“Negli anni che precedettero la Grande Guerra Bombacci parve a molti una sorta di fratello maggiore di Benito Mussolini. Romagnoli, maestri elementari, anticlericali, buoni oratori, scrittori di infiammati articoli anticlericali e allevati nei circoli socialisti di una regione dove la politica veniva praticata con entusiasmo, rabbia e una forte dose di retorica, i due sembravano destinati a fare carriere parallele nello stesso partito. La rottura ebbe luogo nel 1914 quando Mussolini divenne interventista, mentre Bombacci rimase attestato sulla linea più radicale del partito socialista. E sembrò diventare insanabile quando Bombacci sposò entusiasticamente la causa della Rivoluzione d’Ottobre, fece un lungo viaggio a Mosca e partecipò alla fondazione del Partito comunista d’Italia”.
Ma le vicende umane e quelle della grande Storia – che qui racconta lo storico Domenico Guzzo, direttore dell’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età contemporanea di Forlì-Cesena – prendono un corso che li porterà insieme alla fine a Piazzale Loreto. La conferenza si è tenuta il 27 ottobre, seconda giornata di 900 Fest, nell’ambito del panel Mussolini e la Romagna. La Storia e le storie, con il titolo I tre amici-nemici della vallata: Mussolini, Arpinati, Bombacci.