Zeffirino Manini è arrivato a San Juan nel
51 nipoti e 149 bisnipoti: questa l’eredità lasciata da Zeffirino Manini, un pioniere dell’emigrazione italiana in Argentina. Una lunga discendenza – siamo già alla quinta generazione – grazie alla quale l’impronta emiliana si è sedimentata nella città di San Juan, tanto che oggi tra le autorità sia di parte argentina sia di parte italiana ci sono due nipoti dell’agricoltore di Gualtieri arrivato qui nel 1888: José Luis Gioja Manini è il governatore della Provincia di San Juan (carica che equivale a quella di presidente di Regione in Italia) mentre Aldo Roberto Manini è il vice console onorario d’Italia in San Juan.
Zeffirino: uno di quei nomi di battesimo non convenzionali di cui è ricca l’Emilia. In Argentina nei registri anagrafici lo trascrivono come Ceferino. Il suo luogo d’origine è un paese sul Po, fiume amico e nemico perché ogni tanto deborda e travolge gli argini inondando le strade. A Gualtieri, nella frazione di Pieve Saliceto, Zeffirino nasce nel 1865. Sin da piccolo aiuta il padre nei lavori agricoli. La mancanza di prospettive, la crisi agraria, le alluvioni del Po lo inducono a emigrare insieme con due fratelli: questi vanno negli Stati Uniti, lui sceglie l’Argentina.
Sbarcato nel porto di Buenos Aires all’età di 23 anni, sente in sé la forza per proseguire verso ovest, viaggiando in treno per oltre mille km sino a questa città alle falde orientali delle Ande, San Juan, sul fiume omonimo. Sulla riva sinistra del fiume, a pochi km dal capoluogo, è posto il villaggio di Angaco, che prende nome da un vecchio capo degli indios huarpes, gli abitanti originari. Qui il giovane Manini trova un ambiente adatto al lavoro nei campi e si fa apprezzare grazie alle tecniche agricole apprese in patria, prima come operaio giornaliero, poi come coltivatore diretto e infine come proprietario di un piccolo appezzamento. Coltiva cereali, frutta, verdura; prova a impiantare una vigna e si dedica anche al commercio e alla lavorazione dei fondi altrui.
Nel 1890 si sposa con Fidela Dolores Matus, che muore nel 1899, non prima di avergli dato cinque figli. Altri dieci figli li ha dal nuovo matrimonio con Teresa Romero. Nel 1916 gli viene l’idea di aprire un deposito di vino a Santa Fe, sul fiume Paraná, distante
Ma negli anni Trenta la situazione economica peggiora. Il settore vitivinicolo è in crisi per i bassi prezzi dell’uva, gli immobili sono gravati da tasse, la grandine distrugge i raccolti, i fondi ipotecati passano ai creditori. In breve, Zeffirino perde gran parte dei suoi beni.
L’ultimo periodo di vita gli riserva altri dolori. Il 15 gennaio 1944 un terremoto distrugge completamente la città di San Juan. Lui si salva per miracolo rimanendo incastrato tra la parete e il tetto. Ma perde la casa e con la moglie deve andare a vivere presso un figlio, e poi ospite delle figlie. Rimane anche coinvolto nel turbolento clima politico dell’epoca, quando l’amico di una vita, Juan Meglioli, arrivato con lui in Argentina e come lui impegnato con il partito conservatore, viene assassinato insieme con il Governatore di San Juan Amable Jones.
Il patriarca di Gualtieri, morto ottantenne nel