C’era una volta una danzatrice che amava osservare il mondo. Era esile, e si muoveva sulla terra con grazia trasparente, raccontando una storia in ogni gesto, sprigionando un’energia travolgente e contagiosa. Per lei era innato calamitare con naturalezza ogni forma d’arte, ammaliando persone e, soprattutto, il tempo che, anche dopo la sua morte, ha continuato a sussurrarne il nome con rimpianto.
Pina Bausch è stata una meravigliosa visionaria, una figura quasi mitologica che ha traghettato la danza e il teatro nel nuovo millennio, influenzando la cultura universale in ogni sua forma. Lo sanno bene anche registi come Fellini, Almodóvar e Wenders, e ne è consapevole Riccione Teatro, divenuto forse il più importante archivio video italiano sul teatro di Pina Bausch. Il grande lavoro di ricerca e preservazione di materiali ha portato alla produzione del documentario Pina Bausch a Roma, nato da un’idea del direttore di Riccione Teatro, Simone Bruscia, e di Andrés Neumann, produttore storico degli spettacoli della grande coreografa. Il film, diretto da Graziano Graziani, sarà proiettato in anteprima mondiale al Teatro Argentina di Roma il 10 aprile, location delle riprese e luogo simbolico fondamentale per il periodo capitolino di Pina.
E questa settimana, cari ascoltatori, Simone Bruscia è con noi proprio per parlarci di “Pina Bausch a Roma”. Ecco che cosa ci ha raccontato.
Intervista a Simone Bruscia
Nel film sono tante le testimonianze sulle esperienze di viaggio di Pina Bausch e sul suo rapporto con Roma, alcune davvero sorprendenti come quella del già citato Matteo Garrone e quella di Vladimir Luxuria. Storie di notti, storie che si bisbigliano nella penombra delle quinte e dei locali underground. Storie che speriamo di poter vedere presto anche sugli schermi dell’Emilia-Romagna.
Un saluto, da Anna Sbarrai