26 giugno 2008
Prosegue il nostro viaggio nel mondo femminile con il Ravenna festival . Il 20 giugno alla Rocca Brancaleone il Teatro delle Albe ha presentato“Rosvita”, di Ermanna Montanari.
Rosvita è una drammaturga del X secolo, il “secolo di ferro”, quando Ottone I rifonda in Germania il Sacro Romano Impero, una monaca sassone che nel convento di Gandersheim riscrisse le commedie di Terenzio, trasformandole in drammi edificanti.Lo spettacolo è stato concepito come una sorta di lettura-concerto dalla protagonista della piéce, Ermanna Montanari – Premio Ubu come migliore attrice nel 2007 per lo spettacolo “Sterminio” –Tra le mura del fortilizio veneziano risuonano, con la regia di Marco Martinelli, le voci della Montanari e delle giovani attrici Cinzia Dezi, Michela Marangoni e Laura Redaelli, per raccontare, come sottolinea l’autrice, “le figure tratteggiate da Rosvita con la sua prosa rimata” che, “svuotate dalla loro sostanza corporale, diventano emblemi dello spirito, marionette al vento”.
La parola è la protagonista unica dello spettacolo Rosvita, svuotato di scenografie e di azione. Tutto è “visto” attraverso la voce, e i suoni del canto gregoriano (musica celeste) uno spazio-luce – di Enrico Isola ed Ermanna Montanari e l’assistenza di Claire Pasquier – che potrebbe essere ovunque, in un autostrada, in mezzo ad un parcheggio o di fronte ad un ipermercato. Non c’è logica, non c’è buon senso, non c’è misura: tutto si compie nell’eccesso dell’interiorità, là dove si affrontano le sfide decisive.
Rosvita è donna e religiosa in un mondo maschile, vissuta in un’isola di erudizione femminile, allieva di donne quali la monaca Rikkardis e la badessa Gerberga; è autrice che s’ispira al latino del “lascivo” Terenzio per creare drammi che esaltino la cristianità, che nelle prefazioni alle proprie opere fa atto di umiltà e modestia dinanzi ai dotti (uomini) del tempo, ma che tra le righe appare decisa e fiera di quei drammi che oggi si considerano tra gli incunaboli del teatro europeo, e che Antonin Artaud , considerato uno dei padri del teatro moderno,additò addirittura tra i prototipi del ”teatro della crudeltà”. E ora il Teatro delle Albe intitola a suo nome questa miniatura corale, inanellando e montando frammenti delle sue partiture sceniche: in esse vengono sconfitte crudeli figure paterne e autoritarie, in esse le tormentate figure femminili, in maniera improvvisa e iperbolica, accettano precipitosamente sia la tentazione che la resa che la conversione.
Intervista di Ermanna Montanari realizzata da Alessandro Fogli per Ravenna Festival
Ascoltiamo ora Rosvita