Cari ascoltatori, oggi vi presentiamo una cittadina romagnola, in provincia di Ravenna, che vale sicuramente la pena di visitare. Ha un nome buffo, Bagnacavallo, che sembra derivare dalle virtù terapeutiche di certe acque sorgive nere nelle quali venivano bagnati i cavalli, e di cui oggi non c’è più traccia. Le origini di Bagnacavallo sono sicuramente romane: il suo nome originario era quasi certamente Tiberiacum, forse dovuto alla gens Claudia, chiamata anche Tiberia, alla quale apparteneva lo stesso Imperatore Tiberio. Pare assodato anche che in seguito avesse assunto altri nomi, compreso quello di Ad Caballos (i cavalli c’entravano sempre) fino all’attuale che compare nell’Alto Medioevo.
Dopo la caduta dell’impero romano, la città fu dapprima soggetta alle tribù germaniche, quindi agli Esarchi di Ravenna, che ne accrebbero l’importanza erigendo
Nel 1248 la città fu conquistata e annessa allo Stato della Chiesa; nel 1250 divenne libero Comune, più volte vinto dai bolognesi. Nel 1364 passò al Marchese di Ferrara, e agli estensi rimase fino al 1598, quando fu recuperata dalla Chiesa. Nel 1797, dopo l’invasione francese, fece parte della Repubblica Cispadana, poi di quella Cisalpina, e fu inserita nel dipartimento del Rubicone, Provincia di Forlì. Con la restaurazione del 1815, Bagnacavallo tornò alla Chiesa, aggregata alla Provincia di Ferrara e fu nominata Città dal papa Leone XII il 26 settembre 1828. Infine fu unita con le Romagne al Regno d’Italia nel 1860, passando definitivamente alla provincia di Ravenna.
Questa è in breve la storia di Bagnacavallo. Vediamo ora quali sono le principali attrattive per il visitatore. Innanzitutto, bisogna recarsi in Piazza della Libertà, da dove si dipartono a raggiera belle strade porticate di antico impianto, e dove si trovano monumenti interessanti quali
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Ma è soprattutto la bellissima Piazza Nuova a riempirci di ammirazione, con il suo selciato ellittico a ospitare il mercato, circondato da portici di metà Settecento.