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27 Dicembre 2007 | Archivio / Protagonisti

N°89-I PROTAGONISTI DI IERI E DI OGGI

Buon Compleanno Zvanì! Ricordiamo Giovanni Pascoli, nato il 31 dicembre in terra di Romagna

Cari ascoltatori, l’ultimo giorno dell’anno, il 31 dicembre, è anche la data di nascita di Giovanni Pascoli, il grande poeta italiano così legato alla sua Romagna, di cui ha cantato la bellezza, la gioia e i dolori consegnando all’immortalità dei suoi versi i paesaggi del cuore e i personaggi che abitavano la sua memoria.
Un amore corrisposto perché anche la terra di Romagna è legata al suo poeta, al punto di aver chiamato il paese in cui nacque, nel 1855, con il suo nome: San Mauro Pascoli.
Com’è noto, l’esistenza di Giovanni Pascoli fu segnata da tragiche vicende: dall’agguato che portò alla morte del padre, amministratore della tenuta agricola dei principi Torlonia, e alla perdita della tranquillità economica, sino alla prematura scomparsa della madre e a successivi lutti familiari.
Vicende che incisero profondamente sulla vita e sulla sua produzione artistica. Nonostante le difficoltà economiche, Pascoli riuscì a frequentare l’Università a Bologna, dove diventò allievo del Carducci e in seguito intraprese la carriera dell’insegnamento, fino a subentrare al Maestro nella cattedra di Letteratura Italiana nel 1906.
Nel frattempo Pascoli si era già affermato come poeta, con la pubblicazione della prima edizione di Myricae nel 1891, dei Poemetti nel 1897 e dei Canti di Castelvecchio nel 1903. La produzione di Pascoli, fino alla sua scomparsa nel 1912, è varia e comprende poesie latine, saggi danteschi, antologie scolastiche, discorsi e pensieri politici, ma ciò che più lo ha reso noto è stata la poesia.
La lirica di Pascoli è caratterizzata da una metrica formale con endecasillabi sonetti e terzine coordinati con grande semplicità. Nonostante la classicità della forma esterna, Pascoli ha saputo rinnovare la poesia nei suoi contenuti, toccando temi fino ad allora trascurati dai grandi poeti, capace di far capire nella sua prosa il piacere delle cose più semplici viste con la sensibilità infantile che ogni uomo porta dentro di sé.
Pascoli è sempre stato un personaggio malinconico, rassegnato alle sofferenze della vita e alle ingiustizie della società, convinto che la società che dominava in quel periodo fosse troppo forte per essere vinta. Nonostante ciò, seppe conservare un senso profondo di umanità e di fratellanza.
La poesia di Pascoli si esprime con un linguaggio lirico nuovo, apparentemente semplice ed essenziale ma ricco di scelte espressive e di analogie simboliche in grado di regalare emozioni e farci “vedere tutto con meraviglia […] scoprire la poesia nelle cose, […] nei particolari che svelano la loro essenza, il loro sorriso e le loro lacrime”.

Il poeta, secondo Pascoli, grazie alla sua anima di “fanciullino”, riesce a intravedere il significato della vita e il mistero del suo destino. La poesia di Pascoli canta le piccole cose e ne rivela il significato profondo e le profonde verità. Scriveva Pascoli: “Il poeta è colui che esprime la parola che tutti avevano sulle labbra e che nessuno avrebbe detta”. E’ così che il caro “Zvanì”, come veniva chiamato dai suoi, esternava l’affetto nostalgico per la sua Romagna: in modo semplice e mirabile, come quando diceva: “sempre mi torna al cuore il mio paese”, ossia la  “Romagna solatia”, la sua cordiale ospitalità, i colori e i sapori.

E’ dunque all’autore di Myricae e dei Canti di Castelvecchio che dedichiamo il personaggio dell’ultima trasmissione dell’anno. Perché lui, come abbiamo già detto, era nato proprio l’ultimo giorno dell’anno.

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