Care ascoltatrici e cari ascoltatori, la mostra che vi proponiamo questa settimana, e che rimarrà aperta al pubblico fino alla fine di ottobre, ha un titolo “Movimenti per la pace” che già adombra i colori di quella bandiera che abbiamo visto sventolare in tante situazioni, ma ci richiama anche a quel valore e al dovere comune di costruirla che è la pace.
L’esposizione inaugurata a settembre negli spazi espositivi dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, in viale Aldo Moro50 a Bologna, si compone delle fotografie di Luciano Nadalini, professionista che da sempre ha fatto del suo obiettivo uno strumento per raccontare una cronaca vicina, ma anche da orizzonti molto più lontani. La sua fotografia sollecita una presa di coscienza, disturba la quiete in cui, a volte, si preferisce ritirarsi e non sapere.
Le immagini di Nadalini ci educano sia mostrando la solidarietà, l’impegno sociale e politico di tante persone sia mettendo a fuoco squarci di orrore, di violenza. Questi ci raccontano che le guerre sono quotidianità, che la fuga dalla morte e dal proprio paese è spesso un viaggio verso l’ignoto, verso un’altra guerra per sopravvivere, per affermare i propri diritti in un nuovo contesto non sempre accogliente.
Quando si parla di pace non possiamo prescindere dalle differenti forme che la guerra assume e che siamo chiamati a individuare e a combattere con l’educazione alla conoscenza e al rispetto reciproco. Dal ’68 ad oggi, Nadalini che tanti episodi e disagi di Bologna ha raccontato, che ha vissuto strade e umori di questa città e del nostro paese, ha sempre più puntato il suo obiettivo sulle guerre che assediano il Mediterraneo e i continenti che si affacciano su questo mare e si espandono sugli oceani. Un occhio mai retorico, ma lucido di umanità, di partecipazione e di coscienza sociale. Guardate le sue foto, le piazze e gli incontri che trasudano l’energia di una volontà comune di ripudiare la guerra, ma senza dimenticare che la guerra c’è.
Abbiamo incontrato Luciano Nadalini e abbiamo parlato con lui di “Movimenti di pace” e del suo lavoro
Intervista Luciano Nadalini