9 novembre 2009
La storia di Quinto Ercolani ed Italia Castignoli, nonni di Silvia Ercolani, presidentessa dell’Associazione Emilia-Romagna Ovest de Castelar, Argentina.
È l’anno millenovecentoventicinque. Quinto Ercolani, un ventiduenne, cammina sotto il cielo emiliano romagnolo, per le strade di Casemurate. Nella sua testa ci sono diversi pensieri. Cosa succede in Italia? E in Europa? Ansia e paura. Dubbi. Lui ha in tasca un biglietto di nave per andare in un paese lontano… l’Argentina.
Si lascerà alle spalle i suoi genitori, i suoi otto fratelli e il suo amore, Italia Castagnoli, che per volere del destino, condividerà il suo nome con un altro amore di Quinto, la sua terra. L’addio è carico di dolore. Chiedono a Dio la forza per separarsi e poi, una promessa tra loro, lottare e fare l’impossibile per costruire un futuro insieme.
Quinto salpa sul transatlantico El Plata verso l’ignoto. Una terra di opportunità, forse immaginate, forse reali. E cosi, tutte e due le Italie lo guardano partire. Dopo che la nave è sparita all’orizzonte è cominciata la lunga attesa di notizie che dopo poco tempo sono arrivate, ma non dall’Argentina, proprio dal cuore dell’Emilia-Romagna, dall’Italia. Quinto diventerà papa. Italia è incinta.
In Argentina il nostro protagonista si stabilisce a Merlo, provincia di Córdoba, a 610 km da Buenos Aires. Comincia a lavorare in campagna. La terra è nobile ed è soltanto una, sebbene venga chiamata con nomi diversi. Sono lunghe giornate di lavoro che Quinto affronta con speranza perché comincia a vedere nell’orizzonte un futuro. Una volta sistemato nella sua nuova realtà riprende il rapporto con i suoi.
Nove lune hanno viaggiato nel cielo Argentino e così arriva l’esperienza di essere babbo a distanza e sono arrivati anche i sogni di riunire, o forse unire, la famiglia. Il figlio di Quinto ed Italia muore nel suo primo anno di vita. La neccesità di Italia di essere con il suo amore è più forte della paura e così prende la decisione di attraversare l’Atlantico. Dopo una settimana partiva la nave Principessa Mafalda. Un cognato l’aiuta con i documenti e a comperare il biglietto.
Lei scrive al suo innamorato per fargli sapere la data del suo arrivo. Quando una persona è cosi distante diventa un’idea, una cosa astratta che si fa tangibile negli oggetti. E come se la lettera fosse la mano di Quinto, Italia fa l’ultimo giro dalla citta che l’ha vista nascere, fino alla posta.
Ma il fratello di Quinto non ce la fa a comprare il biglietto per la Principessa mafalda e ne prende un altro per una nave che partirà un mese più tardi, il Conte verde. Italia scrive un’altra lettera con la novità e la spedisce, ma questa, non arriverà mai.
La mattina del ventisette ottobre millenovescetoventisette Quinto viene svegliato da una brutta notizia. Il Principessa Mafalda era naufragato al largo della costa del Brasile. Soltanto quattrocenti passeggeri su un totale di milleseicento si sono salvati. Dopo due giorni esce l’elenco dei sopravvissuti. Siccome Italia non era su quella nave, Quinto non trova il suo nome, e la pensa morta.
I giorni di lavoro diventano la terapia per allontanare la mente e il cuore dal dolore. Il futuro svanisce all’orizzonte, rimane solo l’incertezza. Quinto abbassa gli occhi sulla terra. Italia arriva a Buenos Aires. Senza sapere una parola di spagnolo riesce a spedire un telegramma a Quinto. I segnali elettrici del telegrafo viaggiano settecento chilometri sui fili fino a un negozio in Merlo. Il padrone capisce l’urgenza del messaggio e affida il telegramma a un vicino di Quinto, ma, non si sa come, questo non glielo dà.
Italia passa due giorni di paura all’Albergo degli immigrati a Buenos Aires. Posto dove ogni giorno arriva gente da tutto il mondo e rimane lì senza pagare fino a capire come cominciare una nuova vita in Agentina.
Vedendo la disperazione d`Italia, due poliziotti le offrono di portarla in macchina a Córdoba. L’idea non le piace, ma altre possibilità non ci sono. Il viaggio con due estranei, una distanza cosi grande in una terra deserta è un calvario. Italia non capisce la buona volontà dei pubblici ufficiali e pensa di essere in pericolo. Dopo tutto, lei è in una terra straniera con degli sconosciuti.
Dopo un giorno di viaggio in macchina arrivano a casa di Quinto. Italia nervosa e impaurita batte la porta, e così, per prima volta dopo due anni, lui e lei sono insieme fisicamente, sebbene i loro cuori siano sempre stati vicini. Tra le lacrime Quinto riesce a dire a Italia le prime parole da anni: “Ma tu sei morta!”, con l’espressione di chi vive un miracolo, un miracolo regalato da Dio.