28 agosto 2012
Cari ascoltatori, oggi vi raccontiamo un’altra delle figure centrali della storia bolognese. Parliamo del prete e patriota Ugo Bassi: la sua importanza si coglie anche dal fatto che la sua statua campeggia nella via che porta il suo nome (ancora alla fine dell’Ottocento era collocata in via Indipendenza davanti al Teatro Arena del Sole). Via Ugo Bassi è una delle principali arterie del centro cittadino, che sfocia in piazza Maggiore. Chi era dunque Ugo Bassi? Un predicatore famoso, nato nel 1801 a Cento, in provincia di Ferrara, che a vent’anni pronunciò i voti dopo essere entrato nell’ordine barnabita in seguito, pare, a una delusione amorosa. La predicazione lo portò in giro per l’Italia, dov’era seguito da molte persone colpite dalla sua fede.
Leggiamo la lettera inviata nel 1839 da Maria Mazzini al figlio Giuseppe esule a Londra, per descrivergli la grande fama di Ugo Bassi.
“Abbiamo qui un predicatore il quale ha una udienza portentosa abbenchè abbia scosso due contrari partiti: l’uno sono i preti e sono quelli che ne dicono ira dei; gli altri sono la gioventù; e quelli che amano il giusto lo portano alle stelle…Facea la predica dell’inferno e vi pose Papi, Cardinali ecc…oltre a ciò mi si accerta che abbia molta somiglianza col celebre Tizio (ndr Mazzini): pallido, figura ovale, bei capelli nerissimi, aria interessante, ecc. Capisci? Di anni 35 dicesi che si fece monaco per passione amorosa. Canta e suona la chitarra divinamente e balla assai bene. Così la versione che corre; il suo nome è Ugo Bassi”.
E ancora Maria Mazzini in una successiva lettera al figlio:
“Entusiasmo inaudito pel predicatore; donne pazze per lui, suo ritratto che si vende dai librai, gli studenti e tutta la gioventù pazza di lui; moltissimi continuano a vederlo rassomigliante a te… La folla è tale che per udirlo bisogna andarvi tre ore prima. Il bello è che anche le genti del popolo vi accorrono, e molti dalle ville fuori di città vengono anch’essi… Figurati che ieri, venerdì santo, in cui va la predica alle 8, ebbene alle 3 dopo mezzanotte la piazza era piena di folla ad aspettar che si aprisse. Infatti si aprì alle 4 e molti non vi poterono più entrare”.
Quest’ultima lettera è tratta dai “Ricordi e scritti” di Aurelio Saffi, pubblicati a Firenze nel 1905. Sempre da questo volume prendiamo la descrizione che Aurelio Saffi fa dell’amicizia di Ugo Bassi con Giuseppe Garibaldi:
“Ed ecco Ugo in Roma, inspirantesi ai richiami insieme congiunti dell’antica virtù civile e dell’antica virtù cristiana; eccolo in Terracina nel suo primo incontro con Giuseppe Garibaldi; ecco i due grandi patrioti, le due anime sorelle strette ad una fede per la vita e per la morte. Quanti ancor vivono testimoni de’ fatti ricordano…. Ch’ Ei non lasciò un solo istante, dai primi del giugno alla caduta di Roma, le linee di difesa: accompagnava all’ultima dimora le salme dei trapassati; e il dì 27 di quel mese, cavalcando a fianco del Generale, piombata vicino una bomba, scendeva in un attimo e col’aiuto di tre camerati, ne svelleva la spoletta, salvando forse la vita del Generale e dei circostanti”.
Ugo Bassi durante i moti rivoluzionari del 1848 si era apertamente schierato, nonostante fosse un religioso, contro il papa Pio IX e il potere temporale della Chiesa, partecipando attivamente alla sfortunata esperienza della Repubblica Romana del 1849. Dopo la caduta della Repubblica Romana fuggì verso Venezia con Garibaldi e altri compagni. A San Marino il gruppo dei fuggitivi si separò, e il prete patriota il 2 agosto 1849 nei pressi di Comacchio fu catturato dagli austriaci. Portato a Bologna la sera del 7 agosto, fu fucilato in gran fretta e senza alcun processo il giorno dopo per volontà del capitano Carl Pichler von Deeben. La piazza 8 Agosto 1849 porta ancora il ricordo di quegli eventi.
Terminiamo con la descrizione, tratta da una cronaca del tempo, della predica di Ugo Bassi in Piazza Maggiore a Bologna.
“Mi farò ora a dire della predica dell’altro Barnabita Ugo Basi, che ebbe luogo nel 25 corrente Aprile sulla Piazza Maggiore della città. Il buon Padre muoveva caldissime preghiere al Popolo Bolognese in favore d’Italia! Chiedeva soccorso di uomini non solo, ma di denaro, per sopperire alle spese di quella guerra che dee cacciare dal nostro suolo lo Straniero. Offrissero, disse Egli, la persona i validi, il denaro i ricchi, i vezzi e i monili le donne; le suppellettili i meno danarosi ed i meno agiati; l’obolo solo il poveretto. Alla stringente preghiera corrispose con indicibile e non mai veduto entusiasmo il popolo tutto! Due distinte Cittadine per le prime salirono la tribuna, ed al cospetto dell’affollato uditorio levaronsi di dosso i loro gioielli presentandoli all’Oratore. Il generoso e nobile esempio è seguito da tutti. Donne d’ogni condizione si privano de’ loro più cari ornamenti e li recano esse stesse sul palco ove commosso se ne stava il Bassi; uomini d’ogni ordine, d’ogni ceto, portarono denaro ed effetti; vidersi poveri e mendichi offrire il loro obolo che poco prima avevano ricevuto in elemosina: una vecchierella recò un secchio di rame e due soldi, unica moneta che possedesse…”.