15 luglio 2009
Gentili ascoltatori continuiamo il nostro viaggio all’interno del Ravenna Festival presentandovi alcuni brani del concerto di Misha Mengelberg, vera e propria leggenda vivente dell’avanguardia musicale europea con il suo pianismo radicale, pirotecnico, provocatorio, corrosivo come vetriolo, mixer e centrifuga di tutto ciò che il pianoforte rappresenta in un ambito musicale privo di confini. Ogni suo concerto è un evento totalmente imprevedibile, un’avventura dell’ascolto per veri e propri “viaggiatori” musicali amanti dell’imprevisto e nemici di ogni routine.
Nato a Kiev nel 1935 da madre tedesca, arpista, e padre olandese, Misha Mengelberg, compositore, pianista e direttore d’orchestra (nipote del grande direttore d’orchestra Willem Mengelberg), si stabilisce in Olanda alla fine degli anni Trenta. Mengelberg rappresenta un “caso” decisamente interessante, sia per la complessità delle esperienze formative sia per l’originalità dei risultati ai quali poi giunge, risultati che lo faranno diventare una figura di riferimento della scena improvvisativa degli anni ’60. L’entrata al Royal Conservatory di Hague, dove si diplomerà nel 1964, è un passo decisivo, accompagnato da una spiccata attrattiva verso musiche distanti dal mondo strettamente accademico: nello stesso anno (1958) in cui si iscrive al Conservatorio conosce John Cage; in seguito (1962-1963) aderisce al movimento artistico Fluxus.
E poi c’è il jazz, scoperto grazie a Duke Ellington e, soprattutto, Eric Dolphy, il cui ultimo album in carriera, “Last Date”, corrisponde all’esordio discografico di Mengelberg. Tra figure di riferimento per la sua musica, troviamo anche Thelonious Monk e Herbie Nichols, entrambi pianisti e compositori di marcata personalità, che sfuggono a precise correnti stilistiche.In quel momento, parliamo degli anni 60, la scena jazzistica olandese si distingue dalle altre per un radicalismo espressivo che ingloba chiari elementi teatrali, performativi, in cui compare anche una dissacrante ironia, e il pianista Mengelberg è tra le personalità cardine attorno alle quali tutto si svolge. Negli anni Settanta incide in trio con Han Bennink ed il sassofonista sudafricano Dudu Pukwana o il suonatore di strumenti ad ancia tedesco Peter Brötzmann, oltre che in duo con Eeko, il pappagallo di sua moglie (se ne trova prova nel lato B di una registrazione live con Dolphy). Mengelberg è poi, insieme a Willem Breuker, uno dei principali artefici del “teatro musicale” olandese, caratterizzato da abbondanti dosi di assurdo, umorismo e improvvisazione. A tutt’oggi Mengelberg continua a dirigere una band di dieci elementi con la quale si esibisce in tutto il mondo e che riunisce tutti i suoi interessi.