30 giugno 2008
Riccardo Muti torna sul podio di Ravenna Festival per il primo dei concerti sinfonici di questa edizione 2008. Insieme a lui il “suo” ensemble di giovani talenti, l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini che, reduce dai successi di Vienna e del Festival di Pentecoste di Salisburgo, ha appena ricevuto il prestigioso “Premio Abbiati” quale miglior iniziativa musicale.
In programma ascolteremo la Suite sui sonetti di Michelangelo Buonarroti di Šostakovic e la prima esecuzione assoluta di “Passiuni”, commissione di Ravenna Festival al compositore siciliano Giovanni Sollima. Se la voce solista della pagina di Šostakovic sarà affidata all’esperienza interpretativa del basso Ildar Adbrazakov, la voce recitante-cantante del nuovo lavoro di Sollima sarà invece quella duttile e permeata di pathos di Chiara Muti.
Un concerto quindi che si profila di grande interesse e che si inserisce a pieno titolo in uno dei filoni tematici indagati dal Festival: non si può infatti non pensare al profondo legame che accomuna musica e pittura di fronte alla Suite su sonetti di Michelangelo Buonarroti, per basso e orchestra op. 145a, che Dmitrij Šostakovic compose nell’estate del 1974, un anno prima di morire, rivelando, ben al di là del pretesto formale (era il 500° anniversario di Michelangelo), profonde analogie con il grande artista italiano, ossia la stessa capacità di rivolgersi al mondo interiore dell’uomo proiettandolo verso l’universale, la stessa risolutezza nell’affondare nei lati oscuri dell’essere. E’ lo stesso Šostakovic a scrivere dopo aver terminato l’opera: “Non sta a me giudicare il risultato. Per quanto mi sembra, l’essenziale è venuto fuori. E l’essenziale nelle rime mi è sembrato quanto segue: la Saggezza, l’Amore, la Creazione, la Morte, l’Immortalità”.
L’eccezionalità dell’esecuzione dell’ultimo capolavoro del compositore sanpietroburghese è sancita dall’annunciata presenza al concerto dell’ultima moglie Irina – alla quale la composizione è dedicata – e del figlio Maxim, noto direttore d’orchestra.
Ma quel filo invisibile che collega il suono all’immagine, insieme al riferimento alla figura femminile che domina questa edizione del Festival, sembra sottendere anche all’altra composizione in programma: “Passiuni”, per voce recitante-cantante e orchestra, di Giovanni Sollima. L’opera che Ravenna Festival, ha commissionato al compositore siciliano e che qui viene proposta in prima esecuzione assoluta, si nutre infatti non solo del suono arcaico della lingua neo-greca della Messa Bizantina e di quello del dialetto siciliano, ma anche della forza evocativa dei graffiti incisi dagli “heretici” sulle mura del quattrocentesco Palazzo Steri che, a Palermo, fu sede del tribunale della Santa Inquisizione. “Graffiti assai belli, pieni di dolore, misteriosi e visionari” li definisce Sollima, che ha utilizzato tutte le possibilità tecniche di composizione “con la scrittura tonale che dà trasparenza e chiarezza alla musica, ma che viene velata dalle continue incursioni nell’atonalità ottenendo un effetto di disturbo, come una contrazione muscolare, del nitore tonale”. Una scrittura che si avvale anche di un nuovo strumento utilizzato dallo stesso Sollima, il D-Touch, una sorta di sequencer che consente di comporre in tempo reale, registrando ed elaborando qualsiasi fonte sonora.