Cari amici, oggi vi parliamo di una bella cittadina che si trova ai piedi delle verdi colline bolognesi, al confine fra Emilia e Romagna, tra Bologna e Imola: Castel San Pietro Terme. “Castello”, come la chiamano i suoi abitanti, è facilmente raggiungibile dalla via Emilia oppure dall’A14, l’autostrada che da Bologna porta a Rimini e Ancona.
Ha più di 800 anni di storia, essendo stata fondata nel
Tra i monumenti più ammirati, nella piazza principale della città, c’è il Santuario del Crocifisso, accanto al quale sorge il campanile che ospita un concerto di 55 campane, unico in tutta Europa. Da non perdere, salendo in collina a pochi chilometri dalla via Emilia, l’incantevole borgo di Varignana, che nella chiesa di San Lorenzo conserva una cripta romanica del IX-X secolo.
Bello è comunque tutto il centro storico di Castel San Pietro Terme, con centinaia di metri di portici che ricordano la vicina Bologna.
Città ospitale, accogliente, con un notevole turismo del vino, grazie alla presenza di diverse aziende vitivinicole fra cui spicca quella di Umberto Cesari, che produce uno dei migliori Sangiovese del mondo, “Castello” è dal 2005 anche “Città Slow”. La certificazione come Città Slow significa che il “buon vivere”, si deve vedere, toccare con mano. A Castel San Pietro Terme ogni abitante ha oltre
A due passi dai suggestivi portici del centro storico, si estende il Parco Lungo Sillaro, un’oasi verde che invita a fare passeggiate, escursioni o semplicemente a prendere il sole sdraiati sull’erba. Poi ci sono il centro Casatorre con i suoi impianti dove praticare sport all’aperto ed al coperto, e le Terme, dove ci si tonifica con massaggi, bagni e trattamenti estetici. Infine, si può giocare a golf su un campo a 18 buche che ha già raggiunto livelli internazionali.
La vita è bella a Castel San Pietro Terme perché è festa tutto l’anno. Decine di feste, sagre, spettacoli, iniziative culturali, turistiche e promozionali vengono infatti organizzate nella città e nel territorio. I periodi più attesi, che richiamano sempre migliaia di visitatori, sono il Settembre Castellano – con
I piatti tipici, per chi volesse concedersi alle delizie del palato, sono la braciola di castrato, la pasta fatta in casa, i formaggi teneri tra cui spiccano lo “squacquerone” e il “Castel San Pietro”, il miele , i famosi savoiardi, i certosini natalizi, oltre ai vini di qualità come il Pignoletto e il Sangiovese prodotti sulle colline castellane. A proposito del formaggio “squacquerone”, sappiate che è uno degli ingredienti base sia della piadina romagnola sia della crescentina bolognese.
Oggi tutto sembra bello, ma la storia ha lasciato segni pesanti su Castel San Pietro. Sul Cassero si può ancora leggere che il podestà di Bologna “comandò che questo castello si facesse nel contado di Bologna per tenervi pace”. Ma la pace era destinata a rimanere solo una speranza per i castellani.
Le guerre, le occupazioni, le distruzioni si sprecano, con l’eccezione di un periodo di tranquillità solo nel XIV secolo, quando Castello fu per due volte, nel 1306 e 1338, sede dell’Università, poiché Bologna era stata interdetta da una scomunica papale.
Nel 1410 la città divenne il rifugio dalla peste che infieriva a Bologna e dall’antipapa Giovanni XXIII. Quattro anni più tardi, il capitano di ventura Braccio da Montone la occupò e devastò la cittadina. Nel
I passaggi di soldatesche continuarono anche per tutto il XVII secolo, rendendo sempre più critiche le condizioni economiche dell’ormai sfinita cittadina.
Si arrivò così al periodo della rivoluzione francese; il 22 giugno 1796, venne alzato nella piazza di Castel San Pietro Terme l’albero della Libertà. Francesi e tedeschi, in una girandola di vittorie e sconfitte, continuarono a infierire.
Oggi la cosa bella di Castel San Pietro Terme è che sorge su un confine che nessuna carta geografica riporta – l’Emilia che sfuma nella Romagna – ma che è evidente soprattutto nel cambio dei dialetti, delle tradizioni e, in un certo senso, anche dei caratteri. Ma Castel San Pietro Terme è anche città di confine tra collina e pianura. Da una parte una distesa verde pianeggiante a perdita d’occhio interrotta dalle strisce parallele della via Emilia, della ferrovia e dell’autostrada. Dall’altra parte, appena fuori dal paese, si sale per colli dove il verde si tinge di sfumature sempre diverse, da quello dei campi a quello dei boschi. E lì, non c’è che l’ebbrezza di un paesaggio ondulato di vigneti e casolari.
A cura di Marina Leonardi.