“Sale, sale, sale, tu che apri le porte ai sapori e poi li trattieni con te nel corso del tempo, fa che io sappia sempre di qualcosa e mi conservi intero più che si può (…) Sale, sale, sale, tu che diventi bianco dopo essere stato fango, non lasciarmi illuso di essere puro, ricordami il fondo da cui provengo”. Sono proprio i versi introduttivi di questa “preghiera laica” , scritta da Vittorio Ferorelli, a dare il titolo alla mostra di fotografie di Giorgio Giliberti, esposte al Mercato Albinelli di Modena fino al 27 giugno. La preghiera, di cui vi ho letto solo due strofe, accompagna le immagini scattate nelle saline di Cervia, un’idea nata anche grazie alla collaborazione di due realtà museali di qualità, il Museo della Bilancia di Campogalliano e Il Museo del Sale di Cervia. Una singolare alleanza tra due località che curiosamente hanno nel loro nome il richiamo a un animale (rispettivamente il gallo e il cervo) e che ben simboleggia il nesso che unisce, nella diversità, l’Emilia alla Romagna.
Ed è significativo che a raccontare la storia del sale di Cervia, frutto del duro lavoro dei salinari che trasformano l’acqua dell’Adriatico nei bianchi cristalli, sia un emiliano, Giorgio Giliberti, originario di San Prospero di Modena, classe 1955, che si occupa di fotografia dal 1979, anno della sua prima mostra personale. Lo incontriamo a Modena e non perdiamo l’occasione per un paio di domande
Intervista a Giorgio Giliberti
Vi aspettiamo allora a Modena, e per vedere il mare!
Un saluto da Carlo Tovoli