16 agosto 2008
Buonasera a tutti, sono Cinzia Leoni, dell’agenzia stampa e informazione della Regione Emilia-Romagna, siamo collegati in diretta da Magazzini sonori, il portale della musica della Regione, per assistere allo spettacolo The Beggar’s Holiday , una prima europea, che si svolgerà tra pochi minuti qui al Teatro Comunale di Bologna, nello splendido edificio del 700 realizzato dall’architetto Bibiena.
Siamo al terzo appuntamento con il Teatro Comunale di Bologna, che ringraziamo per la collaborazione, dopo aver presentato due opere in diretta Lucia di Lammermoor e Norma. Lo spettacolo di oggi si ispira invece all’opera del mendicante di John Gay, messa in scena per la prima volta nel 1728, un’opera che ha avuto numerosi adattamenti nel corso dei secoli, tra cui spicca l’Opera da Tre Soldi di Bertholt Brecht e Kurt Weill.
A metà degli anni ’40, Duke Ellington – con la collaborazione dello scrittore e librettista John Latouche – contribuì alla lunga serie di rivisitazioni con una personalissima versione jazz – A Beggar’s Holiday – destinata a rimanere l’unico musical di Brodway scritto dal leggendario compositore di Washington.
Presentare un mostro sacro come Duke Ellington è abbastanza superfluo. Per gli amanti del jazz è una di quelle icone il cui talento è talmente grande da renderle “indiscutibili”, un po’ come Louis Armstrong o Charlie Parker, ma anche per l’uomo della strada è praticamente impossibile non conoscere almeno una delle tante bellissime melodie che ci ha regalato: da “Caravan” a “Sophisticated Lady”, da “Solitude” a “In a Sentimental Mood”. Nato a Washington nel 1899, pianista e leader di una delle migliori big band della storia,Duke Ellington è stato, secondo alcuni critici, il più grande compositore americano del secolo scorso.
Nonostante una carriera costellata di riconoscimenti in tutto il mondo, stando alla testimonianza del figlio Mercer, però, anche Ellington ha mancato un obiettivo: sfondare a Broadway.
A partire dal 1925, con la rivista “Chocolate Kiddies” e fino all’opera “Queenie Pie” (incompiuta alla sua morte, nel 1974), si è cimentato più volte, negli anni, con il teatro musicale, ma solo in un caso ha raggiunto la ribalta di Broadway: con il musical “The Beggar’s Holiday”. Era il 1946.quando lo scenografo di colore Perry Watkins contattò il Duca per realizzare il rifacimento in chiave contemporanea di un famoso lavoro teatrale inglese del 1728: “The Beggar’s Opera” di John Gay, testo al quale, pochi anni prima, si erano ispirati anche Brecht e Weil per la celebre “Dreigroschen Oper”. La squadra messa insieme da Watkins fu notevole: oltre ad Ellington (con Billy Strayhorn) ci sono il librettista John Latouche, il regista John Houseman (poi sostituito da George Abbott), gli attori Alfred Drake, Libby Holman, Zero Mostel. Il valore aggiunto del progetto, per Ellington, da sempre sensibile alla causa afroamericana, fu il carattere bi-razziale dell’opera: decisamente insolito e ancora trasgressivo nel secondo dopoguerra. Portare in scena a Broadway una vicenda in cui bianchi e neri interagissero fuori dallo stereotipo del rapporto servo-padrone alla “zio Tom” era veramente originale. Nel Beggar’s, non solo gli attori in scena si confrontavano alla pari, ma lo stesso team creativo vedeva bianchi e neri collaborare per la produzione dello spettacolo. La trasgressione, nel progetto di Watkins, si spingeva anche oltre: nella vicenda narrata c’era un riferimento esplicito ad una relazione amorosa tra protagonisti di razza diversa, tabù ancora inaccettabile per una larga maggioranza di pubblico dell’epoca. Per questa e altre ragioni, la vicenda dell’allestimento teatrale del Beggar’s risultò piuttosto accidentata, e il lavoro finale, pur riscuotendo un discreto plauso di critica, ebbe scarso riscontro di pubblico. Andato in scena il 26 dicembre 1946, lo spettacolo chiuse in marzo, dopo solo 111 repliche, e, se si eccettua una ripresa di qualche settimana a Chicago nell’aprile 1947, finì nel dimenticatoio. A contribuire all’oblio dell’opera fu il fatto che non ne rimase nemmeno traccia discografica.
Il presente allestimento, di fatto una prima europea, è dunque un’importante opportunità per esplorare un filone della produzione ellingtoniana messo a lungo in ombra dalla maggiore fortuna commerciale che altri aspetti della sua attività di compositore hanno riscosso nel tempo grazie alla radio, i concerti e le incisioni discografiche. L’occasione per questa importante riscoperta è stata fornita dalla riedizione, sempre a cura del Teatro Comunale, dell’Opera del Mendicante di John Gay, andata in scena nel marzo di quest’anno con la regia di Lucio Dalla. L’assistente regista in quell’occasione, Gianni Marras, incappato in questa poco nota ma interessante discendenza jazz di un classico del teatro inglese, ne è rimasto affascinato al punto da promuoverne la messa in scena nella stessa stagione teatrale. E’ nata così una “joint venture” tra il Comunale stesso, il dipartimento Jazz del Conservatorio di Bologna che, nella figura di Fabrizio Festa, docente di Arrangiamento e Orchestrazione, ha curato il “restauro” e l’esecuzione della parte strumentale, e la Bernstein School Of Musical Theatre, guidata dalla canadese Shawna Farrell, alla direzione artistica di cantanti, attori e ballerini della scuola, con le coreografie di Marcello Fanni. E nell’intervallo potremo sentire direttamente dalla Farrel , dal regista Marras e dal coreografo Fanni, com’è nato questo spettacolo.
Ma veniamo alla trama, originariamente ambientata nei bassifondi londinesi. Ha per protagonista Macheath, un mendicante la cui unica possibilità di evasione è sognare ad occhi aperti una brillante carriera di ladro e libertino. Ma anche nel sogno finirà per soccombere alla persecuzione di forze dell’ordine ciniche e immorali. Questa figura di antieroe ai margini della società, le cui colpe appaiono comunque lievi se confrontate con quelle dei supposti tutori della legge, potrebbe essere attualizzata pensandolo come un extracomunitario, suggerisce il regista, Gianni Marras. Ma è solo una suggestione, nel senso che questa nuova messa in scena del Beggar’s a Bologna resta fedele ai ruoli e all’ambientazione originarie, così come le musiche, riarrangiate a partire dai “lead sheets” (melodia e accordi) recuperati grazie alla preziosa collaborazione dello Smithsonian Institution di Washington, sono in linea con lo stile e le sonorità dell’Ellington per piccolo organico dei dischi dei tardi anni Quaranta. Ascoltiamo con voi la prima parte dell’opera
Bene lasciamo spazio alla musica ….comincia lo spettacolo..
Sentite gli applausi in sottofondo…molto bravi i ragazzi della Bernstein School Of Musical Theatre di Bologna . Ringraziamo il Teatro Comunale per averci dato l’opportunità di ascoltarli in diretta, e vorrei ringraziare anche coloro che hanno reso possibile tecnicamente questa diretta a partire da Roberto Furlan e i tecnici di Aicod, Angela Benassi e Cinzia Farinella alla segreteria di redazione, e la dott.ssa Camilla Missio per i testi. Da Cinzia Leoni e da Magazzini Sonori Buona serata.