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20 Maggio 2008 | Archivio / Lo sguardo altrove, storie di emigrazione

Valentina a Londra

Lo sguardo altrove: Storie di emigrazione

Lettura di Mascia Foschi

Anche la storia che vi leggiamo oggi è tratta da “Imolians”, la rubrica dedicata agli imolesi che vivono all’estero de “Il Nuovo Diario Messaggero”, settimanale e sito web di Imola, cittadina a 30 km da Bologna. Raccontata in prima persona, la vicenda di Valentina Creti è stata raccolta da Maria Adelaide Martegani.

Il percorso di vita e professionale di una ragazza imolese che lavora nel mondo della moda e dell’arte a stretto contatto con stilisti e art director, e ama la City. Ma non troppo.

«Mi chiamo Valentina Creti, ho 35 anni e da otto vivo a Londra. Nata e cresciuta a Imola, durante le scuole superiori ho iniziato a lavorare come indossatrice, e questa è stata la mia prima attività lavorativa. Per diversi anni ho lavorato in questo campo su e giù per l’Italia, e Milano era diventata un po’ la tappa stagionale. Proprio a Milano presi contatto con un’agenzia di Londra, pensando che mi sarebbe tornata utile qualora avessi voluto lavorare in questa città.
Dopo aver riflettuto qualche mese, un po’ timorosa per la lingua, che conoscevo poco, decisi di partire. Avevo 27 anni. La mia prima intenzione era di restare a Londra solo per la stagione estiva. All’inizio mi ha ospitata un amico italiano che abita qui, aiutandomi a tenere i contatti, traducendo per me ciò che occorreva per gli appuntamenti. Dal punto di vista economico, con il mio lavoro me la sono potuta cavare piuttosto bene, nonostante la città sia abbastanza cara. Amo le lingue straniere e adoro l’inglese tanto che, senza nemmeno rendermene conto, il problema della lingua presto non è stato più tale. In questi anni sono venuta abbastanza spesso a casa, “on and off”, quindi ho sempre mantenuto i contatti con i miei più cari amici italiani.
L’amicizia per me è importantissima; qui, anche se conosci molte persone, ci sono momenti in cui ti senti un po’ sola, ti manca il conforto delle persone care e te la devi cavare da sola.
Nel corso degli anni ho pian piano cambiato lavoro, sono diventata truccatrice, sempre nell’ambito del fashion e della musica. Inizialmente avevo preso contatti con un truccatore australiano, amico di amici, perché anche qui occorrono aiuti se vuoi entrare nel giro dei contatti, per lo meno nel mio settore. Ho frequentato poi una scuola professionale specifica per velocizzare la conoscenza tecnica del mestiere e così, da quattro anni, lavoro come “make up artist”.
La realtà della mia nuova attività, che fa parte del settore artistico, è stata molto diversa dal mio primo approccio londinese. Devi partire da zero, devi fare la gavetta per almeno due anni e tutto questo senza nessuna retribuzione. Dipende da te aver la costanza di perseverare o decidere di mollare, e sono molti i momenti in cui sei tentato di lasciare tutto, con la concorrenza che c’è.
A differenza che in Italia, dove se sei straniero ti considerano più interessante e speciale, nel mio settore a Londra devi avere un portfolio e contatti inglesi, altrimenti diventi solo uno dei tanti. L’idea di essere solo uno dei tanti, è presente anche nella vita di tutti i giorni e ha i suoi lati positivi e negativi. Da un lato, qui ti senti libero di essere chi sei e come sei, di vestirti come vuoi, senza per questo essere giudicato solo per la tua apparenza – cosa che invece fa parte della mentalità italiana. Dall’altro lato, si può rischiare di finire all’estremo opposto, di trascurarsi, anche perché ti senti stanco fisicamente a causa dei ritmi incessanti che devi sostenere ogni giorno. Il bello di Londra è che ti dà la possibilità di aprire la mente e di fare molte cose a livello culturale, le hai a portata di mano. La città è meravigliosamente multietnica e conosci molte culture diverse dalla tua.
L’amicizia secondo me è invece il punto critico. Conosci sì tante persone, ma molte di loro vanno e vengono, oppure abitano dalla parte opposta della città e non hai tempo o sei troppo stanca per incontrarle con una certa frequenza. E gli inglesi impiegano molto tempo prima di considerarti loro amico, e in ogni caso l’amicizia per loro è qualcosa di più distaccato e indipendente, da come la consideriamo noi.
La vita londinese è frenetica, per il relax ci sono i parchi, immensi, e i mercati, unici nel loro genere. Columbia market è il mio preferito: il mercato dei fiori di tutti i tipi e colori, dei piccoli negozietti old style – quando giro qui mi sembra di tornare bambina.
Il cibo e il clima italiano ti mancano con l’andar del tempo, ma la cosa che a me manca maggiormente dell’Italia sono le persone: gli amici, la mia famiglia e i miei splendidi quattro nipotini, dei quali purtroppo non posso seguire la crescita giorno per giorno.
Nonostante tutto, non so se per il mio carattere o per motivi personali (sono fidanzata con un inglese), può essere che non torni ad abitare in Italia. Quando hai alle spalle una lunga esperienza all’estero diventa difficile riadattarsi alla mentalità e alle situazioni a cui pure eri abituata, che sembrano tanto lontane!
Sicuramente spero di riuscire a ritornare a casa più di frequente, magari anche per motivi di lavoro, unendo così l’utile al dilettevole. L’esperienza all’estero ti dà la possibilità di farti una corazza più spessa, e crescere da solo ti fa apprezzare molto di più le cose di tutti i giorni del paese che hai lasciato e che per questo te ne fa pagare un po’ il prezzo. Anche se ritengo che rifarei questa esperienza di lavoro all’estero, non so se vorrei rimanere a Londra per sempre: piuttosto, mi piacerebbe poterla considerare come una “seconda casa”, anche perché, tutto sommato, una volta che ci sei stato a lungo è una città difficile da abbandonare completamente.
Credo, almeno per la mia esperienza, che la motivazione che spinge tanti italiani ad andare all’estero sia una necessità che sorge dal proprio carattere, che prima o poi viene fuori e ti porta a fare il grande passo. Nel mio caso, volevo conoscere e vedere oltre, mi attraeva una realtà multietnica, l’idea di una maggior apertura mentale era per me una necessità essenziale. Questo mi ha spinta a partire. Vi ho raccontato la mia realtà londinese, ma ne esistono altre e il modo di viverle dipende dal mondo a cui tu appartieni».

Brano corrente

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