29 maggio 2012
I lavori di Kaufmann esposti nella raffinata e compiuta mostra del Mambo si possono leggere come mappe dell’anima emerse, senza forzature ideologiche, da processi meditativi sul tempo, la visione, il pulsare. L’atto del dipingere, contenuto e in pieno possesso della tradizione pittorica, il suo inverarsi “qui e ora” è, nelle intenzioni dell’artista, il fine e non il mezzo del suo operare. Non si tratta di un gesto performativo alla Pollock. Su queste tele di grandi dimensioni distese a terra Kaufmann ha posato il colore, l’ha lasciato cadere con gesti misurati e lenti, consapevoli. Quasi un lungo, estenuante ricamo, ci dice. Una tecnica assimilabile al puntinismo che qui non è, come è stato storicamente, uno stratagemma pittorico per riprodurre un’immagine, una narrazione, ma dà vita a atmosfere cromatiche pulsanti e segrete, eco della bellezza, e ci racconta del farsi vitale e storico della pittura, di una sua esecuzione attuata su sofisticate partiture.
Massimo Kaufmann ha donato al Mambo il trittico “Cecità” (olio su tela, 2009) e il suo gesto è stato l’occasione per questa mostra, ospitata nelle sale della collezione permanente del museo bolognese per la quale nel 2008 era stata acquisita l’opera “The Golden Age”, una visione astratta ispirata al paesaggio urbano osservato attraverso le grandi finestre del suo studio newyorkese. Dal titolo di questa opera, che testimonia senza nostalgia di un tempo che è stato, di una civiltà, quella del Novecento, che ha raggiunto il suo culmine, è già archeologia e non sarà più, è mutuato il titolo dell’esposizione con cui il Mambo presenta al pubblico il trittico del 2009, unitamente a una selezione di dieci dipinti di grande fascinazione che documentano gli esiti più recenti nella produzione dell’artista milanese.
Protagonista della scena artistica italiana già dalla seconda metà degli anni Ottanta, dopo aver lavorato con i dispositivi linguistici della trasparenza e del mimetismo, dal 2000 Kaufmann ha orientato la propria ricerca ai valori pittorici, ritrovando temi affrontati in passato con tecniche e materiali meno tradizionali, come i disegni di silicone su tulle o i disegni con la macchina per scrivere. Proprio a uno di questi primi lavori, la rilettura per tasti del “Sonno della Ragione” di Goya, è dedicata la copertina del catalogo, edito da Prearo. Come a dire che, con la consapevolezza che le gestalt vanno chiuse, dopo un percorso che ha avuto diversi momenti e passaggi anche teorici di sperimentazione, è da quell’alfabeto di segni che ha origine questa fase del lavoro in cui il linguaggio artistico si è fatto più agito e libero, sempre più distante da intenti narrativi e didascalici, come è immediato percepire nel ciclo dei lavori intitolato Cecità, di cui fa parte il trittico che rimarrà a Bologna.
Di “Cecità” abbiamo parlato con Massimo Kaufmann.
Intervista a Massimo Kaufmann
Collezione Permanente MAMbo
Massimo Kaufmann. The Golden Age
Orari
martedì, mercoledì e venerdì h 12.00 – 18.00
giovedì, sabato, domenica e festivi h 12.00 – 20.00
chiuso il lunedì