27 marzo 2010
Le musiche di questa puntata: Nana Mouskouri, Saskatchewan, Tango Spleen, Malika Ayane, Violini di Santa Vittoria & Riccardo Tesi.
Ah, l’amour! L’amour! La primavera ci sorprende nelle terre della Bassa reggiana, mentre siamo in viaggio verso i paesi di pianura liberati dai fantasmi della nebbia, con i finestrini spalancati al primo sole e la radio sintonizzata su una prodigiosa Nana Mouskouri che canta l’Habanera di Bizet. L’amour est un oiseau rebelle… L’amore è un uccello ribelle che nulla può domare…
Musica. Nana Mouskouri: Habanera (da Carmen di George Bizet).
“L’amore che credevi di sorprendere / ha battuto l’ala e se n’è andato. / L’amore è lontano, puoi aspettarlo. / Non lo aspetti, e lui è là. / Intorno a te, presto, presto. / Viene, va e poi ritorna. / Credi di tenerlo, e ti evita. / Credi di evitarlo, e ti tiene”. Ah, immortale Habanera! La primavera risveglia i sensi, porta l’amore. L’inverno ha colpito duro, quest’anno, nella nostra regione, con almeno quattro forti nevicate arrivate dopo anni che ci avevano fatto dimenticare, ad esempio, com’era Bologna negli anni Cinquanta sotto la neve, nelle celebri fotografie di Walter Breviglieri, con i carbonai imbiancati in via Castiglione e i tram fermi in via Rizzoli per le rotaie ghiacciate. Ma ora, la pianura che abbraccia il nudo orizzonte ricomincia a vivere: la volpe esce dal cespuglio, la biscia scivola nell’erba, i prati ospitano le prime fioriture. E vicino al Po, nei pioppeti di golena, risuona una Habanera: “un brano strumentale che rappresenta la vita nelle vicinanze del fiume Po della Bassa reggiana”, come lo definiscono gli stessi autori, che si fanno chiamare col nome di una regione canadese.
Musica. Saskatchewan: Habanera sul Po.
Qui c’era un paesaggio bellissimo. Il paesaggio che ci hanno rubato. C’era il Po dei pescatori, la vita liquida tra dune e salici, gli argini maestri che accudivano lo scorrere delle acque anziché le ruspe che scavano le dune. Rami e piante sommerse, rive infrascate, le carpe che si nascondono nelle lanche (i rami fluviali del Po) tra ninfee e canneti. L’acqua entrava nelle golene, dava forza agli acquitrini, alimentava anguille e storioni, prima che le escavazioni di sabbia e l’inquinamento privassero il Po della sua forza mitica. Ci vuole una milonga argentina per interpretare il nostro stato d’animo. La suona un trio di musicisti argentini costituitosi a Parma nel 2005. Le dita corrono sui tasti, sulle corde del violino e la chitarra, per dire tutto il rimpianto per ciò che abbiamo perduto.
Musica. Tango Splin: Milonga Schupi.
Abbiamo passato Correggio, dove nel piccolo cimitero di Canolo abbiamo visitato la tomba di Pier Vittorio Tondelli, scrittore-faro per le nuove generazioni, morto nel 1991 a 36 anni. I cimiteri della Bassa hanno spesso un tocco di follia come gli abitanti di queste terre: un galletto appoggiato alla tomba di un dongiovanni, un poker d’assi in bassorilievo su quella di un giocatore di carte. A Novellara usciamo dal paese per indirizzarci verso le valli di Novellara e Reggiolo, e quel che resta di un paesaggio antico di pioppeti, corsi d’acqua e risaie. Ci fermiamo in aperta campagna, davanti al Casino di Sotto dei Gonzaga, i signori di queste terre. Altro edificio interessante che andiamo a vedere, è la Chiavica Vecchia, luogo di controllo delle acque del canale di bonifica. Qui intorno la selvaggina e la fauna ittica erano varie e abbondanti: lucci, orate, diverse specie di anatre e di rapaci. Teniamo sul sedile posteriore della macchina “Risveglio di primavera” di Frank Wedekind, lo scrittore tedesco che, tra Otto e Novecento, scandalizzò la società guglielmina rivendicando la vitalità della natura e degli istinti contro il repressivo conformismo sociale. Le situazioni nelle quali il lavoro, la carriera, l’ordine sociale ci hanno ingabbiato, schiacciano il desiderio, mortificano la sua energia propositiva, la sua funzione creatrice. Pensiamo a questo mentre respiriamo il profumo della natura che rinasce, e sogniamo – insieme a Malika Ayane – la tigre di Ligabue che trasforma la bassa reggiana in foresta.
Musica. Malika Ayane: Sogna.
Da Novellara andiamo verso Gualtieri, sempre seguendo l’acqua lenta e maestosa in cui va a specchiarsi questo languido tramonto primaverile. Prima di raggiungere i luoghi della pazzia di Antonio Ligabue, facciamo una sosta a Santa Vittoria, una frazione di Gualtieri nota per essere stata la culla del movimento cooperativistico emiliano. Qui, a qualcuno è venuto in mente di provare a costruire una società più giusta, libera dallo sfruttamento. Palazzo Greppi, restaurato di recente, ha ospitato cooperative e circoli ispirati a questi ideali. E sempre da Santa Vittoria di Gualtieri venivano i musicisti che hanno rivoluzionato il ballo a fine Ottocento, eseguendo nelle balere della Bassa reggiana ritmi allora ritenuti scandalosi. Ancora prima del liscio romagnolo, c’erano le mazurche e le polke reggiane a far ballare dame e cavalieri. La tradizione dei “cento violini” – così si chiamava – ricompare oggi nel repertorio dei Violini di Santa Vittoria, quintetto d’archi che ascoltiamo nel preludio del primo atto della Traviata, tratto da un album – L’Osteria del Fojonco – cui hanno collaborato due grandi musicisti, Riccardo Tesi e Claudio Carboni.
Musica. Violini di Santa Vittoria & Riccardo Tesi: Traviata, Preludio, Atto I.