Cari ascoltatori,
oggi vi parlo di un’opera d’arte che finalmente è restituita alla città dopo l’intervento di restauro o, meglio, di restituzione, promosso dalla Regione Emilia-Romagna. Parliamo del Padiglione de L’Esprit Nouveau, situato in zona Fiera a Bologna e ricostruito nel 1977 a poco più di 50 anni dalla demolizione dell’originale a Parigi. La richiesta di costruire una riproduzione fedele del leggendario Padiglione realizzato e poi distrutto nel 1925 a chiusura dell’Exposition des Arts Decoratifs di Parigi, veniva da un gruppo di architetti facenti parte della rivista “Parametro”: Giorgio Trebbi, Giuliano e Glauco Gresleri, Enea Manfredini, Enzo Zacchiroli. I motivi erano diversi: opera imprescindibile e punto di riferimento per la modernità, il padiglione non era stato progettato per una città in particolare, ma era un’architettura per tutti i luoghi destinata alla città moderna, un prototipo di casa a basso costo, suggerita dal programma europeo di ricostruzione post Grande Guerra, che, partendo dalla casa borghese, desse una risposta degna alla grande fame di alloggi popolari.
Ricordiamo inoltre che non ci sono opere di Le Corbusier in Italia. Le Corbusier ebbe tante proposte, che però non si concretizzarono, tra cui la richiesta del cardinale Lercaro nel 1963 per costruire una chiesa a Bologna, nel quartiere Barca, che non fu realizzata.
Avere un’opera-prototipo del maestro a Bologna, accanto al Nuovo Distretto Fieristico di Kenzo Tange e alla nuova Galleria d’Arte Moderna di Leone Pancaldi, accese la discussione fino alla decisione di realizzarla, in soli tre mesi.
Abbiamo chiesto al professore Giuliano Gresleri, protagonista di quell’avventura, come e perché si volle così fortemente ricostruire il padiglione a Bologna
Intervento di Giuliano Gresleri
Il padiglione è visitabile gratuitamente fino al 6 gennaio il sabato e la domenica dalle 15 alle 17 grazie a un accordo con il MAMbo di Bologna che organizza visite guidate gratuite. Al suo interno la mostra “PHOENIX” che celebra il padiglione come fenice, tornato a nuova vita, attraverso i progetti, i disegni le immagini e le testimonianze (anche video): parte del materiale è per la prima volta esposto al pubblico e proviene dai Fondi dell’Archivio storico dell’Università di Bologna. In mostra anche il catalogo, a cura di Maria Beatrice Bettazzi, Jacopo Gresleri e Paolo Lipparini.
Un saluto da Bologna da Carlo Tovoli!