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4 Aprile 2017 | Archivio / Protagonisti

Valerio Minnella: viva Radio Alice

Una voce dell’emittente libera che, 40 anni fa, sperimentava contaminazioni, social network e comunicazione senza filtri

A cura di Vittorio Ferorelli

C’era una volta, al tempo in cui si viveva senza computer, senza rete e senza telefoni cellulari, un gruppo di ragazzi che volevano dire la loro e farsi sentire dagli altri, liberamente. E lo fecero, senza chiedere il permesso a nessuno, come oggi sarebbe considerato normale. Non è successo secoli fa, solo quarant’anni or sono. La storia che vi raccontiamo oggi, cari amici e care amiche di RadioEmiliaRomagna, ci fa conoscere uno di quei ragazzi, il sogno che realizzarono insieme e l’esperimento che avrebbero portato avanti, se qualcuno non glielo avesse proibito con la forza.

Nel 1975 Valerio Minnella è un ragazzo di 25 anni che ha già dimostrato un carattere fuori dal comune. È un convinto sostenitore della non violenza e ha rifiutato di svolgere il servizio militare quando in Italia non c’era ancora una legge che permettesse l’obiezione di coscienza e il servizio civile sostitutivo. Per questa scelta, oggi del tutto legittima, ha dovuto passare 9 mesi in carcere.
Durante quel 1975, a Bologna, Valerio, che ha qualche esperienza come fonico, partecipa alla progettazione di una delle prime radio libere italiane. Con lui ci sono altri ragazzi, diversi per interessi e per formazione ma uniti da un desiderio: esprimere sè stessi al di fuori dei canali autorizzati. Fondata la cooperativa, occorrono una stanza, un’antenna e un trasmettitore. L’unico apparecchio che uno di loro riesce a rimediare è di provenienza militare, e la cosa deve averli divertiti.
La chiamano “Alice”, forse per caso, forse per richiamarsi al corso universitario tenuto in quei mesi dallo scrittore Gianni Celati al DAMS. La bambina magica inventata da Lewis Carrol, con le sue metamorfosi, incarna il simbolo del movimento studentesco, l’idea (o l’utopia) di un individuo nuovo, instabile, coinvolto in continue mutazioni, ma liberato dagli obblighi del “come si deve essere” e concentrato, piuttosto, sul “come ci si sente”.

Nel febbraio del ’76, in una mansarda di via del Pratello, “Radio Alice” inizia le trasmissioni e diventa in poco tempo il punto di ritrovo di tutto il movimento. Ciò che fanno in quella soffitta non lo aveva fatto ancora nessuno: collegano il telefono al mixer e danno voce a chi ascolta, senza filtri e senza censure. La novità è semplice ma dirompente: trent’anni prima che i social network vengano immaginati, chiunque è messo in grado di parlare a chiunque, con una telefonata. Anche se poi, in tanti, alla radio ci vanno di persona, per partecipare al gioco dal vivo.
Perché non c’è un palinsesto definito, la radio trasmette di tutto, dagli assoli di jazz alle lezioni di scienza, dalle meditazioni yogiche alle poesie dadaiste, dalle sedute di autocoscienza femminile agli sfoghi dei maschi piantati in asso dalle morose diventate femministe. Ci sono le favole da ascoltare prima di dormire e ci sono le voci notturne del “Collettivo Frocialista Bolognese”, uno dei primi circoli di cultura omosessuale in città. C’è la chitarra elettrica di Jimi Hendrix e c’è l’inno alla lentezza di Enzo Del Re, il cantautore di Mola di Bari.

Tutto ha fine in modo brusco la sera del 12 marzo 1977. Il giorno prima, durante uno scontro tra studenti e forze dell’ordine, un carabiniere ha sparato ad altezza d’uomo, uccidendo Francesco Lorusso. La reazione violenta del movimento viene schiacciata con violenza ancora maggiore. Il ministro degli interni Cossiga autorizza l’uso dei carri armati nella zona universitaria. “Radio Alice”, in quelle ore, fa ciò che ha sempre fatto, trasmette le telefonate e i commenti di chiunque a chiunque. Quella sera la polizia irrompe nella stanza di via del Pratello e arresta tutti, compreso Valerio Minnella. Pestati a sangue e incarcerati con l’accusa di avere sobillato la rivolta. Un’accusa che sette anni dopo verrà dichiarata inconsistente.

Mettendo a frutto l’esperienza realizzata tra microfoni e mixer, Minnella in seguito continua a lavorare come fonico e commerciante di elettronica. Oggi è un consulente informatico che progetta applicazioni e basi di dati. Non ha smesso di credere nella condivisione delle idee e nella possibilità di comunicare liberamente, tanto che nel 2002 ha partecipato alla fondazione di “OrfeoTv”, la prima televisione di quartiere in Italia, e all’esperimento di “Telestreet”, il circuito che riuniva le televisioni di strada. Le hanno chiamate “proxivisioni”, per dire che, a differenza dei canali normali, chi emette e chi riceve sono tanto prossimi da potersi scambiare di posto, come succedeva in quella prima emittente libera. Come accade nel web.

Oltre a raccontare il suo punto di vista da un blog, Valerio Minnella, insieme ai compagni di avventura, mantiene viva la memoria di “Radio Alice” con un sito ricco di testimonianze e di documenti. Tra questi c’è un’intervista rilasciata qualche anno fa alla trasmissione “Militanti” di Nessuno Tv: ve ne proponiamo l’audio. All’interno troverete anche la celebre registrazione dell’ultima diretta dalla soffitta del Pratello.

[Tra i fondatori, ideatori e animatori di “Radio Alice” ci sono: Franco Berardi, Roberto Bozzetti, Luciano Capelli, Matteo Guerrino, Dadi Mariotti, Valerio e Mauro Minnella, Claudio Molinari, Paolo Ricci, Stefano Saviotti, Filippo Scòzzari, Maurizio Torrealta, Giancarlo Vitali, Giuseppe Vivolo, Andrea Zanobetti]

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