittadinanza. Ho pensato che l’unico modo per dare un po’ di questo bene che ho ricevuto fosse facendo sentire a casa propria quelli che vengono a parma, per passaggio o per viverci. Ho anche trovato una bellissima modalità, ora sono il vice presidente dell’associazione che accoglie gli studenti stranieri a Parma, adesso tocca a me diffondere la favola: i cieli di piazza duomo, le meravigliose signore del loggione, mangiare il gelato al battistero e di tanto in tanto raccontare anche di quella volta che mi nonno aveva vissuto in un castello.
Sergio Andres Gaiti